Faccio gli ultimi tiri di sigaretta, prima di spegnerla nel portacenere.
Mi sistemo meglio sul divanetto e, dopo poco, qualcuno mi appoggia una coperta addosso.
Alzo lo sguardo, incrociando quello di Irama.
Gli sorrido e lui fa lo stesso, sedendosi accanto a me.
«Quando hai cantato Sola... mi hai emozionato.» sussurra, quasi come se avesse paura a dirlo.
Ho gli occhi semichiusi e sto quasi per addormentarmi, ma quando sento le sue parole, di colpo mi giro dall'altro lato, ritrovandomi a pochi centimetri dal suo viso.
«Davvero?» chiedo, quasi incredula.
Annuisce.
Sorrido leggermente, facendo calare un silenzio interminabile in giardino.
Sento la sua mano accarezzarmi i capelli e mi rilasso sotto il suo tocco.
Mi sposta una ciocca dietro l'orecchio, poi, con il pollice mi accarezza delicatamente una guancia.
Con dolcezza, mi sistema meglio la coperta, prestando attenzione a non lasciare neanche un minimo spazio.
«Perché sei qui?» gli domando improvvisamente.
«Non lo so neanche io, ma so che in questo momento non vorrei essere da nessun'altra parte.» dice, provocando dentro di me una strana ma bella sensazione.