Pagina 6 - La stessa canzone

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Oggi sono rimasta chiusa in camera mia a pensare. E' una cosa che non mi capita quasi mai con tutte le attività che la Port Mafia deve gestire ogni giorno, ma Higuchi è stata la prima a concedermi questo giorno di riposo, nonostante i dubbi di mio fratello a riguardo. Non ho detto nulla e ho lasciato che la cosa andasse così. Per buona parte della giornata, oltre a leggere, mi sono aspettata una qualche chiamata d'emergenza o richiesta da parte del quartier generale. Ma il ricevitore non ha suonato nemmeno una volta. Alla fine doveva essere roba da niente.

Ho ripensato alla questione di Nakajima. Non è ancora trapelato nulla di ciò che mio fratello ha combinato l'altro giorno, o molto probabilmente non è il caso che io lo venga a sapere, anche se non riesco a capire come mai dovrei esserne lasciata all'oscuro: se non il legame di sangue, perché almeno quello di forza non viene considerato? Cosa sta succedendo esattamente?

Ho troppe domande da fare e nessuna risposta plausibile da aspettarmi. Ma quelle che invece possono essere poste fin da subito devono avere la precedenza.

Nel frattempo, mi divertirò un po' con le mie fantasie aspettando Higuchi.

Abbiamo un paio di cose di cui parlare stasera.



Pioveva da quasi una settimana. Erano anni che la stagione delle piogge non era così intensa e le strade non si ritrovavano costantemente bagnate. Ma quel tempo uggioso e melanconico per qualche motivo gli piaceva: lo capiva e lo confortava. Con le cuffie alle orecchie, si perdeva in mondi freddi fatti di ricordi scoscesi nella malinconia di momenti senza colore.  Appoggiato alla finestra, buttava uno sguardo ai ragazzi che stavano uscendo da scuola per ultimi. Proprio mentre quella scena noiosa stava per coincidere con il film della sua mente, un ombrello rosso e malconcio aveva attirato la sua attenzione.

Si può sapere cosa ci trovi di tanto interessante da guardare? Vuoi buttarti giù un'altra volta? Visto che te lo sei dimenticato in classe stavolta ti ho dovuto pure portare il pranzo, quindi vedi di darci un taglio e sbrighiamoci a mangiare!

«Ma Chuuya! La dolce Aku-chan ha rubato il nostro ombrello!».

«Nostro? Seh, come no...  Vedi di non mettermi in mezzo, è sempre stato tuo, idiota!».

Akutagawa, dopo quel provvedimento speciale, aveva finito per restare sempre solo e in disparte, forse terrorizzato dalla possibilità che anche la sua minima espressione avrebbe potuto portare quel diavolo del presidente ad abusare ancora della sua innocenza. Si prendeva comunque delle piccole rivincite ogni tanto per dare un po' di pepe alla giornata, ma evidentemente ora quel demonio si stava divertendo a ignorarlo finché non sarebbe nuovamente esploso. Sotto l'ombrello, la sua testolina elaborava mille vendette che finivano sol per irritarlo ancora di più. Cercando di darsi un freno mentre la pioggia infuriava, abbandonava per ultimo l'istituto, quando ad un certo punto un grido disperato lo aveva colto alla sprovvista.

Sotto la tettoia all'ingresso, un ragazzo dai capelli bianchi cercava disperatamente qualcosa che doveva aver perso, molto probabilmente nemmeno di sua proprietà. Indeciso se rassegnarsi o meno, aveva passato cinque minuti buoni ad abbattersi e a frugare di nuovo nella cartella in un ciclo senza fine, finché non aveva alzato lo sguardo verso il suo ombrello sgargiante come se avesse appena visto avvenire un miracolo. Ma Akutagawa aveva ben pensato di fargli cambiare idea: con un'occhiataccia truce fulminava il preferito del comitato studentesco, il ragazzo modello del primo anno che aveva subito attirato su di sé le attenzioni di Dazai, e che molto probabilmente ne avrebbe giovato con gli esami di fine semestre. Proprio quando pensava di essersene sbarazzato, quello aveva abbandonato ogni soluzione per raggiungerlo correndo sotto la pioggia.

Gikki! - Il diario segreto di Gin AkutagawaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora