Possiamo provarci

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È mattina, la sveglia suona e io mi sveglio di soprassalto.
Vicino a me trovo James, anche lui con gli occhi semiaperti che mi osserva.
Entrambi non sappiamo cosa dirci: c'è imbarazzo tra di noi.
Ci alziamo di malavoglia.
Io indosso gli abiti della sera prima mentre lui si dirige in bagno per cambiarsi.
Quando torna è bellissimo ed elegantissimo.
Mi accompagna in camera e mi dice di non truccarmi perché sono bellissima anche così.
Mi rinfresco il viso e mi cambio, poi scendiamo insieme a fare colazione.
Entrambi sappiamo che dobbiamo parlare di quanto successo la notte appena trascorsa ma nessuno ha il coraggio.
Ci sediamo nel solito tavolino: io con davanti brioche e cappuccino, lui con pane, bacon e frittata: tipico americano!

James inizia: <Sono stato bene con te la scorsa notte, non mi capitava da molto tempo di fare l'amore con una donna e mi è piaciuto molto>
Aurora arrossisce e risponde: <Anch'io sono stata bene. Erano anni, anzi, che non mi sentivo così>
James riflettendo risponde: <Non so se sia stato solo l'entusiasmo per una cosa che non ci capitava da tanto tempo, ma se entrambi siamo stati bene, perché non potremmo provare a rivederci anche fuori dall'ambito lavorativo?>
Aurora scettica controbatte insicura: <Possiamo provarci... non assicuro niente però! Voglio dire... la tipica storia tra il capo e una dipendente... solo nei sogni può funzionare>
James ride e risponde: <Hai ragione ma siccome di solito il capo è una persona scorbutica, cosa che non sono, ed è uno scampolo ambitissimo, altra cosa che non sono, e la dipendente è sfigata, cosa che non sei e non bellissima, altra cosa che non sei, non credo siamo proprio i classici capo-dipendente dei sogni>
Solo in quel momento Aurora fa una leggera risata e timidamente annuisce, convinta (lo spera) che possa iniziare veramente qualcosa di bello tra loro due.

In quel momento arriva Lauren e ci comunica che dobbiamo assolutamente sbrigarci per andare all'incontro di quella mattina, poi pranzare e infine nel primo pomeriggio preparare le valigie per prendere l'aereo alle ore 16.00.

Atterriamo nella nostra città alle ore 19 e il mio stomaco non fa altro che borbottare... sarà perché non ho fatto la mia solita merenda pomeridiana!

James se ne accorge e divertito e lontano da orecchie indiscrete mi inviata ad una cena veloce a casa sua.
A disagio accetto e appena arriviamo davanti ad una grande villa quasi mi viene un colpo.
Io, Aurora Malesi, abituata ad abitare in un piccolo appartamento, mi trovo di fronte a questa immensa casa... praticamente una Reggia di Caserta trasportata in America!

Ci avviamo all'entrata e quando James apre la porta, sua figlia gli corre incontro abbracciandolo forte.
Entrambi tengono gli occhi chiusi mentre si abbracciano e sono incantevoli.
Sophie indossa un pigiama interamente rosa e bianco, ha i capelli un po' spettinati e si vede che non sta benissimo.
La tata ci avvisa che Sophie ha ancora la febbre ma è scesa notevolmente in questi due giorni.

Ci accomodiamo in sala da pranzo e la cuoca ci propone cibo interamente italiano: tutto questo mi fa sorridere!
"Che l'abbia fatto per me?" Penso fra me e me.
Ci accomodiamo io difronte a James, mentre padre e figlia sono uno vicino all'altra. Capisco subito il perché: da quella posizione riescono a vedere i cartoni animati che tanto piacciono a Sophie.

Li osservo attentamente e mentre sono imbambolata non mi accorgo che James ha gli occhi puntati su di me. Mi fa un sorriso ed io ricambio in imbarazzo.

Finito cena Sophie si alza e inaspettatamente mi prende la mano.
Io non so che fare: guardo James e mi incita a seguire sua figlia.

Io e la bambina ci spostiamo in una piccola stanza: un salottino, credo.
Ci accomodiamo nel divano e Sophie titubante inizia a parlarmi.
<Chi sei?> mi chiede
<Aurora: lavoro nella compagnia di tuo papà>
Triste mi risponde: <Ma quindi non sei la nuova fidanzata di papà?>
Resto imbambolata... non so cosa rispondere.
Sophie per fortuna continua il suo discorso: <Sai, io non ho più una mamma e anche se mi ricordo bene che sei stata tu a far cadere il mio gelato al parco, mi piaci. Papà non aveva mai portato nessuno a casa e tu l'hai fatto sorridere. Io sono felice quando il papà è felice.
È sempre a lavoro ma quando torna a casa mi riempie di attenzioni ma molte volte lo vedo triste e pensieroso>
Per smorzare un po' la tensione le rispondo che vedrò cosa posso fare e che le prometto che il suo papà sarà più felice.

Dopo qualche secondo di silenzio, Sophie mi chiede di ritornare dal padre e se possiamo insieme portarla nella sua stanza per dormire.

Torniamo mano nella mano in sala da pranzo e insieme a James, accompagno Sophie nella sua stanza.
La bambina dopo aver dato un forte abbraccio al papà, mi chiama vicino al letto e ne da uno anche a me.
Il mio cuore fa una capriola: è una bambina dolcissima!

Io e James ce ne torniamo in salotto e iniziamo a parlare.
Parliamo per quasi un'ora di Sophie e mi sembra di essere già legata a lei.

A mezzanotte James mi dice che non è il caso che io torni a casa a quell'ora e che se volevo potevo restare lì.
Titubante accetto e avvinghiati come la scorsa notte, ci addormentiamo felici.

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