1. non sembra male.

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Vanessa 's pov
Infilo i piedi nelle calde ciabatte e apro l' armadio per vedere cosa posso mettermi. Vado in bagno a rinfrescarmi e poi torno in camera per indossare i vestiti che ho scelto. L' inverno è alle porte ma sembra essere iniziato già un mese fa.
Scendo di sotto in cucina e trovo un biglietto sul frigo. ' Ti ho lasciato i waffle per la colazione, buona giornata tesoro, ti voglio bene ❤,mamma '.
Strappo il foglietto ed esco i waffle dal freezer. I miei genitori sono tipi molto occupati che si alzano alle cinque del mattino per andare a lavoro, e io una figlia molto studiosa, che la mattina sembra uno zombie e che non ha la forza e la voglia di mettersi a cucinare.
Riscaldo i miei waffle nel microonde, li metto in un piatto e li immergo nello sciroppo d'acero e macedonia di frutta. Prendo il latte dal frigo e ne verso in un bicchiere. Mentre mangio apro Spotify e metto un brano a caso, preso dai miei brani preferiti di una delle tante playlist che ho. Un buon modo, secondo me, di iniziare la giornata.

Sparecchio, lavo i piatti e salgo in camera. Come trucco metto per la scuola solo correttore, mascara e rossetto. Prendo lo zaino, esco di casa e mi incammino verso la scuola. Questo, finalmente, è il mio ultimo anno di liceo e quindi potrò iniziare a vivere da sola e studiare in una facoltà di università che mi interessa. Riapro Spotify, estraggo le cuffiette dalla giacca e, partita la musica, canticchio per sentirmi più sveglia. Mentre cammino, intravedo la caffettiera dove io e la mia migliore amica Cindy andiamo a fare colazione. Oggi non verrà a scuola perché starà via una settimana dai suoi cugini, dato che gli zii sono fuori città.
Arrivo a scuola e mi incammino per il corridoio affollato di studenti strani e scatenati. Con grande fatica, arrivo al mio armadietto e metto i libri per le prossime lezioni. Sto per andare in classe quando noto un gruppo di ragazzi messi in cerchio e un ragazzo al centro. Uno di quelli, gli prende lo zaino e, capovolgendolo, butta tutte le cose per terra e le pesta.
Kith.
Sempre il solito.
Li raggiungo e separo quella banda di ragazzi dal poveretto.
<< Ehi Kith, senti la vuoi piantare? >> dico spingendolo.
<< Tu cosa vuoi, eh? >> ride seguito dagli altri.
<< Non avete niente di meglio da fare? Leggete un po', magari vi si aprirà quel cervello ancora chiuso!>> ribatto.
<< Oh, che paura! >> fa mettendo una mano sul petto continuando a ridere. Poi mi dice serio. << Stanne fuori, Scodelario. >>
Kith spinge il ragazzo e se ne va seguito dagli altri.
Sospiro e poi mi rivolgo al ragazzo accanto a me. << Come stai? >>
<< Bene, magnificamente. >> risponde senza guardarmi in faccia.
Si china e raccoglie le sue cose da terra. Mi chino anch' io per aiutarlo, anche se la lezione è già iniziata, ma non me la sento di lasciarlo da solo.
<< Non c' è bisogno che tu resti qui, posso pensarci da solo.>> dice come se c'è l'ha con me.
<< Scusa, volevo solo aiutarti.>> dico dispiaciuta.
<< Beh, non c'è motivo per cui debba prenderti tanto disturbo per me.>> si alza e va in classe.
Mi sollevo lentamente e resto ferma.
Ma perché quel ragazzo se l' è presa con me? Cercavo solo di essere gentile. Chi li capisce i ragazzi?
Busso alla porta della classe e, dopo essermi scusata con il professore per il ritardo, vado a sedermi al mio solito posto. Due minuti dopo bussano alla porta e compaiono un professore che non conosco, degli studenti e... lui. Solo ora mi accorgo che ha dei tubicini che gli passano dal naso.
<< Mi scusi prof, può tenere questi alunni per due ore? La classe non è disponibile oggi.>>
Il prof annuisce e continua la sua lezione. Gli studenti si mettono in fondo e, alcuni trovano posto nei banchi, altri stanno seduti per terra.
Il ragazzo dai capelli castano chiaro si siede per terra e fissa il pavimento. Il suo sguardo è davvero triste.
Non riesco a stare concentrata sulla lezione perché sono due ore che lancio occhiatine al ragazzo. A fine lezione mi rendo conto che il mio quaderno è completamente fatto di appunti scritti a casaccio.
Suona la campanella ed usciamo. Il resto delle lezioni non ha niente di nuovo.
Penso sempre a lui.
Mai mi era capitato di essere così distratta a scuola, e talmente tanto che cammino senza preoccuparmi se pesto o spingo qualcuno.
Arrivo all' ingresso e lo intravedo mentre scende le scale.
<< Meglio che non ti ci metti con uno come lui.>> mi fa una mia compagna del corso di chimica.
<< Perché? >> chiedo confusa.
<< Non lo hai visto? Non respira bene, respinge tutti, preferisce starsene per conto suo. Nemmeno le ragazze sopporta, si dice in giro che sia un maschilista.>>
Lo osservo di nuovo. A me non sembra proprio. Io direi, invece, che è: carino, triste, malato e bullizzato.
<< Io penso invece che siano solo cretinate, non sembra poi così male.>> dico convinta.
<< Come vuoi. Io non mi azzarderei nemmeno a baciarlo, potrebbe finire in coma dopo dieci minuti.>> fa disgustata.
É davvero così terribile? In coma?
Ma che! Sono stupidaggini.
Scendo le scale di corsa e lo seguo.
<< Ehi, aspetta! >> gli urlo da dietro.

Live // Thomas Brodie Sangster Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora