Capitolo 5 - Scoprire la vita

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Xavi ed Electre arrivarono finalmente all'ingresso principale della Cava 10. Il sistema di controllo computerizzato avvertì la presenza dei due intrusi e si materializzò sotto forma di ologramma. Xavi notò la luce abbagliante fuoriuscire dalla sorgente dei fasci laser che creavano l'ologramma. Tre fasci laser, uno di colore rosso, il secondo di colore verde e l'altro di colore blue. Xavi vide che si muovevano con movimenti sincronizzati e illuminavano lo spazio circostante fino a formare un una forma tridimensionale semi-trasparente. Aveva le sembianze umane e muoveva la testa fino a far vedere i suoi occhi rossi purpurei. D'improvviso i due ragazzi udirono una voce metallica che gli intimava di allontanarsi.

"Fermatevi" – disse l'ologramma ai due avventurieri.

"Sono Electre" – rispose la giovane ragazza – "Sono la figlia di Abidos, il capo tribù."

L'unità di controllo elaborò le parole di Electre. Appena ebbe finito di elaborare si rivolse ad Electre.

"Mostrami il pass di accesso."

Electre poggiò il suo badge con data matrix sul lettore dedicato. L'unità di controllo effettuò la scansione e deliberò l'accesso per entrambi.

"Salve Electre, buona permanenza in cava." – le disse l'unità di controllo.

"Ce l'abbiamo fatta" – disse Electre con soddisfazione – "ora ti mostrerò il carborex.

Xavi la seguì e si fece portare a circa 100 metri sotto il suolo di Kronos. Scesero giù a picco con l'ascensore. Fecero 100 metri in appena un minuto. Il giovane esploratore ebbe un tonfo allo stomaco per la velocità di discesa. Gli sembrava di rivivere l'incidente di pochi giorni addietro, quando al suo risveglio vide il viso di Electre che gli sorrideva e che gli dava serenità perché era ancora vivo e qualcuno lo aveva soccorso.

Entrarono nel laboratorio della cava. Electre prese dei campioni di carborex e glieli mostro. Xavi si mise in mano in frammento di carborex. Aveva la consistenza di un metallo, lucido e di colore nero.

"Ti piace?" – gli chiese Electre.

"Sono stupefatto" – rispose – "assomiglia ad un metallo che abbiamo sulla Terra, si chiama ferro. Mi hai detto che è molto duro a temperatura ambiente e che è difficile fonderlo. Ma come riuscite a lavorarlo? Come fate ad estrarre le parti che vi servono da usare sul suolo? E poi come vi aiuta a dare linfa vitale al vostro pianeta?"

Xavi era un vulcano di emozioni. Faceva domande di continuo alla povera Electre. Lei aspettò che Xavi ebbe finito di parlare e poi gli diede le risposte che lui desiderava sentirsi dire.

"Vedi Xavi. Lavorarlo è molto difficile. Per poterlo usare sul suolo per le nostre costruzioni lo dobbiamo prima frantumare. E' un processo lungo ma alla fine ne vale la pena. In mano hai uno dei frammenti che generalmente riusciamo a scavare. E' molto piccolo, lo tieni in mano. In cava mettiamo dell'esplosivo e lo facciamo detonare. Il frammento più piccolo che si ottiene lo puoi tenere in mano, quello più grande è alto quanto te. Ci piacerebbe che i frammenti fossero tutti come quelli che hai in mano ma non è possibile. I frammenti che vengono estratti sono poi frantumati con una pressa. Questa pressa genera una forza enorme ma in una giornata riusciamo a frantumare solo poche centinaia di chili di carborex. Lo usiamo in polvere per tutti nostri scopi. Lo strato di carborex ci aiuta a mantenere una temperatura costante del suolo di Kronos durante tutto l'anno. In questo modo le radici delle piante vivono in un habitat ideale. La luce del nostro Sole le illumina da sopra. Ma il lavoro principale è fatto dal carborex che ci protegge dalla violenza dello strato di magma sotto ad esso. Senza il carborex temo che Kronos diventerebbe una palla incandescente e nessuna anima viva sarebbe presente su di essa. Ma il nostro minerale miracoloso non è presente in quantità infinita e per questo dobbiamo usarlo solo quando è veramente necessario."

Xavi diventava ogni secondo più curioso e sbalordito. Forse aveva trovato un materiale che gli avrebbe permesso di portare a termine il suo progetto di micro fusione nucleare. Ma per il momento tutte le sue fantasie scientifiche e immagini futuristiche dovettero fermarsi. Electre gli disse che dovevano andare a casa poiché il resto della tribù li stava aspettando. Xavi avrebbe voluto rimanere nel laboratorio ma il viso di Electre e i sui occhi meravigliosi gli fecero dire di si all'invito. Uscirono dalla Cava 10, salirono sulla piccola navicella di trasporto e si diressero verso il luogo dove la tribù di Kronos abitava.

"Benvenuto a Kronos, gentile esploratore. Io sono Abidos. Sono il capo di questa tribù." Abidos accolse Xavi facendo gli onori di casa. Il giovane esploratore ringraziò Abidos per l'ospitalità e si fece guidare attraverso la piccola cittadina che portava il nome del pianeta.

"Vieni, ti mostro la nostra comunità" – disse Abidos. E insieme andarono per la piccola cittadina. Abidos gli fece vedere ogni anglo della cittadina. Electre spiegava a Xavi dove il carborex era impiegato e Abidos gli spiegava come la piccola comunità era organizzata e su cosa si basava l'economia della piccola cittadina.

Xavi per un attimo dimenticò il carborex perché era incuriosito dal modo di vivere su Kronos. Scoprì che il capo tribù è considerato come la guida della comunità, esso è una delle persone più esperte del pianeta e prende le decisioni per l'intera tribù. Egli però si consulta con il Gran Consiglio che è formato dai vecchi saggi e da giovani coraggiosi. Un gruppo di persone molto esperte che decide le sorti del pianeta. Il resto della popolazione ha un compito importante: fare in modo che e decisioni prese vengano eseguite. Ognuno ha un posto e un compito ben preciso all'interno della comunità. Ognuno si dedica ad una attività lavorativa che risolve i bisogni della comunità. Vi è il muratore, il calzolaio, lo scienziato, il medico e tanti altri lavori utili alla società. Nessuno viene pagato ma ognuno ha bisogno dell'aiuto dell'altro.

"Vedi Xavi, il muratore costruisce la casa del medico. Il medico cura il muratore e la sua famiglia. Lo scienziato elabora nuovi tessuti tecnologici per il calzolaio. Il calzolaio gli costruisce le scarpe con i nuovi tessuti. E il contadino produce il cibo per tutti." - spiegò Abidos a Xavi – "E' un circuito virtuoso dove tutti traggono il meglio da tutti. Ognuno aiuta il prossimo per niente. Abbiamo creato una comunità auto sussistente. Tutti lavorano e riescono ad esprimere la loro natura, la loro dignità con il loro sforzo fisico e mentale."

"E' uno stile di vita sorprendente il vostro" – disse Xavi – "sulla Terra i contadini non esistono. Robot e macchine fanno il loro lavoro. Le macchine producono il nostro cibo, le nostre scarpe, le nostre case. Noi sappiano fare solo gli scienziati e i pensatori."

"Capito" – rispose Abidos. Il capo tribù pensò a come potesse essere triste la vita terrena. Le macchine fanno quasi tutto. E notò un velo di tristezza percorrere il viso di Xavi mentre quest'ultimo scopriva la vita comunitaria di Kronos.

Abidos decise che era tempo di andare a cenare e pregò Electre e Xavi di seguirlo fino a casa perché sua moglie aveva preparato qualcosa di speciale per l'occasione. Cenarono. Xavi però non era totalmente concentrato ad assaporare i gusti culinari di Kronos. Di tanto in tanto alzava lo sguardo da sopra il piatto e incontrava gli occhi di Electre. Per un attimo restava fisso a guardarla ma poi distoglieva gli occhi dai suoi per non creare imbarazzo. Ma la giovane ragazza aveva destato il suo interesse inesorabilmente. Ora la sua mente non pensava più al carborex...

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