Ci sono momenti in cui si trattiene il fiato, momenti in cui il mondo smette di girare, come se si trattasse di un film. Ci sono momenti che non avrei mai pensato di dover vivere, ma in primo luogo io non avrei nemmeno dovuto conoscere un essere umano così profondamente.
Se era tutto un piano malefico di mio padre per farmela pagare, allora posso dire che aveva attuato una vendetta perfetta. Illudermi di poter essere felice e normale, farmi credere di poter essere così uguale a tutti gli altri e poi...strapparmelo via in un battito di ciglia.
Ma andiamo per gradi.Quella mattina iniziò come tutte le altre. Camila faceva colazione, io giravo per la cucina, mi allungavo verso il soggiorno e guardavo con attenzione i suoi libri. Amavo la sua collezione di libri e recentemente, la mia protetta ne aveva preso uno e con mia grande sorpresa, aveva iniziato a leggerlo a voce alta. Non potevo toccare le cose che appartenevano al mondo degli umani. Uriel era l'unico a poterlo fare, ma comunque con un semplice movimento, era in grado di far crollare il mondo, quindi sicuramente non potevo chiedergli di darmi una mano.
Avrei letto ognuno di quei libri per conto mio, se mai ne fossi stata capace, ma non mi lamentavo di sentire la sua voce dolce e gentile che leggeva parola per parola, donando intonazione ad ogni frase. Mi sedevo e la guardavo incantata, e poi aspettavo con ansia che trovasse un altro po' di tempo per me per continuare la nostra routine.<<Sei ossessionata con quei libri, eh?>>, disse, sorridendomi dalla soglia della porta della cucina.
Mi volta, sorridendole con aria colpevole. Erano affascinanti, e se erano tutti interessanti come quello che leggevamo in quel momento, allora mi aspettavano un bel paio di mesi.
Non le mettevo mai pressione, aspettavo che si prendesse il suo tempo per leggere ogni capitolo. Non sapevo se leggeva così tanto perché le piaceva, oppure per fare piacere a me, ma fingevo di essermi stancata dopo un po', così da assicurarmi che non si sforzasse troppo. Temevo che se avesse saputo che avrei amato ascoltarla leggere, non avrebbe mai smesso. Ed io non volevo che la mia Camila si stancasse.<<Stiamo leggendo questo, adesso>>, dissi. Feci per allungare la mano verso il libro, ma la fermai a mezz'aria, sapendo perfettamente di non poterlo toccare.
<<Sì e siamo a buon punto, all'incirca. Quale ti piacerebbe leggere successivamente?>>, mi chiese, guardando gli altri libri con attenzione.
Strinsi le sopracciglia, leggendo attentamente i vari titoli. Con la coda dell'occhio, mi resi conto che fissava i libri e per un attimo, mi persi a guardarla.
Era più bella di tutti quei libri, e c'erano delle storie molto più interessanti in lei che nei suoi romanzi.
Per esempio, aveva una piccola macchia di caffè sulla clavicola. Era una delle cose più belle che avessi mai visto, perché le donava tantissimo. A lei non piaceva, e quando aveva sette o otto anni, provò a toglierla. Sì, la vidi uscire fuori dalla cucina con un coltello tra le mani. Si tolse la maglietta, si mise davanti allo specchio e alternò lo sguardo tra la voglia, il coltello e il suo riflesso.
Fui un tantino tentata di vedere quanto lontano si sarebbe spinta, ma appena aveva avvicinato la lama del coltello alla sua pelle, il panico si era fatto spazio nel mio petto e mi ero ritrovata a fermarla. Fu una delle prime volte in cui le parlai, cercando di farle capire che aveva torto. Proprio come avevo già detto, Camila divenne un vero e proprio angioletto e il mio aiuto non fu poi così tanto necessario.
Ridacchiai a quel pensiero, soprattutto perché quando poi l'aveva detto a sua madre, Sinue aveva dato di matto.<<Perché ridi?>>, mi chiese.
<<Nulla...pensavo. Perché non lo scegli tu il prossimo libro?>>, proposi.
<<Uhm...che ne dici di Jane Eyre?>>, disse, guardando il libro in questione.
<<A te piace?>>, domandai.
<<Sì, è uno dei miei preferiti>>, rispose con sincerità.
<<Allora leggeremo quello>>, dissi, sorridendole.
<<Comunque, sta sera io e Dinah usciamo>>, disse. Ieri mi era parsa di sentirla parlare al telefono con la bionda, ma siccome mi piaceva darle la sua privacy avevo preferito andare via. Non ero poi così tanto lontana, perché il nostro legame mi impediva di allontanarmi troppo.
Tuttavia, la porta del tetto era chiusa con un lucchetto e nessuno dei condomini sapeva che bello spettacolo si poteva vedere da lì su.
Era meraviglioso seguire il corso del sole dal tetto, vedere come sorgeva oppure tramontava. Le macchine passavano quasi ad ogni ora, e i conducenti erano completamente ignari dello spettacolo che si perdevano a meno di pochi chilometri da loro.
Erano così presi dai loro telefoni, dal loro lavoro, dal correre da casa della loro amante a quella della propria "famiglia"...così presi nel parlare male di un collega, di un compagno di scuola...Così presi da tutto che non fosse ciò che li circondava. Le persone vanno in vacanza, ma non si rendono conto che le cose belle ci sono ovunque, sono gli umani nella loro cecità a non trovarle, a meno che uno non gliele sbatta in faccia.<<Okay...e dove andate?>>, domandai, curiosa.
Camila stava lavorando in un piccolo bar, quindi la mattina non era in casa. Diceva di voler mettere da parte il denaro, per alcuni progetti futuri. Era grata ai suoi genitori che le mandavano qualcosina per pagarsi l'affitto dell'appartamento, che comunque costava troppo per un posto simile. Non era una reggia, ma non era nemmeno il luogo in cui Camz si meritava di vivere.
Fosse stato per me, le avrei addirittura permesso di entrare nella Città D'Argento, perché lei se lo meritava più di qualunque essere umano che io avessi mai conosciuto.
Tuttavia, voleva la sua indipendenza. Voleva una macchina migliore, perché la sua piccola Fiat spesso non partiva, faceva dei rumori strani ed ero convinta che ci fosse bisogno di cambiare l'olio o cazzate simili. Cose di cui sentivo parlare di tanto in tanto.
Voleva potersi pagare da sola l'affitto, magari poter uscire fuori più spesso e non limitarsi ad andare alla pizzeria sotto il palazzo, che ero convinta usasse roba surgelata.
Camila meritava il meglio, e mi infuriava sapere che non lo aveva, che doveva accontentarsi di quel poco che poteva ottenere. Ma alla fine, lei era felice lo stesso, come se fosse la donna più ricca al mondo. E anche se la sua vita non era perfetta, lei si comportava come se non avesse nulla di cui preoccuparsi.<<...al locale in cui ci siamo conosciute...>>, sussurrò a voce bassa, suonando un po' imbarazzata. Sospirai, guardandola con un sopracciglio inarcato. Misi su la mia migliore espressione seria, ma dovetti mordermi il labbro per non scoppiare a ridere, a causa del suo volto mortificato.
<<Non berrò, lo giuro!>>, disse, alzando le mani in segno di resa.
<<Be', nel peggiore dei casi, Normani dovrà chiedere aiuto ad uno dei suoi fratelli>>, dissi, ridacchiando leggermente.
<<Non berrò, davvero. Quella sera ero fuori di me, non sapevo nemmeno cosa facevo. Ma adesso non ho motivo di farlo, quindi sarò sobria. Promesso!>>, disse, poggiando una mano sul petto e tenendo l'altra rivolta verso l'alto.
<<Okay, okay>>, dissi, roteando gli occhi, divertita.
<<Merda! Se non scendo ora, farò tardi a lavoro!>>, disse, guardando l'orario dal suo telefono.
Scoppiai a ridere, mentre la seguivo fuori dalla casa. Proprio mentre stava per chiudere la porta, la fermai.<<Dimentichi qualcosa>>, dissi. Allungò lo sguardo verso l'interno, e trovò il le chiavi dell'appartamento sul mobile accanto alla porta.
<<Grazie, Lauren>>, disse, prendendole.
<<Figurati...sembra un'abitudine>>, dissi, ridacchiando.
Camila non fece nemmeno in tempo ad uscire dal palazzo, che si scontrò con qualcuno.
Ancor prima di poter vedere chi fosse, una strana sensazione si formò al centro del mio petto, come se qualcuno ci avesse lasciato cadere un macigno. Il mio corpo prese a tremare, quindi mi guardai intorno, cercando la possibile causa a quelle strane sensazioni.
Portai di nuovo la mia attenzione su Camila, che ormai guardava l'uomo contro il quale si era scontrata con un'espressione alquanto incantata.<<Scusami>>, disse lui, mostrando un marcato accento inglese. Oh, quanto odiavo gli inglesi e la loro famiglia reale...Un altro po', la regina Elisabetta e mio Padre erano nati nello stesso periodo.
<<Non...non fa niente>>, rispose lei, guardandolo con aria sognante.
<<Andiamo, signorina! O farai tardi a lavoro>>, dissi, affrettandomi a riprenderla da quello stato di trance. Lei scosse la testa, guardò per un altro momento il ragazzo e prese a camminare verso la sua auto.
Mi girai di nuovo verso di lui, e per un attimo ebbi l'impressione che stesse fissando me. Non poteva essere possibile, quindi sicuramente guardava Camila. E come biasimarlo? Era bellissima.
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Lauren
FanfictionIn un modo in cui tutti possono vedere e sentire i propri angeli custodi, l'angelo di Camila Cabello è un po'....particolare...