Capitolo 4

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Era passato un mese dalla sera in quel locale, e Camila era tornata quella di prima. Dinah l'aveva aiutata molto.
All'inizio, le aveva semplicemente chiesto di aiutarla a spostare le ultime scatole nel suo nuovo appartamento, ma poi erano diventate amiche. Immaginavo che mio padre c'entrasse qualcosa in tutta questa storia, però non aveva più importanza. Camila stava bene sopratutto grazie alla protetta di Normani, quindi non mi importava per quale motivo avesse fatto scontrare i loro destini.
Inoltre, anche se quasi impercettibilmente, anche il mio rapporto con Camila era cambiato. Vedevo che si guardava sempre intorno, come se sentisse il bisogno di assicurarsi che fossi ancora al suo fianco. Poteva sembrare folle, ma un giorno mi aveva persino chiesto consiglio. Doveva andare a fare shopping con Dinah, ed era stata indecisa su quale maglietta comprare. La scelta era tra un top bianco ed una maglietta gialla. Il giallo, per quanto potesse essere il suo colore preferito, non le stava molto bene, soprattutto perché la maglia era schifosa. Il bianco era perfetto per lei, ma aveva il brutto vizio di non indossare un reggiseno, quindi era fuori discussione che se lo mettesse, soprattutto non quando io non potevo fare nulla per aiutarla. Alla fine, ne avevamo parlato insieme e lei aveva optato per un semplice vestito, che in un modo o nell'altro, accontentava le richieste di entrambe. 
Tuttavia, mi ero concentrata sulla sua risata quando avevo fatto una battuta, e non avevo potuto fare altro che pensare alla nostra conversazione di continuo, mentre lei continuava la sua giornata con Dinah. Forse, le cose tra di noi potevano migliorare.

<<Allora, cosa si fa stasera?>>, chiesi a Camila, che era appena uscita dalla doccia.
Sarebbe impazzita se avesse scoperto che la osservavo di tanto in tanto, ma nemmeno io mi sarei saputa spiegare perché. Mi perdevo a guardare la sua pelle caramellata, che brillava sempre dopo la doccia a causa delle goccioline di acqua.
Mi piaceva vedere i muscoli della sua schiena tendersi mentre si toglieva i vestiti, oppure quando se li metteva. Mi piacevano le sue curve. Il suo seno era piccolo, ma non per questo era meno bello. Al contrario, lo trovavo estremamente affascinante. Per il suo sedere, be', quella era tutta un'altra storia. Il suo sedere era divino, quasi quasi, immaginai che mio padre l'avesse creato con l'intenzione di mostrarmi l'ottava meraviglia del mondo. 
Inoltre, sul suo corpo c'erano dei piccoli segni bianchi, e se lei spesso se ne disperava, io non potevo non pensare che fossero perfetti. 

<<Vediamo un film>>, disse, sedendosi sul divano. In quel modo, i suoi pantaloncini si alzarono un po', mostrando appunto quei segni bianchi sulle sue gambe.

<<Dinah non viene?>>, chiesi, incantata a fissare quelle gambe stupende.

<<Le guardi così perché voi angeli non avete un tipo di imperfezione>>, disse lei, prendendomi alla sprovvista.
Alzai di scatto lo sguardo, fissando confusa i suoi occhioni castani. Sembrava a disagio, però ero pienamente consapevole delle conseguenze che avrei fronteggiato se le avessi detto cosa pensavo. Strinsi le sopracciglia, quindi, fingendo di non aver capito a cosa si riferiva.

<<Le smagliature e tutto...Non ho mai visto un'imperfezione in nessuno di voi>>, disse.

<<Tutto ha delle imperfezioni, Camila. Gli umani, gli oggetti e la musica, i cani, la fotografia e l'arte. Ma questo li rende stupendi. Non è la perfezione, ma è la consapevolezza che anche con delle imperfezioni, sono pur sempre meravigliosi da guardare>>, dissi, trovandomi a pensare più a lei che a altro. Non potevo dirglielo, tuttavia, quindi era meglio che si concentrasse su un discorso generale.
Non capivo cosa mi stava succedendo, e non mi piaceva per niente. Temevo sempre quello che sentivo e temevo le conseguenze delle cose che facevo, perché sulla Terra, dove mio padre ha pieno potere, tutto potrebbe essere programmato da lui per vendicarsi. Adesso, se uno dei miei fratelli fosse presente, mi farebbe la predica perché nostro padre non predica l'odio e la vendetta, ma l'amore ed il perdono. Nessuno di loro era qui, perciò potevo fare tutti i pensieri che avevo voglia di fare.

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