Capitolo 7 -Beatrice

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Mi fiondo dalla porta con passo pesante e la apro violentemente: ad attendermi, con il solito sorriso ambiguo, i capelli scuri e vestita di nero c'è Emilia.
«Mi sei mancata così tanto!» le urlo abbracciandola. Lei sorride e mi stringe a sé. Quando ci stacchiamo colgo l'occasione per guardarla per bene: è strano vederla senza i suoi anfibi e nonostante sia stata due settimane in vacanza al mare, la sua pelle è candida.
Entra e si butta a mo' di sacco di patate sul divano, sospirando e guardandosi intorno. Alcuni giochi da infante sono sparsi sul pavimento e la casa è più in disordine del solito. Si alza a sedere e si gratta la testa, guardandomi.
«Mi ero dimenticata dei piccoli!» incrocia le gambe e si fa una coda alta, allungandosi per prendere una farfallina che suona. «Come stanno?»
«Sono tremendamente noiosi.» vado in cucina a prendere una bottiglia di succo d'arancia e la appoggio sul tavolino del salotto. «È soprattutto rumorosi. Piangono in continuazione.»
«Beata te che non devi sopportali tutto il santo giorno, allora.» Nataly ci raggiunge sorridente con una cesta piena di vestitini sporchi. «Ciao, tu devi essere Emilia. Bea mi ha parlato tanto di te.» appoggia la cesta sopra il tavolino pieno di riveste di gossip e si mette dei ciuffi biondi dietro le orecchie, scappati dallo chignon disordinato. Le tende la mano a Emilia, che alzandosi gliela stringe.
«Sì, sono io.» sorride e lascia le infradito ai lati del divano.
«Vuoi dei cioccolatini? Ne abbiamo una marea in dispensa.» Nataly riprende il suo lavoro e sparisce dentro il bagno, dove continua a trafficare.
«Quando fa così sembra una nonna premurosa.» dico ridacchiando. «Andiamo di sopra?» propongo, lasciandomi però sprofondare sulla parte di divano non occupata da Emilia.
«No.. il divano sta prendendo così bene la mia forma..» fa un verso sommesso e chiude gli occhi. Mi allungo in avanti in un'acrobazia per cercare di raggiungere il telecomando della televisione e nel cercare di farlo cado dal divano, picchiando la testa sul tavolino.
«Ahi!» dico, portandomi una mano in fronte. Emilia, invece che aiutarmi si mette a ridere in quel modo che mi piace tanto e prontamente mi scatta una foto. Non dico niente e mi limito a tirarle un sonaglino di Draw in testa.
«Voglio vedere i gemellini! Andiamo di sopra!» si alza con un sorriso e cerca di tirarmi su dal tappeto, ma mi divincolo e rotolo più in là.
«Bea, vado a prendere i cioccolatini.» mi dice, sparendo in cucina. Svogliatamente mi alzo e vado in camera di Draw, dove inaspettatamente trovo Tancredi.
«Credevo non fossi a casa.» mi avvicino a lui e gli metto una mano sulla spalla, guardando il piccoletto dormire da sopra la sua testa. La tutina arancione risalta con il colore scuro dei suoi capelli.
«Sono tornato da poco.» dolcemente gli stringe la manina e quando sembra svegliarsi, spaventato di sposta all'indietro.
«Se lo dovessi svegliare, Nataly ti ucciderà.» lo osserviamo ancora un attimo, con il fiato sospeso, ma Draw non sembra aprire gli occhi. La porta si spalanca.
«Ah, Bea sei qui. Ho trovato i cioccolatini!» dice con la bocca piena zeppa di Ferrero Rocher e il volume troppo alto. Le urla del piccolo non tardano a farsi sentire e qualche secondo dopo anche Sophia inizia la sua cantilena.
«Ah, io non sono stato.» Tancredi alza le mani sopra la testa ed esce dalla stanza.
«Mi dispiace.. non credevo stessero dormendo.» mi lancia un cioccolatino, ma colpisce il piccolo nella culla, che inizia a scalciare. Trattengo una risata e prendo il cioccolatino vicino al bambino. In quel momento Nataly entra nella stanza e ci vede ridacchiare e mangiare cioccolato.
«Perché li avete svegliati?» esasperata va verso Draw e per un attimo non sembra sapere come prenderlo, ma poi, appena è nelle sue braccia sembra calmarsi un po'.
«Non lo abbiamo fatto apposta.» dico, restando seduta sopra la sedia sulla quale prima c'era Tancredi.
«Beh, potevi anche non tirargli i cioccolatini addosso, Bea.» a queste parole alzo la testa sbalordita. Sta palesemente mentendo!
«Cos.. non sono stata io a..»
«Non mi interessa. Portateli al parco, entrambi. Non si può stare un attimo in silenzio in questa casa. Devo studiare.» mi passa velocemente il piccolo in braccio.
«Ma aspetta, non posso leggergli la "Storia di Wuella" e aspettare che crollino nuovamente nel sonno? Di solito funziona.» azzardo, cercando con lo sguardo il libro con la copertina viola nella stanza.
«No, uscite di casa.» detto questo se ne va e prima di uscire prende una manciata di cioccolatini dalle mani di Emilia.
«Sembra proprio che dobbiamo uscire.»
«Ma io volevo rimanere in casa a non fare niente.» sbuffa, mordendo a metà un altro Rocher. Deve averne mangiai almeno una decina a giudicare le cartacce sul pavimento.
«Lo so.» mi alzo e inizio a scendere le scale. «Vai a prendere Sophia.»

His Smile 2 - Il nostro per sempreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora