Capitolo 10

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Nei giorni a seguire, provai a dare una risposta a quella mia domanda ed anche se non potevo uccidermi, mi resi conto che avrei potuto rischiare la vita. Ero umana, quindi questo stava a significare che possedevo ogni dettaglio negativo o positivo che fosse e la mortalità era una di quelli. Tuttavia, mi domandavo se sarebbe morto solo il mio corpo, oppure anche l'anima. Magari, mio padre si era reso conto che stavo facendo un buon lavoro con Camila e donandomi quello che volevo, mi stava rendendo più debole per farmi fallire. Sì, immaginavo che un piano simile sarebbe potuto appartenere alla sua mente onnipotente.
Insieme a questo dettaglio, notai anche che Keana non si stava più facendo viva, ma altre persone strane erano sbucate nella mia vita. Alcuni si limitavano a fissarmi da lontano, altri si avvicinavano ma fino a quel momento, soltanto Britannico e Italiano mi avevano parlato. Sentivo che mi sfuggiva qualcosa, tuttavia non avrei saputo dire bene cosa. Più ci pensavo, più avevo la sensazione di essere vicina a scoprirlo, ma puntualmente accadeva qualcosa che mi distraeva. Ad esempio, un giorno ero in soggiorno e pensavo a questa situazione, quando era iniziato un video musicale con delle donne che scuotevano il sedere. Ero stata troppo presa a guardare quel movimento per potermi concentrare su altro.

Quella mattina, ero nella mia forma da angelo, poiché Dinah e Camila avevano deciso di andare a fare una passeggiata all'aria aperta e Normani voleva la mia compagnia. Non le piaceva molto il fatto che usassi spesso questa mia abilità, e se non l'avessi conosciuta meglio, avrei osato dire che sapeva qualcosa anche lei. Ed era un grande peccato perché avevo bisogno di qualcuno che mi rinfrescasse le idee, però i miei fratelli non rispondevano alle mie chiamate (no, non prendevo un telefono. Quando un angelo vuole parlare con uno dei cocchi di papà, basta pensare a loro e sbucano come per magia. Nessuno lo faceva però, indipendentemente da chi chiamassi), quindi ero di nuovo persa e confusa, senza sapere cosa fare.
Normani svolazzava intorno a Dinah, con gli occhi castani fissi su ogni essere umano che portava a spasso il proprio cane. Io camminavo al fianco di Camila - sempre perché mi mancavano le ali- come quando ero in forma umana, con l'unica differenza che nessuno tranne lei potesse vedermi e gli animali. Gli animali avvertivano la nostra presenza, e a seconda della forza di quest'ultima, riuscivano persino a capire dove ci trovavamo. La mia doveva essere abbastanza forte, perché un paio di cani avevano abbaiato nella mia direzione, spaventando Camila. Menomale che non era sbucato fuori nessun chiwawa perché non li sopportavo.

<<Lauren, che cosa hai fatto a quei poveri cani?>>, chiese Dinah, ridacchiando. Non era colpa mia, assolutamente no!

<<Non è colpa sua, Dinah. Lauren ha qualcosa di diverso in questi giorni, e loro lo sentono>>, disse Normani, rivolgendosi alla sua protetta. Fui tentata di ripetere la stessa cosa a Camila, ma sapevo che lei avrebbe poi desiderato saperne di più e non volevo allarmarla quando non sapevo bene a cosa stessi andando incontro.

<<Diverso come?>>, domandò la bionda. Mi voltai a guardare Normani, curiosa di sentire come avrebbe descritto la forza della mia presenza. Io potevo avvertire la sua, leggera e decisa. Un angelo perfetto, che si prende cura della sua protetta da quando le è stata affidata. Ma cosa poteva lei sentire dalla mia?

<<C'è un qualcosa che le gira intorno, oserei dire. Ma è talmente forte, che lo sentono tutti>>, ammise, guardandomi con attenzione. Stavo per morire, altrimenti non mi sarei data una spiegazione diversa. Stavo per morire, per questo tutti sentivano la mia presenza. Stavo per morire, per questo i miei fratelli non rispondevano alle chiamate. Sarei ritornata all'Inferno e Lucifero mi avrebbe preso a calci in culo per averlo lasciato da solo...questo era assicurato.
Avevo pensato ad un mio eventuale ritorno, però non mi ero mai applicata più di tanto a pensare a tutto ciò che sarebbe potuto succedere. Mio fratello era uno rancoroso, quindi ero sicura che non mi avrebbe perdonato molto in fretta per averlo lasciato da solo dopo tutto questo tempo. E poi, mi sarei dovuta rimettere a pari passo con le anime, avrei dovuto spiegare di nuovo a tutti i demoni che non dovevano provare a mangiare le anime delle altre persone, ma dovevano solo trovare un modo per torturarle. 

LaurenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora