Era forte. Questo non lo poteva negare nessuno. Ci stavamo facendo male a vicenda, entrambi con quei poteri che nessun altro angelo sapeva di avere. Ad un certo punto, l'umano che abitava non aveva resistito ed lui era uscito fuori dal corpo in tutta la sua gloria. Era proprio come lo ricordavo, solo che c'era molta più rabbia a bruciare nel suo sguardo. Doveva aver preso proprio male il fatto che l'avessi lasciato da solo per...tredici anni.
Sentivo le forze mancare ogni volta di più, ma sapevo di non poter lasciarmi andare. Dovevo assicurarmi prima che Camila stesse bene, poi mi sarebbe potuto succedere tutto. Insomma, sapevo che ormai stesse bene. Forse, non capiva dove si trovava, oppure perché l'angelo della morte era al suo fianco, però stava bene. Volevo solo dirle addio, prima di andarmene per sempre. Dopo averla messa così tanto in pericolo, anche se fossi riuscita a battere Lucifero, sentivo che non sarebbe più stata la mia protetta. Inutilmente da quello che accadeva, il destino per il nostro rapporto era quello di finire.<<Guardati!>>, urlò, lasciandomi un calcio nello stomaco che mi fece rotolare sulla sabbia. Fortunatamente, il nostro essere in forma divina, ci permetteva di non sporcarci. Tuttavia, il dolore che provavo ogni volta che mi colpiva era forte.
<<Hai quello sguardo da cucciolo abbandonato...cosa ti ha fatto quell'umana?>>, sbraitò. Mi afferrò per i capelli, costringendomi a guardarlo negli occhi. Mi leccai le labbra, sentendo il sapore metallico del sangue. Era incredibile quanto fossimo simile agli umani, ma al tempo stesso così diversi da loro.
<<Ti ho detto che mi aveva cambiata. Potrei non essere più al suo fianco, ma non ritornerò nemmeno al tuo>>, mormorai, sorridendo divertita. Brutto momento per sorridere...un dolore lancinante alla guancia mi portò a mugolare per il dolore.
<<Ancora con questa stupida idea che non appartieni più all'Inferno? Lauren, non essere sciocca...è proprio lì che sto per spedirti>>, disse. Proprio quando fece per colpirmi, lo colpii allo stomaco. Si allontanò quanto bastava per permettermi di rimettermi in piedi. Ormai, faticavo persino a stare in piedi. Non sapevo come avevo fatto a resistere fino a quel momento, ma sentivo che non ce l'avrei più fatta. Se solo si fosse fermato per almeno un paio di secondi, avrei potuto pensare ad un modo per guadagnare tempo. Tuttavia, lui non esitò un attimo. Si riprese dal colpo e ritornò alla carica contro di me.
Con le mani, lo fermai. Di nuovo, restò bloccato come se ci fosse qualcosa che gli impedisse di continuare, e mi fulminò con lo sguardo. Cosa? Avevo bisogno di pensare.<<Sei debole, Lauren, non ce la fai più. Lasciati andare e ritorna all'inferno con me. Mettiamo fine a tutto questo>>, disse, guardandomi con quel suo ghigno così...Luciferesco.
<<Per fare cosa? Non sono stupida. Anche se tornassi lì, tu mi tortureresti ogni secondo della mia vita per farmela pagare. Sappiamo entrambi che sei uno rancoroso>>, mormorai. Mi parve di scorgere un movimento da parte sua, poi, fece un passo in avanti. Aveva ragione, ero troppo debole. Proprio come immaginavo, la barriera si spezzò e lui fu libero di muoversi.
<<Certo che ti torturerò, piccola...Però, almeno sarai di nuovo a casa. Possiamo farti curare e poi, torturati all'infinito>>, disse, con un piccolo sorriso. Credeva davvero che sentire quelle parole mi tirasse su il morale?
<<Però, devi decidere di tua spontanea volontà di ritornare all'Inferno. Io posso solo darti un piccolo aiuto per deciderlo più in fretta>>. Con quelle parole, mi fece volare dall'altro lato della spiaggia. Terminai con la schiena contro una roccia, e l'impatto così forte fece sgretolare un po' la roccia, e polvere mi cadde sulle spalle.
Sentivo la sua presenza torreggiare su di me, anche se avevo gli occhi chiusi. Non mi aveva attaccata, forse perché si aspettava di sentire quelle fatidiche parole. Voleva che mi arrendessi, e ora come ora non mi sembrava proprio una cattiva idea. Magari Camila avrebbe dimenticato chi ero, e con il suo nuovo angelo custode, sarebbe stata più felice, più al sicuro. Poi, un pensiero mi passò con la testa...Camila non poteva dimenticarsi di me, a meno che non...La mia morte avrebbe portato anche alla sua...Merda, merda, merda! Non potevo rinunciare adesso, ma al tempo stesso, non avevo più forze.<<La prima volta che la vidi>>, mormorai, tenendomi con forza lo stomaco. Mi faceva male ogni volta che parlavo. <<era una bambina di sei anni. Era così buona, che mise in pericolo la sua vita per salvare un gattino che si trovava per la strada>>, dissi. Non ci fu bisogno che aprissi gli occhi per sapere che era confuso, che non capiva cosa stessi dicendo. Non ce n'era bisogno. Io sapevo cosa stavo facendo, e tenere gli occhi chiusi mi aiutava a concentrarmi meglio su quelle immagini che volevo visualizzare.
<<Siamo cresciute insieme, entrambe. Ero un maledetto disastro, però lei non si lamentava mai. Non mi chiedeva aiuto, però si preoccupava quando non mi vedeva al suo fianco>>, continuai. <<A lei importa di me>>, dissi. <<Quando ho scoperto di poter diventare umana, mi ha comprato dei vestiti con dei soldi che aveva guadagnato sudando. Soldi che conservava per comprare una macchina, o un appartamento più grande per uscire fuori da quel buco di casa che ha al momento>>.
<<Quando ha compreso che potevamo essere in pericolo, voleva sempre che fossi al suo fianco e la notte, tante di quelle notti, si agitava nel sonno e mormorava il mio nome>>, sussurrai a voce bassa. <<Lei ha bisogno di me, e io non la lascio>>. Allontanai Lucifero da me con un calcio, e mi rimisi in piedi.
Aprii gli occhi, notando una luce accecante che poco prima non c'era stata. Sembrava quasi che il sole avesse preso a brillare in maniera più luminosa. Tutto normale, se non fosse stato per il fatto che il cielo sembrava pronto a far scendere una tormenta su di noi.
Furono un paio di dettagli che mi aiutarono a capire: gli occhi spalancati di Lucifero, che mi fissavano quasi terrorizzati. Sentivo i piedi maledettamente più leggeri, come se non toccassero terra. Tuttavia, alla leggerezza dei piedi, si opponeva la pesantezza che provavo alla schiena.
Abbassando lo sguardo sulla sabbia, notai che i miei piedi fluttuavano. Dopo un po', dall'ombra che si proiettava a terra, notai anche due prolungamenti dietro la mia schiena, che si muovevano leggermente: le mie ali.A/a
Eee....come va? Lauren sente di poter volare. Battuta squallida, sì, lo so. Be', mi sembra logico che la storia stia giungendo alla sua fine e che vi siete fatte un'idea di ciò che accadrà. Anche se, il finale vi stupirà un tantino, o almeno spero.
Alla fine, lo scrivo anche qui, sempre nel caso in cui non leggiate le mie altre due storie. Sabato partirò in vacanza, quindi volevo lasciarvi con un doppio aggiornamento per ogni storia. Tuttavia, se il tempo mi impedisce di farlo, ci rivediamo dopo il 2 settembre.
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Lauren
Fiksi PenggemarIn un modo in cui tutti possono vedere e sentire i propri angeli custodi, l'angelo di Camila Cabello è un po'....particolare...