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George alzò di scatto la testa, scompigliandosi ancora di più i ricci, accorgendosi di essere osservato.

“Che c’è?” chiese al suo migliore amico Josh, che lo stava scrutando attentamente. Questo si stiracchiò e infilò una mano nei jeans scuri che gli avvolgevano le gambe prima di rispondere.

“Sei diverso oggi” affermò.

George lo guardò e basta, non sapendo cosa rispondere.

“Forse centra il fatto che sono giorni che sei praticamente sparito dalla faccia della Terra: non ti trovo più nei soliti posti, il tuo cellulare è quasi irraggiungibile…” continuò Josh, mascherando l’offesa di essere stato ignorato con il tono più noncurante che riuscì a tirare fuori.

“Scusa” disse allora George, guardandolo sottecchi.

Nonostante questo però non riusciva proprio a sentirsi in colpa.

“Hai conosciuto una ragazza” affermò allora Josh dopo una breve pausa.

George si irrigidì all’istante, ma cercò di non darlo a vedere.

Delle piccole gocce della pioggia appena passata picchiettavano dal bordo di un tetto che copriva il vicolo dove si trovavano i due giovani, spezzando di tanto in tanto il silenzio che andava crescendo.

Quando se ne accorse, George non riuscì a trattenere un sorrisino, cosa che non sfuggì a Josh.

“Dove vai?” chiese il riccio all’amico quando si accorse che se ne stava andando.

“Ho da fare” lo liquidò Josh. Si passò una mano sulle labbra e pensò a cosa fare. E anche se cercò di non pensarci, notò che per la prima volta George non lo aveva seguito.

~

“Odio Londra” borbottò Eleonora infilandosi una felpa presa dall’armadio.

Odiava Londra perché odiava indossare strati di vestiti perché odiava il freddo.

Sì, quel giorno Eleonora era di cattivo umore.

Non sapeva esattamente il perché. Probabilmente la febbre non aiutava. Ma oltre a quello una sensazione di angoscia le attanagliava lo stomaco, un brutto presentimento.

Il campanello di casa suonò e Eleonora si precipitò ad aprire, inciampando addirittura sui suoi stessi piedi.

Con un velo di occhiaie sotto agli occhi e il viso scarlatto nascosto nella felpa accolse George.

“Permes-“

“Entra, prima che ti ammali pure tu” lo interruppe la ragazza.

“Te lo avevo detto” ribattè George senza perdere il sorriso e entrando in un casa stranamente silenziosa.

“Siamo da soli” anticipò Eleonora notando la sua espressione.

Il lavoro della madre  portava via alla più tempo di quanto desiderasse, ma infondo non poteva avere tutto, lo sapeva.

Un po’ le doleva lasciare Eleonora a casa da sola, dato soprattutto che sarebbe entrata ufficialmente a scuola solo dopo le vacanze invernali, ma non aveva altra scelta.

“Oh, okay” mormorò George lievemente imbarazzato, togliendosi di dosso il giubbotto.

Eleonora fece per prenderlo per appenderlo ma il ragazzo la ammonì con una sola occhiata.

“Faccio io, tu sei malata, vai a stenderti” le ordinò burbero.

Eleonora gonfiò le guance, irritata.

“E’ solo un po’ di febbre.”

“Rain, non costringermi a portarti a letto” disse George senza pensare all’effettivo significato delle sue parole.

Quando se ne accorse, sbarrò gli occhi e arrossì vistosamente.

“Cioè, volevo dire…” balbettò, ma Eleonora era già scappata in salotto, a nascondersi sotto una grossa coperta.

George la raggiunse all’istante.

“Allora, che vuoi fare?” le chiese George cercando di dimenticare ciò che era appena successo.

“Non ne ho idea, per questo ti ho chiamato” sospirò Eleonora.

Per un secondo George rimase incantato a fissare il viso arrossato di Eleonora, illuminato lievemente dalla luce della lampada lì accanto.

“Vogliamo stare tutta la sera a guardarci nelle palle degli occhi?” spezzò la ragazza la tensione, che si sentiva a disagio sotto quello sguardo.

“Uhm sì, no. Decisamente no” disse George distogliendo l’attenzione da lei e grattandosi una guancia imbarazzato.

L’espressione di George strappò una breve risata alla ragazza, che sfumò quando il cellulare di lui gli interruppe.

George si scusò e rispose velocemente alla chiamata senza neanche guardare chi li aveva disturbati.

“Pronto?”

“Dove sei?” chiese la voce irata di Josh. In realtà lui sapeva esattamente dove si trovava. Lo stava solo testando. Accortosi che George era con la testa tra le nuvole era sicuro che si sarebbe dimenticato che quella sera dovevano andare alla festa di JJ.

Così aveva deciso di seguirlo. 

“Dove sono?” cercò di prendere tempo George che, a sentire quel tono, sapeva di star dimenticando qualcosa.

“Sono a casa!” esclamò poi, colto da un colpo di genio.

“Non mi sento bene… Cohf?” simulò una pessima tosse.

“Capisco” rispose Josh a denti stretti, prima di chiudere la chiamata.

Fissò la casa davanti a sé per un secondo e se ne andò amareggiato.

George rimase stupito da quella reazione ma decise che se ne sarebbe occupato più tardi. Ora doveva occuparsi di Eleonora.

Un altro giorno senza te. - [G.S]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora