Capitolo 17 -Beatrice

18 2 0
                                    

Sono sdraiata sul divano, mentre tengo sulla pancia Sophia e Draw fra il fianco e il braccio. Ogni tanto fanno le bolle con la saliva mentre dormono o sospirano e ogni momento che li tengo vicini mi sembra di innamorarmi di loro sempre più. Mi scosto a dare un bacio sulla testa pelata si Draw e poi cerco di allungare il braccio per prendere il telecomando, senza però muovermi troppo, altrimenti si sveglierebbero. Quando finalmente ci riesco, mi accorgo che il programma che volevo vedere, è finito. Accidenti. Piego la testa e cerco  di chiudere gli occhi, addormentandomi, ma mi riesce difficile, perché non riesco a muovermi. Sbuffo. Con un guizzo degli occhi mi metto a perlustrare la stanza, alla ricerca del mio cellulare, ma purtroppo non lo vedo. Che bella idea ho avuto. Dormi con i gemellini, ti terranno compagnia, pensavo. Si mi terranno in una prigione. Cambio canale e metto suo cartoni animati, ben sapendo che non capiscono nulla perché troppo piccoli. Sguiscio via dal divano, cercando di far scivolare i bambini delicatamente della mia pancia. Mi ritrovo caduta di schiena sul pavimento, ma notando che i bambini sono sani e salvi, mi alzo in piedi e vado in cucina a prepararmi qualcosa da mangiare. Quando ecco: uno dei due piange. Dal pianto stridulo e fracassa orecchie direi che si tratta di Draw. Corro in suo soccorso, pronta a servirlo, anche se non ho idea di cosa si tratti. Non so come faccia, ma Nataly capisce di cosa hanno bisogno solo sentendoli piangere deve essere una dote da mamma. Lo prendo in braccio e cerco di cullarlo, ma urla così forte che mi da venire voglia di rintanarmi in un posto silenzioso e non uscire mai più. In quel momento si apre la porta di casa ed entra sorridente Nataly. Non sembra neanche lo senza urlare.
«Ciao, Bea.» mi guarda facendomi l'occhiolino. Corre come una libellula e lascia il borsone pesante pieno di libri e appunti sul bancone della cucina. Si toglie le ballerine nere e si scrocchia le dita dei piedi. Poi si dirige in bagno e si chiude dentro. Intanto io cerco di cullare il più possibile il piccolo, altrimenti sveglierà anche l'altro e allora si che sarà una tragedia. Busso alla porta del bagno del piano terra e qualche secondo dopo esce Nataly in mutande e reggiseno. Li guardo intensamente. Sono abbinati e di un bel colore lilla acceso, il reggiseno a balconcino, come piacciono a me, il seno gonfio per l'allattamento e delle mutande con molto poco tessuto sul dietro. Non dovrebbe essere un tipo completo da all'allattamento.
«Dimmi.» mi risponde, sorridente, ma stanca. I capelli biondi sembrano un po' unti, ma restano comunque splendidi.
«Draw non smettere di piangere.» dico, cercando di dandoglielo in braccio. Lei indietreggia, spalancando la porta.
«No, tesoro. Ho bisogno di un'oretta di pausa. Faccio la doccia, mi dò la crema, faccio qualche maschera.. ho bisogno di un po' di tempo per me.» guarda la faccia rossa del piccolo per il troppo sforzo fatto per piangere, le lacrime che gli coprono le guance e pieno di bava, che gli cola anche sui vestitini. Assume un'espressione compassionevole e piega la testa, di lato, come per contemplare meglio la creaturina.
«Ma piange e non smette.» mi lamento.
«Okay, di solito quando Sophia piange ha fame. Mangia sempre.»
«È Draw.» dico con tono d'accusa. Mi ha quasi sempre rimproverata quando non riconoscevo i gemelli, dicendo che le differenze sono tante e tutto un insieme di cose. E adesso lei, la loro mamma, si confonde? Allunga il collo per controllare e si morde un labbro.
«Ah, hai ragione.» certo che ho ragione, penso, sorridente. «Allora non so. Prova con il latte.»
«Tu hai il latte, ti ricordo.» la guardo scocciata con Draw in braccio che continua a scalciare con i suoi piccoli piedini.
«Bea, ho bisogno solo di un'oretta!» guarda oltre la mia spalla. Mi giro e seguo il seo sguardo. «Nella credenza più a sinistra c'è del latte che ho tirato stamattina. Dagli quello.»
«Quello,» il mio tono è sempre più impaziente, «è già finito. Gliel'ho dato qualche ora fa.» sbuffa spazientita. «Che cos'hai?» le chiedo, cercando di guardarla nel profondo.
«Sono solo stanca. Sono distratta e in questo periodo mi capita di avere la testa fra le nuvole.» ammette.
Non dico niente e provo a massaggiare il pancino di Draw, magari si calma. Sembra funzionare. Porto entrambi al piano di sopra, lasciandoli nelle loro culle.

His Smile 2 - Il nostro per sempreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora