Premessa -1-

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La amo dalla prima volta che l'ho vista e da allora non ho mai smesso.
Ancora me lo ricordo quel giorno. Ero in un bar, mi ero appena trasferito ad Augusta e il mio agente per festeggiare mi aveva portato a bere una birra fuori. In realtà per me non c'era molto da festeggiare, avevo passato un anno terribile a Leverkusen senza fare neanche un gol, così appena fu possibile andai via.
Lei era lì, con delle amiche. I capelli lunghi e scuri, gli occhiali grandi, forse troppo per il suo viso. Non era molto alta e neanche era vestita in modo appariscente. Beveva semplicemente il suo the verde con la cannuccia e ogni tanto rideva. Non aveva niente di speciale eppure per me lo fu dal primo istante.
La trovai ancora in quel bar la sera dopo, e la sera dopo anche.
Io avevo solo 19 anni, non avevo mai avuto davvero una ragazza perché pensavo solo al calcio. Lei però mi incuriosiva. Non facevo altro che fissarla, ogni sera.
"La prossima volta ti faccio pagare il biglietto" mi disse quando mi beccò a guardarla una delle tante volte.
"Scusa, mi dispiace" mi alzai e mi misi davanti ai suoi occhi "non sono un maniaco comunque, puoi stare tranquilla"
Si spostò i capelli dalle spalle e dopo aver incrociato le braccia sotto al seno si alzò leggermente sulle punte e mi rispose.
"Beh, prova a spiegarlo a mio padre" disse e mi accorsi che alle sue spalle un uomo sulla quarantina mi fissava di traverso.
"Tuo padre?"
"Si, c'è mio padre, che problema c'è?"
"No nessuno.. quanti anni hai scusa?"
Sorrise, fu la prima volta che la vidi divertirsi davvero, non scorderò mai quel momento.
"Meno di te Stalker" disse solo e voltatasi raggiunse il padre che continuò a guardarmi male fino a che non furono usciti dal bar.

Tornai per tutta la settimana ma la ragazza dai grandi occhiali non c'era più, forse l'avevo spaventata. Poi una sera che andai lì con alcuni dei miei nuovi compagni di squadra, successe l'imprevedibile.
"Posso sedermi con voi?" Mi disse in tedesco ma con uno strano accento.
"Sei polacca?"
"Si e allora?"
"Anche io lo sono! Sono di Tychy"
"Io di Varsavia. Posso o non posso sedermi?" Mi chiese di nuovo, guardando alle sue spalle e sbuffando, quasi annoiata dalle mie parole. Guardai anche io dietro di lei e stavolta non c'era il padre ma solo il suo gruppo di amici.
"Certo vieni" risposi facendole spazio sul divanetto accanto a me.
"Salve ragazzi" gli altri guardarono curiosi prima lei e poi me, ma non sapevo che dire dato che non sapevo neanche il suo nome.
"Non so chi sia" dissi e loro scoppiarono a ridere.
"Non vi serve sapere chi sono, dovete solo aiutarmi a far ingelosire il mio ragazzo" spiegò facendoci l'occhiolino.
"Ragazzo?"
"Esatto" disse e poi rise guardandomi "mi dispiace per te Stalker ma sono fidanzata" disse e per la prima volta, mi spezzò il cuore.

Quella sera scoprii che si chiamava Aleksja e che aveva solo 13 anni. Avevamo 6 anni di differenza e forse per questo da quel momento in poi feci di tutto per proteggerla e tenerla al sicuro. Iniziammo a vederci tutte le sere, andavo a casa sua, la accompagnavo a scuola quando potevo, uscivamo insieme e lei veniva a vedermi giocare. Diventammo amici, migliori amici come ama definirci lei. In realtà non ho mai voluto esserle amico, fin dalla prima volta lei mi ha attratto ma mi feci condizionare dalla sua età e decisi che esserle solo amico era il male minore. Da allora sono passati 5 anni e io non sono mai stato in grado di dirle che sono stanco di esserle amico, che da lei voglio di più, che con lei immagino un futuro. Non sono mai riuscito a dirglielo ma devo riuscirci, devo farlo.
Nell'estate del 2016 mi sono trasferito a Napoli e ho convinto i genitori a farla venire con me qui per studiare all'artistico in una delle accademie delle belle arti più famose dell'Italia. Ora lei frequenta l'ultimo anno di superiori e viviamo insieme in una villa poco fuori città. Vivere con lei è la cosa più bella della mia vita ma anche il tormento più grande. Averla sempre con me, vederla camminare per casa, vederla addormentarsi sul divano tra le mie braccia, vedere i suoi disegni ovunque, le buste di patatine che continuamente sgranocchia.. è una tortura ma pur di averla con me, farei di tutto, anche accontentarmi di esserle solo amico.

Per ora.

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