Rincontri alla NYU

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Ti prego ditemi che tutto questo è uno scherzo..
Menomale che New York doveva essere grande abbastanza da non doverlo più vedere, e invece no, è in piedi di fronte a me con un ghigno in viso da tremendo idiota, e la voglia di prenderlo a calci, è davvero tanta.
"Voi due vi conoscete?" Domanda mia madre, sorpresa quando entrambi allo stesso tempo rispondiamo:
"si", "no" dico incrociando le braccia al petto e sbuffando.
"In realtà ci siamo incrociati prima al parco, niente di particolare" taglio corto, guardando mia madre e sentendo i suoi occhi, puntati sul mio corpo. Mia madre ci sorride.
"È perfetto, sono più che sicura che andrete d'accordo'' certo mamma, se lo dici tu..
'' Adesso vi lascio conoscervi tranquilli, io vado decisamente al letto, buonanotte ragazzi''
''Buonanotte Mamma'' dico cercando di tirar fuori il mio miglior sorriso.
''Buonanotte Monique'' dice quel finto biondo, cercando di imitare l'accento francese fallendo miseramente, e mi volto nella direzione opposta prima di scoppiargli a ridere in faccia.
Quando mia madre non è più sulla nostra visuale, sento i suoi movimenti dietro di me.
''Allora ragazzina, siccome da oggi in poi, a quanto pare saremo fratelli, ci sono delle regoline che dovresti sapere'' non l'ha detto davvero, no, avrò sentito male. Con molta calma, mi giro verso di lui. È seduto sull'isola di marmo ,le sue lunghe gambe penzolano avanti e indietro, mentre mi fissa con intensità e un'altra volta mi soffermo a guardare i suoi occhi, sono così.. no! Vado verso di lui a passo spedito e mi blocco proprio di fronte a lui, puntandogli il dito contro
"Senti moccioso, primo non chiamarmi ragazzina, ho un nome, secondo io e te non siamo un bel niente e tre le tue regole puoi ficcartele su per il culo" e con molta grazia, come se niente fosse successo, mi giro e vado dritta su per le scale, quando lo sento dire:
"Ti pentirai di tutto ciò che hai detto ragazzina" non mi giro neanche, gli regalo solo un bellissimo dito medio e una volta in cima alle scale, mi chiudo nella mia stanza.
Il mattino seguente, la sveglia suona fin troppo presto per i miei gusti, ma ricordo subito il motivo.
Oggi è il mio primo giorno alla NYU.
Con un sorriso smagliante, esco dal letto, indosso le mie pantofole ad unicorno e vado verso il bagno. Apro il soffione dell'acqua calda e una volta dentro, chiudo il box. Sono un mix di ansia e felicità, ansia perché è il primo giorno, e non conosco letteralmente nessuno, felice perché per me è un sogno che si realizza.
Dopo aver asciugato i capelli li lascio morbidi sulle spalle, al naturale e dopo essermi vestita, prendo lo zainetto nero di pelle e scendo in cucina.

In cucina ci sono, mamma ai fornelli, Mark a capotavola che legge le ultime notizie sul giornale e Luke al suo fianco con il cellulare tra le mani e quando mi vede fa quel sorrisetto strafottente, che gli strapperei a graffi

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In cucina ci sono, mamma ai fornelli, Mark a capotavola che legge le ultime notizie sul giornale e Luke al suo fianco con il cellulare tra le mani e quando mi vede fa quel sorrisetto strafottente, che gli strapperei a graffi.
"Buongiorno a tutti" sorrido mentre prendo posto di fronte al biondo.
"Bonjour Mon Cherie" mi sorride la mamma poggiandomi un piatto di pancakes  sotto il naso.
"Buongiorno cara, hai dormito bene?" Domanda premuroso Mark, poggiando il giornale sul tavolo e dedicando la sua completa attenzione a me.
Luke fa una smorfia, ma non ci faccio caso e sorrido a Mark.
"Ho dormito benissimo, grazie"
"Ne sono felice. Stavamo parlando prima con tua madre, che oggi, essendo il tuo primo giorno, puoi andare con Luke, lui ha lezione un'ora dopo di te, ma non gli dispiacerebbe per niente accompagnarti prima, vero figliolo?" Si gira verso il figlio, che mette su un sorriso più falso di lui. Guarda me con occhi socchiusi e poi si rivolge al padre.
"No, nessun problema" scuote la testa "tra dieci minuti ti aspetto fuori" si rivolge poi a me, prima di alzarsi e sparire dalla cucina. Ma che problemi ha? E poi anche lui all'NYU? Prevedo un anno davvero faticoso e l'ultima cosa che voglio è farmi tutto l'anno in macchina con lui, prenderò l'autobus e appena potrò, mi comprerò la macchina.
"Mark, ti ringrazio tanto, ma per me non è un problema andare con l'autobus." gli rivolgo un sorriso mentre passo a mia madre le stoviglie da lavare.
"Assolutamente no, devi scusarlo, Luke avvolte è così, ma non lo fa con cattiveria, non è per niente un problema per lui accompagnarti, sarebbe comunque uscito presto per stare con i suoi amici." dovrò inventarmi qualcosa, non voglio che succeda tutti i giorni, faccio un semplice accenno con la testa e dopo averli salutati, prendo il mio zaino ed esco fuori.
Luke è in macchina, è distratto, me ne accorgo dal modo in cui muove la testa , sicuramente a ritmo di qualche canzone alla radio, e da come è poggiato con la testa all'indietro. Visto così, sembrerebbe proprio un ragazzo normale e tranquillo che ascolta musica, ma appena lo conosci e un incredibile bestia. Salgo in macchina e prendo posto accanto a lui, e non si accorge della mia presenza fin quando non sbatto la portiera, ad un tratto sembra riprendersi da quello che sembrava il vivere in un'altro mondo, mi osserva attentamente e poi fa una faccia quasi minacciosa.
"Senti principessina, piano con la mia macchina, altrimenti ti lascio qui e te la fai a piedi, dato che l'autobus è già passato." e per l'ennesima volta quel sorriso da strafottente, la parte dello stronzo la fa proprio bene, gli esce naturale o forse è proprio perché gli scorre nelle vene.
"Principessina chiamaci le troie con cui vai a letto, con me cerca di moderare i toni, stronzetto." questo ancora non ha capito che me lo mangio vivo. Continua ad osservarmi come se fossi un topo in laboratorio per poi scoppiare a ridere.
"Sei patetica, fare queste battutine per chiedermi di venire a letto con te? Pff." la mia faccia deve aver assunto in espressione oltre che disgustata del tutto basita.
"Io? A letto con te? Ma nemmeno se fossi l'ultimo uomo sulla terra o la reincarnazione di Harry Styles." furiosa e stressata dal suo comportamento aspetto che dica qualcosa, ma nulla, mi giro per mettermi la cintura di sicurezza ma, sembra come bloccata perché tiro e non scorre, che immensa voglia di urlare che ho in questo istante, l'unico rumore che si sente nella macchina sono io che litigo con la cinta, fino a quando non sento un "lascia, faccio io" e immediatamente mi ritrovo il viso di Luke, pericolosamente vicino al mio, le sue lunghe braccia che mi passano intorno e con delicatezza estrema, tira giù la cinta, e mi blocca al sedile. Sento il suo respiro sulla mia guancia, mentre il mio non c'è, sto letteralmente trattenendo il fiato, i suoi occhi si incastrano ai miei, e per un secondo mi dimentico tutto ciò che mi ha detto. È maledetto, maledettamente bello, se non fosse stato così stronzo e così quasi mio fratello.. mi passo la lingua sulle labbra involontariamente e i suoi occhi cadono proprio lì, manda giù la saliva mettendo in mostra il suo pomo d'Adamo e comincia ad alternare i suoi occhi tra i miei e le labbra. L'aria nella macchina si sta decisamente alzando così decido di mettere fine al fuoco.
"Farò tardi, potresti partire?"domando mentre cerco di schiacciarmi al sedile per allontanarmi dal suo viso, come se fosse stato colpito in faccia, si tira a sedere dritto e accende la macchina senza dire nulla. In sottofondo suona una vecchia canzone degli anni 80', il tragitto sembra essere più lungo di quanto pensassi, ogni tanto guardo nella sua direzione, ha la mascella contratta e le mani strette al volante con lo sguardo fisso e costante sulla strada, non si è mosso da quella posizione da quando è partito, ad interrompere quel silenzio è la suoneria del mio cellulare, mi affretto ad aprire lo zaino e a tirar fuori il telefono.
Sullo schermo brilla il nome"JJ❤️" e con un enorme sorriso rispondo.
•Jason• per poco non urlo, e vedo la faccia di Luke scattare nella mia direzione per poi tornare davanti a se.
•Ciao sorellina, cos'è mi hai già sostituito? Ti sei dimenticata di avere un fratello?• come se potesse vedermi scuoto la testa.
•Cosa? Assolutamente no, è che ieri ho avuto una giornata un po'.. strana, non mi dimentico mai di te,lo sai• e mentre pronuncio quelle parole, il mio sguardo vanno alle mani di Luke che si stringono al volante fino a far diventare le nocche bianche, questo ragazzo ha seri problemi.
•Allora? Com'è la grande mela?• •Sono arrivata ieri Jason• sorrido scuotendo la testa, mi sono sempre domandata se fossimo davvero fratelli, ma poi guado la nostra evidente somiglianza è ci ripenso. •Pff, come sei noiosa sorellina• mi perdo nei miei pensieri, immaginando come tutto sarebbe stato diverso se lui fosse stato qui con me, ma sarei stata davvero egoista se lui avesse rinunciato all'università per venire con me.. Poi mi passa come un fulmine in testa, come reagirà quando gli racconterò di Luke? Forse per adesso è meglio non pensarci •Cherry ci sei? • lo sento ridere e me lo immagino con gli occhi socchiusi che si passa la lingua sulle labbra, mi manca e non lo vedo da un solo giorno, questa distanza mi distruggerà me lo sento, non andrà bene. Nel frattempo che sono al telefono sento la macchina fermarsi.
•Si ci sono, scusami. Ti richiamo dopo, devo andare a lezione• mi mordo il labbro nervosa.
•Stai tranquilla okay? Andrai alla grande• un sorriso sincero si estende sulle mie labbra.
•Ciao JayJay• •Ciao Cherry• con un sospiro chiudo il cellulare, riponendolo nello zainetto.
Mi giro per guardare il biondo, che tutto quel tempo era rimasto fermo a guardarmi, lo guardo, ci guardiamo. Nessuno dei due osa dire niente, c'è una strana tensione tra di noi, si vede, si sente, anche uno stupido se ne renderebbe conto, la cosa è, che non so perché. Cosa mi sta prendendo? Luke non accenna a parlare, quindi raccolgo le mie cose, e dopo aver sussurrato un flebile "Grazie" scendo dalla macchina, sbattendomi la portiera alle spalle, so già che si incazzerà a morte. Una volta oltrepassato il cancello, mi blocco. Ci sono ragazzi ovunque, c'è chi tranquillamente conversa con altre persone, chi corre da una parte all'altra, chi annoiato e imbarazzato saluta i genitori, e chi come me... no come me non c'è nessuno, l'unica deficiente in piedi davanti all'entrata sono io. Prendo dal mio zaino il foglio con tutte le indicazioni e dopo aver preso un'ultimo respiro, mi avvio verso l'interno per cercare il mio armadietto. È tutto così bello, è come me lo sono sempre immaginata. Un'enorme arcata si presenta davanti ai miei occhi, questo edificio è pura storia, apro il portone e mi immergo nella folla di Collegiali alle prime armi, guardo sul foglio il numero del mio armadietto, 102, credo che sia dall'altra parte del corridoio perché il numero che mi trovo davanti è il 500, sbuffo, e con un po' più di fretta muovo le mie gambe dall'altra parte. Non guardo in faccia nessuno, cammino guardando dove metto i piedi, non vorrei fare una figuraccia delle mie il primo giorno, alzo la testa solo per guardare dove sono arrivata, corridoio 300 me ne mancano altri due, svolto l'angolo per proseguire ma in un millesimo di secondo, vedo nero e mi ritrovo con il sedere dolorante per terra. Cos'è che avevo detto prima? La prossima volta non lo devo neanche pensare.
"Oh mio Dio, scusami, ti sei fatta male?" il mio viso scatta verso la persona che ha parlato, ha una voce abbastanza familiare. Lo fissò cercando di capire dove l'ho già visto, mentre lui sembra fare lo stesso. Occhi a mandorla, moro, labbra carnose.. O Gesù. "Calum Hood?" domando accettando la sua mano per mettermi in piedi, il ragazzo di fronte a me socchiude gli occhi e poi li sbarra. "Oh mio Dio, Cheryl Blossom, sei proprio tu?" un sorriso si dipinge su entrambi i nostri volti, mentre annuisco alla sua domanda. Il ragazzo, si slancia verso di me, per richiudermi in un abbraccio, che ricambio super volentieri. Ho conosciuto Calum quando avevo 4 anni, viveva con i genitori a Parigi , ci siamo conosciuti all'asilo, ero solita portarmi a merenda un pacchettino di Oreo, un giorno uno dei nostri compagni, prese il mio pacchetto e me lo buttò a terra riducendo i miei biscotti in briciole, Calum corse subito a difendermi e mi offri uno dei suoi di biscotti, che guarda caso erano Oreo. Da quel giorno diventammo migliori amici, passavamo i pomeriggi alterni tra casa mia e casa sua, fin quando all'età di 11 anni, si dovette trasferire con la famiglia a New York per il lavoro del padre. Purtroppo non avevamo telefoni a quell'età, mia madre per un paio di mesi mi aiuto a scrivergli delle lettere, a cui poche volte ricevevo risposta visto che Calum non era molto bravo, poi perdemmo definitivamente i contatti, fino ad oggi. Mai in tutta la mia vita, mi sarei immaginata che nel l'immensa New York, mi sarei ritrovata con il mio migliore amico.
Il moro, incredulo, poggia entrambi le sue mani sulle mie spalle e mi osserva. "Ragazza mia, non riesco ancora a crederci, cosa ci fai qui? Sei cresciuta così bene." mi fa la radiografia e si morde il labbro scherzosamente, ricevendo da parte mia una pacca sul braccio, che al tatto è duro come una roccia, hai capito Hood com'è cresciuto bene anche lui, penso tra me e me. "È una lunga storia, giuro che non è una scusa, te la racconterò, ma basta sapere che da adesso vivo qui a New York." "È fantastico Cherry" non solo Jason mi chiama così, anzi è stato proprio Calum quando eravamo alle scuole elementari che comincio a chiamarmi così. Roteo gli occhi divertita mentre lui mi prende a braccetto, togliendomi dalle mani il foglio con le mie informazioni. "ho lezione tra un'ora, la tua lezione comincia tra 10 minuti, ti accompagno al tuo armadietto, che guarda caso è proprio di fronte al mio, e poi ti accompagno a lezione." mi fa l'occhiolino e lo ringrazio, camminando insieme sotto gli occhi curiosi di tutti gli studenti.

Irraggiungibili || Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora