Capitolo 12 -Beatrice

19 3 2
                                    

Sono seduta sul letto di Martina, metro aspetto che esca dalla doccia. Ormai sono passati tre gironi da quando ho scoperto che Brian sta bene ed è uscito dall'ospedale e fremo dalla voglia di sapere se anche Martina lo sa o mi ha voluto tenere all'oscuro di tutto.
Continuo a cambiare canzone dalla mia playlist, perché tutte mi ricordano lui. È così frustrante. La parte peggiore è che non so nemmeno come fare a dimenticarlo, non mi sono mai ritrovata in una situazione del genere, prima. Dei passi mi fanno alzare lo sguardo ed una Martina bagnata fradicia avvolta nell'accappatoio di spugna mi compare davanti, formando una pozza ai suoi piedi. Mi sorride.
«Cosa ti va di fare oggi?» si tampona i capelli davanti allo specchio a figura intera e mi guarda tramite il riflesso. Mi lascio cadere all'indietro con un sospiro.
«Non lo so.» sblocco lo schermo del cellulare. «Sono solo le sei e mezza.» dico con un lamento.
«Se ti va ti posso piastrare i capelli.» annuisco felice e mi trascino in bagno. Il bagno di Martina è veramente grande, ma sempre in disordine, soprattutto dopo la doccia. Il mio sguardo passa da creme e lozioni il corpo sparse dappertutto, scrub lasciati ancora aperti, salviettine struccanti usate sul lavabo, elastici per capelli in ogni dove. Per non parlare dei trucchi. Non si direbbe che sia una ragazza così disordinata guardandola dall'esterno.
Mi siedo sopra il water e aspetto che la piastra si accenda. Martina va di la a vestirsi ed io rimango da sola, mentre si osservo nello specchio. Come vorrei sentire la sua voce, mi farebbe stare così bene, è proprio un bisogno fisico. Mi costringo a non fare stupidaggini e mi stringo le ginocchia sulla pancia per cercare di ignorare le farfalle che iniziano a sbattere le ali in un fastidioso vortice. Il mio celllulare di mette a squillare. Lo prendo subito, credendo forse che qualcuno da lassù mi abbia sentita e che questa chiamata sia di Brian. Quando mi accorgo che è un numero sconosciuto, sto per lasciar perdere, ma dando una rapida occhiata ai numeri, mi accorgo che è Zed. Dopo quello che mi ha fatto ho cancellato il suo numero, ma purtroppo lo so ancora a memoria. Le mie dita si spostano da sole sul tasto verde.
«Pronto?» dico, con una voce che mi sembra quasi estranea. In questo momento capisco di non essere più io, in un modo o nell'altro. Da quando ho capito che la realtà è che Brian non mi vuole più mi sento vuota, ma per davvero. Non mi sento né carne né pesce, un guscio vuoto, senza significato e non mi sopporto, perché so che è sbagliato. Sono giovane e potrò rinnamorarmi, in questo momento mi sembra impossibile, voglio solo lui, vicino a me.
«Bea, va bene per te?»
«Cosa?» chiedo, come uscita da una trance.
«Ma non mi hai sentito?» chiede Zed ridendo.
«Ehm, no. C'era il phon di sottofondo.» invento una scusa banale.
«Sei sola?»
«Sí, certo.» mi mordo un labbro mentre mi guardo allo specchio.
«Beh, mi chiedevo se stasera ti andasse di venire con me al luna park.» sento che trattiene il respiro. È così carino con me, cerca di starmi vicino perché ha capito come mi sento. Sorrido e non mi sorprendo quando la mia bocca si apre.
«Certo. Mi passi a prendere alle otto?»
«Oh, okay.» la sua espressione sembra sorpresa. «Credevo che mi dicessi di no.» ammette poi, lasciandosi andare in un sospiro liberatorio.
«Ci ho pensato.» lo prendo in giro e prima che possa dire altro chiudo la chiamata. Stringo il telefono al petto e senza che me ne accorga i miei occhi si posano sulla mia figura riflessa nello specchio. Sto sorridendo. Dopo tanto, un sorriso vero, senza malignità, puro e genuino, dal cuore. E la cosa mi spaventa, perché a farmelo spuntare è stato Zed. Anche dopo questo pensiero, però, continuo a guardarmi e continuo a sorridere. In quel momento entra Martina, con un pigiama e ancora i capelli gocciolanti.
«Ho pensato cosa possiamo fare questa sera.» mi informa, iniziando a pettinarmi i capelli.
«Mh, mh?» devo assolutamente inventarmi una scusa, non posso dire a Marti che esco con Zed, perché verrebbe anche lei all'appuntamento, non prima di avermi tirato un sacco di calci nel sedere e sicuramente quando vedrà Zed farà lo stesso con lui. Mi mordo un labbro, mentre aspetto che continui, ma lei sembra troppo presa a maneggiare la piastra con la mano destra e il pettine con la sinistra.
«Possiamo andare al cinema. Ci sono un paio di film che sembrano carini.» mi guarda di sottecchi tramite la figura del mio specchio.
«Beh, io in verità mi sono ricordata di avere già un impegno..» farfuglio. Wow, Bea, hai trovato davvero una scusa perfetta. Potevi impegnarti di più! Mi studia ancora per qualche secondo e poi sorride maligna, passandosi la lingua sopra i denti e spostando i capelli da un spalla all'altra, facendomi arrivare tante piccole gocce addosso.
«Ho capito, Brescani.» posa la piastra e mette le mani sui fianchi. «Tu esci con un ragazzo! Hai un appuntamento!»
«Cosa? No!» esclamo, più che altro stupita che mi abbia mascherato così facilmente. Lei ridacchia. «Come hai fatto?» chiedo infine.
«Per la verità ho sparato a caso.» poi mi fa l'occhiolino. «Credevo che pensassi ancora a Brian.» dice, mentre riprende a farmi i capelli. Incurvo le spalle e ritorno triste, ma solo per un attimo. Forse sto facendo la cosa sbagliata? Forse non è giusto in qualche modo passare da un ragazzo all'altro con tanta facilità, specialmente quando Brian è appena stato dimesso da un ospedale. Ma non sto facendo nulla di male, perché io e Zed usciamo come amici, o almeno per quanto riguarda me.
«Non intendevo dire quello..» si scusa Martina. «Solo che non me lo aspettavo.» mi si piazza davanti con i suoi lunghi capelli biondi inzuppati di acqua. Mi guarda negli occhi così intensamente che vedo il mio riflesso. «È giusto che tu vada avanti, ok? Adesso però voglio sapere chi è il fortunato.»
«Guarda che ti sei inventata tutto. Siamo amici.» mi mordo la guancia e proprio in quel momento mi arriva un messaggio.
Non riesco a leggere cosa ci sia scritto, perché appena leggo i numeri, capisco che è Zed. Emetto uno strilletto e lancio il telefono più lontano possibile. Atterra con lo schermo e sento un crick. Spero solo che non si sia rotto. Strizzo gli occhi per la mia stupidità e prima che possa allungarmi per prenderlo, Martina con uno scatto fulmineo lo afferra. Oh, cavolo.
«Non vedo l'ora di vederti. Z» continua a fissare lo schermo per un attimo ed io mi sono bloccata sulla poltrona. Perché ho così paura che mi sgridi? Forse perché in fondo so che ha ragione e che Zed probabilmente mi tratterà nuovamente male. «Oddio, non può essere.» dice e poi con l'impronta digitale lo sblocca. Mi butto su di lei, ma lei scappa in camera da letto e quindi atterro con un torno sul pavimento. Ahia, che botta. Ci impiego qualche secondo ad alzarmi e mi massaggio il sedere, che già indolenzito mi fa male. Zoppico e mi butto a pancia in sù sopra il letto, dove trovo Martina con la bocca aperta e il mio cellulare in mano.
«Stasera esci con Zed!» non dico niente per giustificarmi, perché ovviamente non servirebbe a nulla. «Non ci credo che tu possa farlo nonostante tutto.»
«Te l'ho detto siamo amici.» cerco di non farla arrabbiare troppo.
«Oh, davvero? È per questo che qualche giorno fa ti ha scritto che ti ama?» mi gira il telefono perché possa vedere e a quel punto chiudo gli occhi. Cavolo. «Tu stasera non esci con un verme come lui. Sono la tua migliore amica, devo impedirtelo.»
«Non dovevo andare avanti? Sono parole tue.» mi alzo dolorante e vado a sedermi sulla poltrona, distante da lei.
«Sì, ma tesoro così torni indietro. Ti ricordo he è un ex. È andato, via, passa oltre.» poi lascia cadere il telefono sul soffice copriletto e si affloscia sul cuscino. «Vengo con te stasera. Niente da fare.»
«No, perfavore.» la guardo storto. Sospira e continua a guardarmi, forse indecisa se prendermi a calci nel sedere o soffocarmi con un cuscino, oppure ancora meglio annegarmi in piscina.
«Okay, ma se farai qualche cavolata, giuro che..»
«Niente!» mi affretto a dire, prima che possa andare avanti con la sua affermazione. «Promesso.»
«Andiamo, che devo finire di metterti in ordine i capelli. Non vorrai uscire con Zed conciata così.» dice svogliata, ma non posso fare a meno di sorridere, proprio dal cuore.
«Marti,» la richiamo e lei si gira nella mia direzione, con lo sguardo un po' arrabbiato e pieno di pensieri, forse omicidi. «grazie.»
«Per cosa? Per permetterò di uscire con Zed?»
«Sì, perché so che non ti piace e che per te è tanto. Grazie per sopportarmi, sei un'amica.» vado vicino per abbracciarla.
«Non mi sembra di essere una vera amica. Le vere amiche ti impedirebbero di fare un cavolata simile.» lo stringo forte e le dò un bacio sulla guancia. Lei si lascia stringere, senza però ricambiare l'abbraccio. Sento la sua testa appoggiarsi nell'angolo fra il collo e la spalla. È ancora tutta fradicia, ma non mi importa, sono grata che nella mia vita ci sia una persona così, per tutto.

Manca qualche minuto alle otto, ma già esco di casa, perché non voglio che Tancredi sappia che ho un "appuntamento" con Zed, non potrebbe prenderla bene. Mi chiudo la porta alle spalle e mi guardo intorno. La moto di Zed è già parcheggiata davanti a casa mia. È appoggiato ad essa, con lo sguardo chino sul cellulare, intento a mandare qualche messaggio. Indossa un giubbino di pelle nera nonostante il caldo. Mi sposto i capelli lisci come spaghetti da una spalla all'altra. Cosa aspetto? Perché sono così agitata? Vengo scossa dal suono del mio cellulare, qualcuno mi sta chiamando. Sentendo il cellulare squillare, Zed si volta e mi sorride smagliante. Mi stava chiamando lui. Interrompe la comunicazione ed io vado verso di lui. Mi abbraccia forte ed io in punta di piedi annuso il suo profumo. Quando ci stacchiamo mi da un bacio sulla guancia, facendo scocchiare le labbra. Arrossisco, ma faccio velocemente scivolare i capelli davanti al viso e lo seguo dietro la sua moto. Mi ricordo ancora la prima volta che ci sono salita.
«Grazie per essere venuta.» mi dice e io come risposta appoggio la testa alla sua spalla, aspettando che parta.
La serata è passata incredibilmente veloce e quando mi accorgo che è già mezzanotte mi rattristo.
«Dovresti riaccompagnarmi a casa.» dico sorridente. Lui guarda l'orologio Casio.
«Ma è presto.» mette il broncio e diventa adorabile. Alzo le spalle, come per dirgli che non posso farci nulla. Ci dirigiamo verso il parcheggio e mi stringe a sé, posando il braccio intorno ai miei fianchi. Mi sono vestita con un paio di pantaloncini corti a vita alta ed un top nero, che mi lascia un po' di pelle scoperta sulla pancia. Sento le sue dita sulla mia pelle, il modo in cui le sue mani mi stringono a lui, delicatamente ma possessivamente, mi fa andare fuori di testa, perché mi ricorda noi. Il "noi" del passato, la "me" del passato e un po' mi manca. La nostalgia della ragazza che ero prima, senza troppi problemi e sempre sorridente, con la propria migliore amica sempre affianco. Sospiro, ma lui non dice niente, forse sta pensando la stessa mia cosa. Il clima freddo della mia città di montagna si fa sentire ed io rabbrividisco. Lui mi guarda e si toglie il giubbino. Me lo mette sulle spalle, senza dire nulla. In realtà non ho freddo, i brividi sono provocati da lui, dal suo modo di essere. Ho ritrovato con Zed una complicità passata, forse che neanche ricordo ci fosse mai stata.
In poco tempo siamo a casa e mentre ho la testa appoggiata alla sua spalla, mi accorgo che di tanto in tanto mi guarda dallo specchietto e questo mi smuove qualcosa dentro. Non so bene cosa.
Arrivati, mi accompagna fino alla porta, tenendo ancora la moto accesa.
«Grazie per la serata.» dico, togliendomi la sua giacca.
«Grazie a te, per essere venuta.» la afferra, guardandomi troppo intensamente negli occhi. Cavolo, questo ragazzo ci fa proprio fare, riuscirebbe a rimorchiare anche un albero. Mi abbraccia per salutarmi e dopo si ferma con la faccia davanti alle mie labbra. Emetto un verso sorpreso, quando sento nuovamente il suo respiro su di me.
«In questo momento vorrei tanto baciarti.» ammette e poi mi da un bacio sulla guancia. «Non proprio così, in realtà, ma me lo farò andare bene.» mi accarezza i capelli. «Buonanotte.» mi dice, andando via. Si mette il giubbotto in una sola mossa e parte via, facendomi un cenno con il casco.
Non ho avuto neanche il tempo di dirgli qualcosa, forse perché il cuore batteva troppo forte e forse perché avevo la bocca impastata. Il fatto che mi abbia baciata solo sulla guancia, mi ricorda il nostro primo appuntamento. Rimango ancora un attimo fuori a guardare il cielo e poi entro, cercando di fare il meno rumore possibile. Vado in camera mia e cerco in fondo all'armadio la felpa di Zed. Ce l'ho ancora. Non l'ho buttata, non l'ho incendiata come mi aveva suggerito Martina, non l'ho tagliuzzata come mi aveva suggerito Emilia, ma semplicemente l'ho riposta al forno del mio armadio, nel ripiano più basso. La tiro fuori e l'annuso. Non ha più il suo profumo. Dovrei riconsegnargliela, non ne ho più bisogno. La metto da parte e tiro fuori la maglia della Levi's di Brian, in bella vista. La indosso e mi addormento subito.

His Smile 2 - Il nostro per sempreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora