Capitolo 11. Notti ad Haruna

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«E tu che ci fai qui?» chiesi ad Akemi.
«Non ti ricordi?» rispose sorridendo «Dobbiamo ancora fare la downhill ad Haruna.»
«Non mi va... Kansuke è in ospedale...»
«Cosa!? Che è successo?»
«È andato a sbattere... Scusa, voglio rimanere solo.»
Saltai sulla mia 86 e misi in moto. In quell'attimo si avvicinò la ragazza della VTS «Non mi va di lasciarti solo...»
La guardai, poi le dissi di salire in auto e partimmo.
«Mi spieghi cos'è successo?»
«Beh, vedi...» e dopo un lungo discorso lei capì tutto e venne a conoscenza di ciò che successe.
«Ah, cosa si fa per amore...» sospirò.
«Eh no, eheh, anche tu no!» esclamai «Non. Sono. Innamorato. Di Mariko. D'accordo? Vedete di mettervelo bene in testa!» dissi, cominciando ad alzare la voce.
«Scusa...»
Sospirai «Allora... Volevi vedere la downhill?» domandai e lei annuì. «D'accordo, andiamo.»

Arrivati in cima, mi fermai, parcheggiai e scesimo dall'auto.
Lei si sedette sul passaruota della mia 86, io sul guard-rail.
«Akemi, come mai corri? Credevo che le auto non piacessero alle donne ma dopo ciò che ho visto... Devo ricredermi.» dissi.
«Sai, mio papà è un ex pilota. Correva proprio con questa Saxo VTS. Ovviamente adesso può circolare anche in strada.»
Quando parlava, non si scomponeva per nulla, era sempre seria ed aveva una voce delicata, piacevole da ascoltare.
«E tu invece?» mi chiese, guardando la 86 sulla quale era seduta.
«È stato un regalo di mio padre, sai... Alle superiori correvo con un kart che poi dovetti vendere. L'ho rimessa a posto, ho cambiato lo scarico, il filtro dell'aria e rifatto il setup.» dissi sorridendo.
Ci fu un momento di silenzio imbarazzante, poi dissi «Dunque, vuoi conoscere questo percorso?»
«Oh sì, andiamo!»

Dopo aver fatto la downhill, ritornammo in ospedale ed entrammo nella stanza di Kansuke - e dato che eravamo conoscenti ci fecero passare.
«Ehi, che piacere! C'è anche la ragazza della VTS.» salutò Mariko.
Kansuke dormiva, quindi cercammo di parlare a bassa voce.
«Bene... Come sta?» chiese Akemi.
Ci conoscevamo da poco, eppure sembrava molto interessata a noi.
«I medici dicono che si riprenderà presto, non ha grossi traumi, grazie per essere qui.»
«È il minimo!» esclamò Akemi.
Io ero vicino alla finestra della camera e guardavo fuori mentre ascoltavo i loro discorsi. Cominciava a piovere. Mi chiedevo come poteva essere successo tutto questo: prima non avevo molte persone su cui contare, ed ora...
Proprio in quel momento arrivarono Bunjiro, Maresuke ed Ayako. Quest'ultima abbracciò Mariko, si guardarono e sorridettero.
«Ragazzi, siamo in troppi, e meglio se ci vediamo domani.» proposi.
«Mariko, vuoi che resti io?» chiese Ayako.
«Non preoccuparti, prendi la mia 964 e vai a casa.» le sorrise.
Ci salutammo e ci ritrovammo nel parcheggio.
«Non ho più voglia di correre, per stasera almeno...» dissi.
«Già, nemmeno io...» commentò Ayako.
«Che ne dite se andiamo al Lago Haruna?» propose Akemi.
«A me piace l'idea.» rispose Bunjiro.
«E andiamo allora!» esclamò Ayako.

Al Lago Haruna...
Ci sedemmo su una panchina - dopo averla asciugata con una pezza sporca che tenevo sempre in auto - e cominciammo a parlare.
«Dicci di te Akemi.» chiese Ayako curiosa di conoscere il nuovo pilota.
«Beh, che vogliate che vi dica? Mio padre è un ex pilota, la Saxo è una vecchia auto che usava per le gare ed io sono innamorata persa delle corse.»
«Ci siamo allora.» le sorrise Ayako.
«Già.» dissi.
Fissammo il lago silenzioso per qualche minuto: aveva smesso da un di piovere da un po' e c'era quel piacevole odore di bosco ed acqua piovana.
Guardammo le stelle che erano a dir poco affascinanti, nonostante ci fosse ancora qualche nuvola.
«Sapete che ce ne sono altre miliardi di miliardi di stelle e pianeti così? E pensare che c'è gente che non crede negli extraterrestri, anche se, francamente, chiamarli così fa tanto da "appassionato di fantascienza"... Ad ogni modo. Provate a chiudere gli occhi ed immaginate la Terra» loro si guardarono sorridendo, poi chiusero gli occhi «immaginate quanto sia grande l'universo, fatevi due passi sullo spazio.»
«Ah, come sei profondo. mi derise amichevolmente Maresuke, poi ci mettemmo a ridere.
Akemi si alzò e mi disse di seguirla nella sua auto.
«Ve lo rubo solo un secondo!» esclamò Akemi, tirandomi per un braccio.
«Fa' pure!» esclamò Bunjiro sorridendo.
«Dove mi porti?» chiesi.
«Aah, quante storie. In macchina. Voglio parlare con te.»
«O-ok...» risposi.
Salimmo in auto, incrociò le gambe e si girò verso di me che la guardavo senza capire il perché di tutto quello che stava succedendo.
«Voglio correre con te.»
«Guarda che non sono un così grande pilota... E poi stasera non ho voglia, dopo quello che è successo»
«A me non interessa se sei o non sei un bravo pilota, voglio correre qui ad Haruna... Con te.»
L'aria si fece carica di emozioni e decisi di abbassare il finestrino.
Lei si mise a ridere poi mi sfiorò la mano e cominciò a guardarmi, sorridendo. Aveva uno sguardo come pochi, penetrante, di quelli che prima ti catturano e poi ti torturano dolcemente, pensando e ripensando...
«Non vuoi solo questo... Vero?» domandai.
«No» disse sorridendo «facciamo una passeggiata? Solo io e te...»
Io arrossii, poi accettai.
Fecimo qualche passo, poi lei mi diede la mano, come se nulla fosse.
Ed era bellissimo...
A volte le lanciavo occhiatine, per capirla meglio ma lei sorrideva ogni volta che lo facevo, come se mi nascondesse qualcosa.

Nella camera d'ospedale di Kansuke...
«Mi sbagliavo su di te, sai? Cioè... Voglio dire... Mi sono sempre fidato di te anche se mi hanno rassicurato le parole di quel ragazzo... "Ha occhi solo per te".» sorrise Kansuke.
«Beh, guarda amore che non sono come le altre ragazze!» esclamò Mariko. Poi appoggiò la testa sul fianco di Kansuke e quest'ultimo cominciò ad accarezzarle i capelli.
«Buonanotte amore.»
«Buonanotte tesoro mio.»

Storia di un piccolo PilotaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora