8.

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Josh si addentrò in quella spessa nuvola di fumo che gli impediva quasi di vedere dove stava andando. Una sensazione di familiarità lo accolse con un abbraccio, facendolo sentire quasi a disagio.

“Jaymi” pronunciò solenne una volta aver trovato il ragazzo, che sorrise malizioso e con una luce famelica negli occhi.

“Joshua” sogghignò appoggiandogli una mano sulla spalla.

“Pensavo che non ti avrei più rivisto in questo posto” continuò, roteando l’indice nell’aria indicando il posto.

“Neanche io” mormorò Josh, ma la musica era troppo alta e Jaymi non lo sentì.

“Che ne dici se andiamo a parlare fuori?” chiese Jayimi passandosi il pollice su un sopracciglio e guardandolo da sotto le ciglia.

Josh annuì, sapendo di non poter rifiutare.

“Te l’ho detto che non sarebbe durata col tuo amichetto” Jaymi si appoggiò al muro del vicolo nel quale si erano rifugiati, buttando fuori un rivolo di fumo dalla bocca. Stuzzicava con le dita la canna, azzardandosi a chiedere: “Vuoi fare un tiro?”

Josh annuì.

“Un anno. E’ passato un anno. Non ti sono mancato nemmeno un po’?” continuò.

Josh voleva rispondere che no, non gli era mancato affatto. Non gli era mancato fare la puttana per ricevere un po’ di soldi e non gli mancava perdere i suoi guadagni in alcol e erba che dovevano aiutarlo a dimenticare lo schifo di vita che conduceva. Non gli era mancato alzarsi ogni mattina con uno sconosciuto che dopo l’avventura della notte passata, tornava alla sua vita felice.

Tantomeno gli era mancato Jaymi, che l’aveva trascinato a fare tutto questo.

Erano amici, una volta. Poi lentamente avevano cominciato a perdere i contatti, fino a che Jaymi non lo aveva chiamato disperato dicendo di aver bisogno di aiuto. Josh era corso da lui, ovviamente, e aveva saputo che era finito nei casini con alcuni spacciatori e doveva loro dei soldi.

Già a quei tempi Jaymi lavorava il quello strip club, il Red, cioè dove si trovavano ora.

Lentamente, per ottenere dei soldi in fretta per aiutare l’amico, era caduto in quel baratro oscuro, e quando i genitori lo avevano scoperto l’avevano sbattuto fuori di casa.

Per due anni aveva distrutto se stesso, concedendo il suo corpo come se fosse una pezza, fino a che non aveva incontrato George.

Senza saperlo lo aveva spinto a provare ad avere una vita migliore. Una vita nella quale si sarebbe meritato la sua amicizia. Josh aveva mollato tutto, con i risparmi si era comprato un appartamentino lontano dal Red e aveva iniziato a fare qualche lavoretto.

Aveva trovato il modo di incrociare più volte George e quando finalmente si era deciso ad parlargli aveva scoperto che non era difficile amarlo.

Ma George se ne era andato così come era venuto, e se non aveva lui, a Josh non rimaneva più niente.

“Ho la serata libera” rispose invece il ragazzo, catturando gli occhi di Jaymi.

“Solo perché ho deciso di incontrarti non significa che niente” mise in chiaro Eleonora sedendosi davanti a JJ, nel piccolo bar dove lui aveva insistito per vederla.

Le labbra del giovane si arricciarono in un sorriso, pensando che Eleonora stesse chiaramente mentendo.

Quanto era passato da quando si erano lasciati? Tre settimane?

Eleonora era innamorata, glielo si leggeva negli occhi. E JJ era convinto che quel sentimento era dovuto a lui.

Si umettò le labbra e partì all’attacco. “Mi dispiace per il modo in cui ci siamo lasciati.”

“In cui tu mi hai lasciato” lo corresse lei. JJ allungò la mano per coprire quella di Eleonora, che la ritirò in fretta, stizzita. Il ragazzo non si diede per vinto.

“Sono stato male, non ne hai idea. Ho capito di aver sbagliato con te…”

“Già, dalle foto su Facebook con quella biondina sembravi proprio a pezzi.”

“Hai intenzione di farmela pagare eh?” ammiccò JJ, nel tentativo di farla cedere. Neanche quello funzionò.

Poi arrivò George, che presa un’altra sedia si sedette accanto a Eleonora circondandole le spalle con un braccio.

“Ehi” mormorò dolcemente a lei, che ricambiò.

“Hambocoso” continuò poi in direzione di JJ.

“E’ Humblett.”

“Come ti pare” George liquidò la cosa con un gesto della mano, facendo corrucciare JJ.

“Hai qualche problema?!”

“Sì. Tu” rispose secco, sorridendo ironicamente e passandosi la mano libera tra i folti capelli ricci.

“Nora?” chiese poi JJ cercando appoggio.

“In realtà lui è George, il mio… ragazzo” Eleonora arrossì.

JJ inarcò le sopracciglia e si fece sfuggire una risatina di scherno.

“Lui? Non è il tuo tipo” commentò semplicemente scuotendo la testa.

“E chi sarebbe il mio tipo?”

“Io, ovviamente” JJ scrollò le spalle.

“Se tu sei il suo tipo” s’intromise allora George “Perché sta con me?”

Detto questo, non diede all’altro la possibilità di ribattere che posò le sue labbra su quelle di Eleonora. Lei all’inizio rimase sorpresa, ma si lasciò andare quasi subito. Socchiuse gli occhi mentre si godeva quel contatto intimo con George. Il ragazzo poggiò la mano libera sulla sua guancia dapprima accarezzandola lievemente e poi le spostò i capelli dietro l’orecchio. George non riuscì a trattenere un sorrisetto ed Eleonora gli mordicchiò il labbro inferiore per dispetto di averla presa così all’improvviso.

George si staccò per un secondo, i loro sguardi si incontrarono e decise di depositare un secondo, piccolo e veloce bacio sulle labbra rosse e –si accorse- estremamente invitanti della mora.

Entrambi rivolsero nuovamente la loro attenzione a JJ, scuro in volto.

Eleonora si stava strofinando le labbra l’una contro l’altra ricordando la scossa che l’aveva accesa quando George l’aveva baciata.

Il riccio, dal canto suo, si stava stuzzicando il labbro inferiore con l’indice, senza farci caso.

“Ma vaffanculo, Nora. Sei una stronza” scoppiò JJ, alzandosi e andandosene a passo pesante. Quando sentirono la porta chiudersi dietro di lui, entrambi i ragazzi si scambiarono un’occhiata complice.

“Grazie” se ne uscì Eleonora, lasciando finalmente l’imbarazzo scorrere sulle sue guance.

“Belle labbra” rispose invece George.

Un altro giorno senza te. - [G.S]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora