Un altro giorno senza te. [George Shelley Fanfiction]

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Un piccolo alone bianco si creò sul vetro davanti a Eleonora, che rannicchiata sulla vecchia poltrona rossa osservava i fiocchi di neve volteggiare come farfalle nell’aria.

“Non puoi stare seduta lì davanti tutto il giorno” la rimproverò la madre, guardandola sottecchi.

Eleonora non rispose, non perché voleva ignorarla ma perché non sapeva cosa dire.

In pochi giorni si era vista portar via tutta la sua vita e ora non poteva far altro che stare lì, inerme, a vederla scomparire. Esattamente come quei fiocchi di neve che osservava incantata che una volta arrivati a terra, semplicemente smettevano di essere. Ecco, Eleonora aveva smesso di essere da quando aveva lasciato la sua città.

Lo aveva fatto per sua madre. Le era bastato entrare nella camera di Eleonora, quel giorno, con un sorriso che andava da orecchio a orecchio e gli occhi che brillavano e la ragazza non aveva saputo dire di no.

Era passata da: “Mi hanno dato una promozione, non è fantastico?”

“Ci divertiremo.”

A: “Comunque non hai scelta. Partiamo domani”.

E all’inizio Eleonora era davvero convinta che ce l’avrebbe fatta. Londra era sempre stata il suo sogno, si sarebbe tenuta in contatto con le sue amiche tramite pc e cellulare e si fidava ciecamente del suo ragazzo. Era stato il suo primo amore, e Eleonora pensava che sarebbe stato anche l’ultimo.

Questo quattro giorni fa, quando lui l’ha mollata con la scusa del: “La distanza è troppa.” Per poi non aggiungere altro, nonostante tutti i tentativi di Eleonora.

Neanche le innumerevoli telefonate della sua migliore amica erano riuscite a strappare un sorriso da quelle labbra a forma di cuore.

Eleonora si convinse che non avrebbe sorriso mai più. Non senza di lui.

E smise di parlare, perché le uniche parole che aveva erano per lui.

E smise di dormire, perché sognava solo le sue mani che la accarezzavano come una volta.

E smise di rispondere alla sua migliore amica, invidiosa del fatto che lei lo vedesse tutti i giorni.

“Eleonora” riprovò la madre, questa volta con tono più arrendevole. “Ti prego.”

E dato che non poteva reggere anche sua madre, decise di accontentarla.

S’infilò gli stivali, arrotolò la sciarpona intorno al collo sottile, infilò il cappotto e uscì di casa.

Non si controllò allo specchio, come tutte le altre volte, se la linea dell’eyeliner fosse sbavata o se i suoi capelli non fossero arruffati. Ormai non valeva la pena darsi tanto da fare, se non c’era nessuno da cui farsi vedere.

La fredda aria londinese le sferzò il viso all’istante, facendole lacrimare gli occhi, ed Eleonora si pentì all’istante della sua scelta.

Forse avrebbe fatto meglio a rifugiarsi in camera sua, sotto le coperte, in compagnia dei suoi pensieri. E pensò sul serio di farlo, ma fu fermata dal suo orgoglio.

Camminò senza meta, anche perché molte delle strade non le conosceva, e decise di fermarsi solo quando i piedi le implorarono di farlo.

Puntò un bar, ma era troppo affollato e c’era già abbastanza casino nella sua testa, non ne voleva anche fuori. I suoi occhi saettarono da una parte all’altra in cerca di una alternativa, finchè i suoi occhi non scorsero un parchetto abbandonato in lontananza.

Un altro giorno senza te. - [G.S]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora