7 "Ancora troppo lontano"

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Zaira

Quando entro nel negozio di musica, non posso fare a meno di sentire il mio respiro abbandonare la propria residenza. Credo che questo sia il luogo più bello che io abbia mai visto in tutta la mia intera, sebbene non molto estesa, inutile e flaccida vita. Non posso fare a meno di roteare su me stessa, permettendo ai miei occhi di scrutare le meraviglie che mi circondano.

Penso che, dopo il parco con il ponte di legno, questo possa rientrare nella lista dei luoghi più belli in cui trascorrere il tempo. Insomma, qui dentro posso sfogliare spartiti musicali, provare strumenti nuovi e anche esibirmi. Quando quest'ultima parola risuona nella mia testa, capisco di aver commesso una grossa sciocchezza.

Sapevo perfettamente che, quando me lo aveva proposto, Jeremy aveva un secondo fine. Di certo non mi avrebbe mai chiesto di saltare la scuola per una semplice gita in un negozio aperto tutto il giorno. Lui ed io dobbiamo allenarci insieme e credo che abbia captato i miei tentativi di evitare tutto questo, per mia sfortuna.

Così mi avvicino a lui, passando la mano sopra un pianoforte bianco. Lo faccio in modo istintivo, ma le mie dita lo sfiorano appena perché sanno che è più fragile di quello che possa sembrare. Già, a volte sono le cose più maestose ed imponenti a nascondere una sensibilità più grande di quanto si possa credere. Poi, però, penso a Jeremy e alla sua sfacciataggine ed elimino ogni pensiero positivo insito in me.

-Buongiorno anche a te.- Esordisce con la sua solita ironia pungente. Giuro, lui è l'unico in grado di risvegliare in me un istinto omicida. Così mi limito a sorridere, aspettando il seguito. –Pronta per esercitarci?-

-Naturalmente.- Cerco di mostrare un sorriso di falso apprezzamento, eppure credo che risulti molto più simile ad una colica rispetto al mio obiettivo.

Lui si siede con fare teatrale e si tira su le maniche della felpa, come se questo lo facilitasse nel suo ruolo. Ma può un elefante risultare meno pesante poggiando le orecchie sul collo? Direi proprio di no.

Così lo lascio fare, mentre mi mangio le unghia per evitare che gli insulti trovino modo di uscire nel mondo reale. Gli permetto di iniziare a suonare qualche nota a casaccio per riscaldarsi e mi ripeto più volte di rilassarmi. Perché per quanto lui possa starmi antipatico, è molto bravo a cantare e al suo cospetto mi sento una nullità.

Mi raddrizzo quando inizio a sentire le note introduttive di una canzone che conosco molto bene, seppur non sia quella prescelta per le provinciali. Mi entra subito nel corpo e mi fa vibrare il cuore in un modo troppo rapido, rispetto a quello a cui sono abituata. Forse vuole solo farmi scaldare la voce, penso in modo infantile.

È ovvio che Jeremy Mc Collins non sia in grado di compiere un'azione senza un fine ben preciso, proprio come ora. Sento arrivare il momento in cui entro in scena io, per cantare ed estasiare tutte le persone che cercano il proprio acquisto in questo magico negozio. La mia voce, però, non arriva e io resto con le labbra aperte ed il respiro che le attraversa.

Conosco le parole e so di poterla cantare alla perfezione, ma qualcosa mi blocca. È come se una remota parte del mio io non volesse ed entrasse in lotta con quella piccola parte di me che riesco ancora a controllare.

-Tutto bene?- Mi chiede, interrompendo il continuo susseguirsi di note musicali. –Non mi sembri molto in forma.-

-Tranquillo, non c'è alcun problema.- Sospiro in modo plateale e mi passo le dita tra i capelli. Sono le stesse che ho usato per sfiorare il pianoforte, ma adesso non mi sembrano più così tanto delicate al tatto. Prima di proseguire mi dico che va tutto bene e poi faccio cenno a Jeremy di riprovare.

Sento di nuovo quelle note, dolci e suadenti, mentre attraversano le mie orecchie e giungono fino al cuore. Forse è questo il problema. Non voglio che uno dei componenti di questo trio arrivi così in profondità, al punto da potergli permettere di scavare in me. Ci sono cose che desideriamo rimangano al posto in cui le abbiamo confinate. Be', per quanto paradossale possa sembrare, io ho messo me stessa in prigione.

Troppi pensieri. Troppe emozioni. Troppe note. Troppe persone. La base musicale avanza e io rimango di pietra, con gli occhi lucidi e le mani sudaticce e tremanti. Diamine Zaira, fra pochi giorni ci saranno le provinciali e non posso permettermi di sbagliare, almeno non in questo modo.

-Sai qual è il problema?- Domanda lui con la stessa aria di un detective che ha appena trovato la soluzione. –La canzone. Non ho scelto "Gift of a friend" di Demi Lovato perché avevo esaurito le idee. È questo il problema, qui paragona gli amici ad un dono prezioso, che spesso apprezziamo quando apriamo tutto il nostro cuore verso di loro. Dice che non possiamo farcela da soli, che non possiamo realizzare i nostri sogni con le sole forze che appartengono al nostro io.- Fa una breve pausa. –Ma tu questo lo sai già, vero?-

-Dove vuoi arrivare?-

-Raccontami la tua storia.- Enuncia disperato. –Diamine Zaira, l'ho capito dal primo istante, ma non posso aiutarti se non me lo permetti. Conferma la mia teoria, ti prego.-

-Così tu vorresti aiutarmi?- Sogghigno amareggiata dal suo atteggiamento e faccio per andarmene, però lui mi ferma afferrandomi per la mano.

-Allora permettimi di raccontarmi la mia storia.- Il suo tono si fa dolce e tenero.

Io mi limito a scuotere la testa e, per un piccolo attimo, permetto ai miei occhi di versare una lacrima. Sono stanca di sentirmi dire che tutti sono in grado di aiutarmi, immaginando cosa sia successo veramente. Questa è la mia vita e decido io come prosegue. Canterò l'assolo e andrò avanti. Fine.

Così mi libero violentemente dalla sua morsa e corro via, con la consapevolezza di aver sbagliato ad entrare lì dentro. Lui è sempre stato vicino alla soluzione ed è per questo che preferisco tenerlo lontano da me.

The Song of Life vol.2 "An untold story"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora