Partenze e Sorprese Innaspettate

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"Finalmente, perché ci avete messo così tanto?" Domanda la mia elegante madre.
Siamo appena arrivati in aeroporto, al mio ritardo, si ci è aggiunto il traffico e siamo arrivati giusto in tempo per l'imbarco.
"La principessina non era pronta" mi indica quel cafone di Jason. Mia madre scuote la testa in segno di esasperazione e poi abbraccia mio fratello, quindi capisco che è il momento dei saluti. Mi giro verso mio padre che mi sorride orgoglioso.
"Quanto sei cresciuta bambina mia." Gli rivolgo un sorriso sincero e mi fiondo tra le sue braccia. Papà è sempre stato il mio punto di riferimento. Così come mi ha cresciuta, un uomo educato, gentile, sempre disponibile, attento al lavoro e alla casa.
Io e Jason siamo sempre stati la sua priorità, ha sempre pensato prima a noi, che a se stesso. Mio padre è un grande uomo. Il mio uomo. E mi mancherà davvero tanto.
"Mi mancherai papà" sorrido mentre lui poggia le sue mani sulle mie guance. "Mi mancherai anche tu farfallina" a quel nomignolo alzo gli occhi al cielo e lui se la ride. Ha cominciato a chiamarmi farfallina da quando ho detto la mia prima parola, che guarda caso è stata farfallina. Perché?
Perché ogni volta che la mamma o la nonna mi cambiavano il pannolino mi dicevano sempre "dov'è la farfallina?" potete immaginare quando sono cresciuta e ho capito il significato quanto è stato imbarazzante. Quando mi giro vedo gli occhi gli occhi di Jason lucidi e il labbro tremolante. Mi avvicino a lui, che non perde tempo e mi alza in braccio facendomi legare le gambe al suo bacino, come quando eravamo bambini.
"Sempre con me" sussurra, riportandomi alla mente il giorno in cui ci siamo tatuati quella frase.
Flashback
"Andiamo, non mi dire che hai paura, ormai siamo qui non puoi tirarti indietro"
"Jason, stai zitto o ti chiudo la bocca a calci" lo fulmino con lo sguardo mentre il ragazzo davanti a me, fa partire quella macchinetta che comincia a fare un rumore fastidioso. Quando vedo che comincia ad avvicinarsi scatto seduta e per poco non gli do una testata.
"Senti ragazzina,ho altri clienti che aspettano o ti fai tatuare o la porta è quella" si lamenta il ragazzo alzandosi anche lui di scatto. Io lo guardo terrorizzata e con tutte le forze che ho il corpo mi rimetto sdraiata sul lettino, dopo che fa ripartire la macchinetta , ricordo solamente una piccola puntura e poi, buio totale.
Fine flashback
Dio ero così in imbarazzo quando mi sono risvegliata, sono svenuta mentre mi facevo il mio primo tatuaggio, Jason deve star pensando lo stesso perché ci guardiamo e scoppiamo a ridere.
Ma quel momento di gioia viene nuovamente colpito dalla tristezza del doverci lasciare andare.
"Mi raccomando, fai la brava, non tirare troppo l'attenzione dei ragazzi, studia, non fare a botte con nessuno e sopratutto pensami sempre." non posso far a meno di sorridere e abbracciarlo più forte che mai. "Ti penserò sempre, promesso." mi asciuga una lacrima e papà si unisce al nostro abbraccio, fino a quando non sentiamo il nostro volo, essere chiamato per l'ultima volta.
...
"Si prega i gentili passeggeri di restare seduti ai vostri posti e allacciare bene le cinture, stiamo per cominciare l'atterraggio"
Ho dormito per quasi tutto il viaggio e quel poco che sono stata sveglia l'ho passato a pensare a cosa mi aspetta di questa nuova "vita". Come sarà il nuovo compagno di mia madre? Come sarà la nuova casa? Farò amicizia con qualcuno e soprattutto, come mi troverò all'università? Tante domande mi frullano in testa in questo momento, ma a riportarmi alla realtà è il brusco atterraggio dell'aereo, brutto tanto da farmi aggrappare alla mano di mia madre e conficcarle su le unghie. Poverina, menomale che ha il sonno profondo, mi dispiace svegliarla.
"Mamma, siamo arrivate." la scuoto ripetutamente sulla spalla finché non spalanca gli occhi.
"Cos'è successo, dove siamo?" Scatta in piedi, ma quando si rende conto della gente con comincia a scendere dall'aereo tira un sospiro di sollievo. Non dovrei più stupirmi da chi ho preso la stupidità.
Una volta toccata terra ferma, mia madre, entusiasta, dice che Mark, il suo nuovo compagno ci sta aspettando a casa e quindi ci toccherà prendere un taxi.
Mia mamma ha conosciuto Mark due anni fa, ad un congresso lì a Parigi, dopo di quello hanno cominciato a vedersi più spesso o a dire la verità a notarsi più spesso ai congressi. Da lì hanno cominciato a sentirsi per telefono, a messaggiare, fino a quando non sono arrivate le videochiamate su Skype e in quel momento ho capito che tra di loro c'era qualcosa.
L'ho sempre visto in foto, è un bell'uomo, e sa il fatto suo. Oggi lo conoscerò per la prima volta. Quando mia mamma mi ha detto che voleva trasferirsi qui a New York da lui, ho fatto la scelta più pazza e più bella della mia vita. Mi sono iscritta alla New York University e quando mi hanno presa ho fatto festa, letteralmente. Mia mamma, era al settimo cielo che fossi stata presa, ma ancor di più sapendo che uno dei due figli sarebbe andato con lei, lo stesso vale per papà, era felice per me, sapeva quanto ci tenessi ad entrare in quell'università, perché prima che la mamma mi raccontasse del trasferimento, per me sarebbe stato impossibile, andare alla NYU, ma alla fine tutto è stato più semplice. La cosa brutta è stato dirlo a Jason. Quando gliel'ho detto l'unica cosa che ha fatto è stata voltarmi le spalle e non parlarmi per due giorni. Ovviamente gli è passata, avrei tanto voluto che venisse anche lui con me, ma è al penultimo anno di università non può mollare tutto ora e lo capisco. La frenata del taxi, mi distoglie dai pensieri, portando l'attenzione alla villetta di fronte ai miei occhi. Scendo dalla macchina e aiuto la mamma togliere le valige dal bagagliaio, mentre un uomo sulla quarantina esce dalla bellissima casa.
"Monique" parla, camminando velocemente verso mia madre, che quando lo vede, sorride come una bambina. I due si abbracciano così forte da farmi sorridere, ma quando si lasciano un bel bacio, giro la faccia disgustata.
"Tesoro vieni" mi richiama. Ora che mi avvicino di più, posso affermare che Mark, è davvero un bell'uomo. Una chioma nera gli ricopre il capo ma quello che risalta di più sono gli occhi celesti, sono bellissimi, ho sempre avuto un debole per gli occhi chiari.
"Mark, lei è mia figlia" dice mia madre con tono fiero, come se stesse mostrando a Mark un oggetto di grandissimo valore.
"Ho sentito parlare tanto di te" dice l'uomo allungando la mano e io faccio altrettanto, scambiandoci una bella stretta di mano.
"Beh, andiamo dentro, vi mostro la casa, non volete stare tutto il giorno qui fuori con questo freddo".  E così ci avviamo all'interno di quell'accogliente dimora.
La casa è davvero stupenda.
Al piano di sotto ci sono 4 stanze, di cui il salone, la cucina con una finestra scorrevole che porta all'immenso giardino sul retro, con tanto di piscina. Infondo al corridoio invece c'è un bagno piccolo, di servizio e una camera da letto per gli ospiti. Al piano di sopra ci sono altre 4 stanze, la camera da letto di Mark e mia madre, il bagno principale con una vasca e doccia, la vastità della scelta, poi c'è la mia stanza e un'altra camera che Mark, ancora non ci ha mostrato e da quanto ho capito non ha ha intenzione di farcela vedere. Su c'è un'altro piano da vedere, ma mia mamma ha detto a Mark di continuare dopo, in modo da poter sistemare, ora, tutte le nostre cose.
E così mi ritrovo a "decorare" quella che sarà la mia camera da letto per i prossimi tre anni.
Mi guardo in giro, con un sorriso, sapendo che questa stanza è stata verniciata apposta per me. Righe nere e bianche si alternano per tutte quattro le preti. Al centro della camera, un letto matrimoniale, con lo schienale imbottito come piace a me. La scrivania è a dir poco meravigliosa, legno bianco, 4 cassetti a destra e 4 a sinistra, e lo specchio contornato da una cornice, piena di luci a bomba. Devo ricordarmi di ringraziare mia madre per aver accennato questi piccoli dettagli a Mark. Comincio a sistemare i miei vestiti nell'armadio, sistemo i libri e il mio MacBook sulla scrivania, metto tutto il mio Make-Up nei cassetti e riempio una parete di piccole polaroid che mi sono portata come ricordo di Parigi.
Le osservo tutte,io e le mie amiche al mare, con papà e Karen ad un matrimonio, io e Jason a Disneyland , ma una in particolare, attira la mia attenzione.
È stata la prima che ho scattato. Era il giorno del mio 18esimo. La foto rappresenta un ragazzo e una ragazza. Ovviamente la ragazza sono io, e quel ragazzo, oggi non lo riconoscerei più. Era il mio fidanzato, Caleb. Siamo noi due, io seduta sulle sue gambe, che ridevano, mentre stavamo guardando uno dei tanti filmati che avevano fatto per me quella sera. Sorrido, malinconica e attacco la foto, giusto in tempo per sentire l'urlo di mia madre, che mi intima a scendere per la cena.
Quando entro in cucina, vedo il tavolo, apparecchiato per quattro persone, lancio un'occhiata a Mark che sembra stia sudando, con sguardo colpevole.
"È successo qualcosa?" domando avvicinandomi alla sadia, quando la tiro verso dietro, poso lo sguardo su mia madre e lì capisco che qualsiasi cosa sia successa, non andrà a finire bene.
"Tesoro perché non ti siedi, io e Mark dobbiamo dirti una cosa che.. come dire, mi è passata di mente" ingoia e mi guarda con aria colpevole ma piena di dispiacere e comincio a temere il peggio.
"Mamma ti prego, parla." la prego, chiudendo gli occhi e sospirando. Queste scenette le odio, e lo sa benissimo.
"Ma dai tesoro, non è niente, siediti, ceniamo e ti racconto" cerca di farla lunga, ma con me non c'è scampo.
"Perché c'è un piatto in più? Se aspettiamo qualcuno non possiamo cominciare e parla una buona volta mamma." dico esasperata senza dare retta a quel povero di Mark, che sembra si stia consumando le unghie peggio di mia madre, che non accenna minimamente al voler parlare.
"Ho un figlio" la butta Mark su due piedi. Giro la testa verso di lui e gli scoppio a ridere in faccia.
"Questa era fantastica, mamma, sul serio potete fare gli attori, siete stati davvero credibili." Dico ridendo, ma quando mi accorgo delle loro facce, serie, smetto di ridere. Non voglio crederci.
"Non state scherzando?" Domando alzando un po' troppo la voce, entrambi scuotono la testa e di getto lo porto le mani nei capelli e li tiro frustrata.
"Lo sapevi da prima vero?" guardo mi madre con ribrezzo, perché diamine non me lo ha detto, cosa gli costava? Ha la mia età? È più piccolo? Come si chiama? E Jason come la prenderebbe? Oddio non posso pensarci.
Senza aspettare risposta, corro verso l'uscita, ed esco subito fuori dalla porta, il vento invernale newyorkese mi colpisce dritta in viso, facendomi accapponare la pelle, ma non c'è niente che in questo momento possa fermare la mia fuga, nemmeno mia madre e Mark che dall'ingresso urlano il mio nome.

Irraggiungibili || Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora