Capitolo 6 - Ognuno ha la sua verità

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Abidos dopo la cena si congedò dicendo che avrebbe dovuto presiedere una importante riunione. Disse che Electre si sarebbe occupata di mostrargli la camera degli ospiti dove avrebbe potuto dormire per tutto il suo soggiorno. Electre annuì guardando Xavi. Il ragazzo non seppe cosa dire ma ringraziò Abidos per la sua ospitalità. Quando venne l'ora di dormire i due ragazzi si incamminarono verso la stanza degli ospiti. Lungo il tragitto Xavi iniziò a porre delle domande ad Electre in merito alla tribù, ai loro usi, alla loro storia passata, agli strani simboli che erano affissi un po' dovunque.

"Tuo padre mi ha descritto tante cose sul tuo popolo e su come interagite tra di voi nel lavorare ognuno per il prossimo." – disse Xavi e continuando – "Cosa è che vi fa credere che siate sempre onesti tra di voi? Siete sicuri che qualcuno non ne approfitti di tanto in tanto per trarre solo un profitto per sé senza restituire alcun favore alla comunità?"

Electre rimase di stucco difronte alle affermazioni di Xavi.

"Non capisco cosa stai dicendo Xavi!" – disse rivolgendosi al ragazzo – "Noi siamo una comunità, ci aiutiamo l'un l'altro e nessuno cerca di sopraffare l'altro. Il nostro Dio ci ha insegnato..." – e dicendo la parola Dio Electre fu fermata dal parlare in maniera istantanea.

"Aspetta!" – disse Xavi confuso – "Chi è Dio e cosa c'entra con il vostro modo di fare?"

Electre accennò un leggero sorriso per Xavi – "Dio è colui che ha creato questa galassia e forse anche la tua. Tanto tempo fa ha creato il pianeta Kronos e tutti gli esseri viventi che vi risiedono sopra. Ha creato i nostri antenati insegnando loro il modo di vivere che ci ritroviamo adesso. Dio è il nostro padre e noi siamo tutti figli suoi. In un certo senso noi siamo tutti fratelli e come vedi non ci si può tradire tra fratelli e sorelle. Tu prima hai parlato di profitto. Credo che per profitto tu intenda dire la volontà di guadagnare sul lavoro delle altre persone?" – e dicendo tali parole Xavi annuiva ma Electre continuò – "da noi non esiste il profitto. Ognuno di noi svolge un attività lavorativa che gli piace e lo fa aiutando gli altri membri della comunità. Noi ci scambiamo un favore, un gesto di cortesia attraverso il nostro lavoro. Tutti rispettano tale regola altrimenti non si potrebbe vivere nel gruppo. Ma scusa come fate sulla Terra Xavi?"

Xavi era alquanto perplesso per quel modo di vivere. Di certo era diverso da quello che succedeva sulla Terra e iniziò a raccontare quali usi erano in voga sulla Terra.

"Sulla Terra..." – disse Xavi – "non esiste Dio, non mi hanno mai raccontato che qualcuno abbia creato la Terra e la galassia in cui è immersa. So solo che una grande esplosione che chiamano Big Bang ha dato vita all'intera galassia, al Sole ed ai pianeti che gli orbitano intorno. Prima ti ho parlato di profitto perché abbiamo vissuto un lungo periodo detto 'Capitalismo' che è stato decisivo per inculcarci nella mente il concetto di profitto. Tanto tempo fa alcune persone hanno inventato degli oggetti che chiamavamo monete. Le monete erano realizzate in materiale prezioso come oro. Con le monete ognuno di noi poteva andare a procurarsi il cibo, le case, i vestiti e tutto quello di cui aveva bisogno. Bastava dare al venditore un certo numero di monete e lui in cambio dava il bene che ci serviva. A sua volta il venditore poi con le monete andava da altri venditori e le scambiava per avere il bene che gli serviva. All'inizio questo sistema funzionava molto bene. Ma con il passare del tempo vi furono delle persone furbe e senza scrupoli che iniziarono scambiare cibi, vestiti e altri beni con un numero elevato di monete. In questo modo hanno fatto in modo che servissero sempre più monete alle persone per procurarsi tutto ciò di cui avevano bisogno. Ma vi erano delle persone in grado di procurarsi, talvolta anche in maniera disonesta, molte monete. Chi aveva molte monete veniva chiamato ricco e poteva procurarsi tutto di cui aveva bisogno. Chi aveva poche monete era detto povero e non riusciva a procurarsi nemmeno il cibo per se e la sua famiglia tutti i giorni. Questa disparità tra le persone ha portato a dei litigi e anche a delle guerre tra di noi."

"Che triste storia!" – sentenziò Electre.

"Si hai ragione" – rispose Xavi – "e alla fine quando il progresso tecnologico portò alla creazione dei robot facemmo in modo che queste macchine realizzassero per noi cibo, vestiti, case, auto, navicelle e tutto quello di cui necessitiamo. Oggi noi umani abbiamo abolito la moneta per non creare di nuovo divisioni tra di noi. In questo modo si è dato fine al Capitalismo. E' diventato un mondo ultra tecnologico in cui ci restano da fare pochi lavori: lo scrittore, il pensatore, lo scienziato, il medico, il Senatore e il viaggiatore interstellare. E' l'unico modo che abbiamo per vivere in pace. Per natura noi umani tenderemmo ad approfittare del prossimo per procurarci i nostri beni. Non esiste fiducia tra di noi. Il Senato ci ha imposto una organizzazione e un modo di vivere. Ma senza i dettami del Senato non sapremmo vivere. Qui vedo che c'è una stima reciproca. Tutti aiutano tutti. In passato anche sulla Terra eravamo riusciti a formare delle comunità come la vostra ma alla fine in ogni gruppo si insediavano delle persone cattive distruggendo tutto ciò che di buono c'era nelle comunità. Ora si vive il periodo tecnologico ma ogni persona ha una infelicità intrinseca nell'animo. Non siamo una vera comunità, seguiamo solo delle regole. Anche le nascite sono decise dal Senato... il Senato, ogni anno, decide i nomi delle persone a cui è concesso avere figli. Electre siete veramente fortunati ad avere questa comunità di fratelli e sorelle."

"Ma quindi quale è il senso della vostra vita? Vivere per fare quello che decide il Senato?" – chiese Electre – "E quando ognuno di voi inizia a diventare vecchio e guarda agli anni passati in maniera inutile? Una vita passata solo per alimentare il progresso tecnologico, redigere delle regole in un Senato e creare una società di individui che sono in pace solo perché un ente glielo impone ma non perché lo vogliono loro? Una società dove ognuno non può fidarsi fino in fondo del prossimo suo simile? E' davvero una vita triste la vostra! Qui nessuno è povero e nessuno è ricco. Ci aiutiamo l'un l'altro... è questa la nostra ricchezza."

Detto questo erano giunti alla stanza degli ospiti.Electre notò un velo di tristezza nel viso di Xavi. Electre avvicinò la mano alviso del ragazzo e gli fece una carezza e poi gli diede un bacio sulla guanciacome si fa con un fratello che è triste. Per Electre quello era un gestonormale e scontato. Per Xavi quel gesto fu una rivelazione... non era abituato atali semplici gesti. Con un sorriso ringraziò Electre ed entrò nella stanza.Quei gesti e quelle ultime parole lo avevano sconvolto. Aveva bisogno diriposare e starsene da solo.      

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