Capitolo 14

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I due uomini dagli occhi vitrei mi fissarono ghignando, come a prendermi in giro. Non sapevo chi dei tirapiedi di mio fratello fossero, ma ero sicura che avevo avuto a che fare con loro. E l'odio che emanavano, rendeva chiaro che non mi sopportavano tanto quanto io non potevo sopportare loro.

<<Non puoi uccidere un umano, lo sai>>, dissi, rivolgendomi a Lucifero, però senza distogliere lo sguardo da loro due. Un angelo non può uccidere, quindi se la voleva morta, la mossa l'avrebbe fatta uno nei due demoni che avevo davanti.

<<Lo so benissimo, Lauren. Ma ciò non vuol dire che non possa farle tanto male prima, e poi farla uccidere dai miei amici dopo>>, disse, ridendo. Quel suo fottuto accento britannico era davvero antipatico. Se avessi potuto, gli avrei strappato la lingua. Quel suo faccino da brutta copia di Ryan Gosling poi, ugh...

<<Non la toccherai nemmeno con un dito. Non finché sono viva>>, mormorai, concentrandomi ora su Camila. La sua testa era ancora piegata in avanti, con i capelli che mi impedivano di verificare se Lucifero le avesse già fatto del male o meno. Sperai per lui che non l'avesse toccata, altrimenti gliel'avrei fatta pagare cara.

<<Allora dovremo togliere di mezzo prima te>>, disse. Questo era un altro dettaglio che lui non conosceva. Poteva torturare ed uccidere la mia forma umana, tuttavia ci sarebbe sempre stata la mia forma angelica. Peccato che con quella, non potessi fare molto. Non potevo ucciderlo, ma qualcosa mi diceva che avrei potuto rispedirlo all'Inferno. Sì, questo era il mio compito. Non mi stupiva sapere che papà faceva fare a me il lavoro sporco, piuttosto che venire a farlo lui di persona. Sicuramente, potrebbe evitare tutto questo se si occupasse lui di suo figlio ribelle.

<<Buona fortuna, stronzo>>, sbottai, voltandomi a guardarlo.

<<Tom, per favore>>, mormorò mio fratello. La mia attenzione passò direttamente all'uomo che prese a sorridere, ed immaginai che fosse lui Tom. Mi stupii, tuttavia, rendermi conto che non l'aveva chiamato con il suo nome demoniaco, quasi come se dicendolo, potesse rovinarsi da solo. Dopotutto, se non sapevo contro chi combattevo, non sapevo nemmeno cosa dovermi aspettare. Era intelligente, questo dovevo concederglielo.
L'uomo massiccio e dai capelli brizzolati, cacciò una pistola dai pantaloni puntandomela contro.

<<Lui era un poliziotto. Hanno delle belle pistole da quelle parti>>, disse Lucifero.

<<Peccato che si lascino sedurre troppo in fretta>>, mormorai, ricordando il modo in cui Baal li aveva distratti mentre i ragazzi rubavano una pistola dalla centrale di polizia. Idioti.

<<Sai che quando possediamo un corpo, ricordiamo tutto della sua vita? Se suona uno strumento, anche noi sappiamo suonarlo. Se ricorda il nome di un vecchio amico, anche noi lo ricordiamo. E se sanno usare una pistola, anche noi la usiamo senza fallire>>, disse l'uomo armato.

<<E cosa vuoi fare, spararmi?>>, chiesi.

<<Certo che voglio farlo. Insomma, ci hai lasciato a marcire all'Inferno, quando tu te la spassavi sulla Terra>>, sbottò l'altro, mostrandomi un paio di occhi rossi. Sorrisi, riconoscendolo.

<<Oh, Morduk, sempre così impulsivo. Mi stupisce che Lucifero non ti abbia fatto fuori al primo ordine disobbedito>>, dissi, alzando gli occhi al cielo. Ringhiò, pronto a fare un passo avanti, ma mio fratello lo fermò con un cenno della mano.
Se Baal era una bravissima guerriera, Morduk era abile tanto quanto lei ed ero sicura che se la mia amica l'avesse visto ora, non si sarebbe fatta sfuggire l'occasione di litigare con lui. Un sorriso si formò sulle mie labbra, ricordando un piccolo dettaglio.

<<La barriera che hai innalzato funziona solo contro gli angeli, vero? Umani e demoni possono passare senza problemi>>, dissi. Altrimenti, non avrei saputo spiegare la presenza dei suoi amici.

LaurenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora