Capitolo 9 -Beatrice

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«Fa così caldo!» Martina inizia a sventolarsi la faccia con le mani, cercando di rinfrescarsi un po'. Sorride a tutte le persone che vede passare e ha gli occhi un po' brilli. Stranamente per una volta non sono io quella ubriaca. La osservo, mentre si siede su un marciapiede e come chiude le gambe per non fare vedere le mutande. Assume una posizione molto sexy e buttando la testa all'indietro chiude gli occhi. I suoi lineamenti sono rilassati, le lacrime sono state sostituite da strati di fondotinta, correttore e illuminante. Gli occhi sono truccati ad arte, così come le labbra. Ogni traccia del suo dolore sembra essere sparita.
«Bea, vieni, siediti qui vicino a me.» mi fa segno si raggiungerla. Sospirando, metto le mani nelle tasche dei miei pantaloncini corti e mi siedo. «Dobbiamo fare queste serate più spesso!» non sembra essere propriamente ubriaca, solo un po' brilla.
«Lo so. Magari la prossima volta invitiamo più gente.» dico, mentre la vedo aprire la home di Instagram. I suoi occhi sono illuminati dalla luce del telefono. Alcuni ragazzi ci passano accanto e ci fischiano. Nessuna delle due li degna di uno sguardo. Il vestito di Chanel che indossa sembra essersi sgualcito per via dello sfregamento sulle mattonelle del marciapiede, ma non sembra farci caso. La scollatura profonda sul retro le scopre tutta la schiena. Mi sporgo un po' più indietro per vedere quella cicatrice, cercare di capire come se la sia fatta, cercare di prendere un po' del suo dolore, di alleggerirla. Però i suoi capelli lunghi coprono la visuale. Si gira, cogliendomi sul fatto. La guardo con aria disinvolta e lei mi sussurra all'orecchio di andare a casa. Sto per dirle di sì, quando scorgo Zed entrare nel bar di fronte a noi. Le afferro il braccio e lei si gira intontita, seguendo poi il mio sguardo e puntando gli occhi sul ragazzo in questione. Lui mi nota e mi fa un leggero sorrisino. Saluta qualche suo amico, dice qualcosa e poi viene nella nostra direzione. L'altezza imponente, la pelle abbronzata e il gel fra i capelli lo rendono un modello delle riveste patine che legge Martina. Mi agito e inizio a picchiettare velocemente un piede sull'asfalto.
«Puoi lasciarci un attimo soli?» domando a denti stretti a Martina, sperando che non mi senta, visto che è abbastanza vicino.
«Basta che non lo baci.» gli rivolge un'occhiata da capo a piedi e quando si ferma davanti a noi lo squadra ancora un po'. «Sei avvisata, Brescani.» mi avverte e mentre cerca di alzarsi perde l'equilibrio sui suoi sandali tacco dodici. Zed si avvicina per darle una mano, ma lei si tira velocemente indietro e si mette una mano sulle palpebre, poi con disinvoltura forzata si allontana.
«Ehi, ciao.» mi saluta con l'aria un po' sfacciata, le mani in tasca e il sorriso arrogante di chi sa essere irresistibile. Lo osservo per un attimo e poi gli sorrido, facendogli segno di sedersi vicino a me.
«Ciao, Zed.» si siede sospirando e girandosi dalla mia parte. La camicia bianca fa risaltare la sua carnagione.
«Ti va di bere ehm.. qualcosa con me?» mi guarda negli occhi, sbattendo le sue lunghe ciglia. La sua voce così vellutata, calda e profonda mi era mancata. Senza sapere il perché sento il bisogno di accarezzarlo e toccarlo, così gli poso una mano sul viso. Lui sussulta, forse aspettandosi uno schiaffo, ma poi i suoi lineamenti si rilassano sotto il tocco della mia mano. La pelle è liscia, senza traccia di barba e adesso che me ne accorgo profuma tantissimo. Imbarazzata da quello che ho fatto la ritraggo. Lui appoggia la sua mano sopra la mia e intreccia le dita.
«Non lo so.»
«Come non lo sai?» mi domanda incerto.
«Sono con Martina. Non posso lasciarla sola e poi è tardi, devo andare a casa.» butto lì, dando una rapida occhiata all'orologio. Sono solo un quarto alle tre e adesso che lui è qui mi sento più sveglia che mai. Non so per quale ragione, ma sento di volergli fare mille domande, senza sapere però da quale iniziare e senza voler davvero sapere una risposta, stargli accanto fino a quando non mi addormento, svegliarmi con il suo profumo addosso. Improvvisamente sono spaventata dai miei pensieri: cos'è che voglio? Gira la testa per guardarla un attimo.
«Ha un caratteraccio. Però sembra essere sicura di sé.» ammette, sorridendomi, facendo riflettere il suo sorriso nei miei occhi.
«Stai bene con il brillantino sul dente.» dico senza pensare, mentre continuo a fissargli le labbra. Devo ricordarmi le parole di Martina: non. Devo. Baciarlo. Si passa la lingua sopra e poi si inumidisce le labbra.
«Grazie.» fa scivolare lo sguardo sulla mia figura, facendo bruciare ogni singola terminazione nervosa del mio corpo. Prima in mezzo al seno, poi giù per la pancia, fino a posarsi sulle mie gambe nude. Toglie la mano dalla mia e la appoggia sul mio ginocchio. Osservo un anello che ha al pollice. Non lo avevo mai visto portare anelli. Questo è grande, spesso e con una testa di teschio.
«A cosa pensi?»  mi chiede ad un tratto.
«A noi.» ammetto, mentre il mio sguardo incontra il suo. Rimaniamo in silenzio, mentre continuo ad osservare il suo sguardo, cogliendo tutte le sfumature dei suoi occhi.
«Anch'io ho pensato a noi, spesso.» mi confessa, interrompendo il contatto visivo solo per sbattere le palpebre.
«Davvero?» non so se la mia sia speranza. E non so perché mi interessi. Devo solo ricordarmi come mi ha trattata: mi ha tradita, umiliata, resa ridicola davanti agli occhi dei suoi amici e anche ai miei. Con questo pensiero gli tolgo la mano dalla mia coscia e mi scosto un po' più in là.
«Sì, certo. Ti ho già detto che mi manchi.» cerca di prendermi nuovamente la mano e lo lascio fare. «..E voglio una seconda possibilità.» sospiro. Quelle parole mi rimangono appese al cuore e pesano. Non mi piace essere dubbiosa, vuol dire che sono indecisa! Non posso credere che il mio cuore sia così ingenuo da farsi nuovamente abbindolare da uno scemo come lui, devo seguire il cervello per la miseria.
«Non posso dimenticare il passato.» dico, preparandomi a quello che dovrò dire dopo. «Non voglio. Quello che mi hai fatto..» lascio la frase in sospeso. «Mi hai ferita, Zed.»
«Lo so e mi dispiace, mi scuso immensamente. Però sono cambiato.» faccio segno di no con la testa, ma lui prende entrambe le mie mani fra le sue che, stranamente, sono fredde. «Dimmi quello che vuoi che faccia. Lo farò.»
«Non lo so neanch'io.» inaspettatamente una borsa colpisce la guancia di Zed, facendolo urlare per il dolore. Mi giro per vedere chi possa essere lo stupido e mi accorgo che è Martina.
«Marti, ma cosa hai fatto?!» mi dirigo verso Zed che si tiene la guancia rossa. Guarda male Martina e sussurra a denti stretti degli insulti.
«Mi sembrava che ti stesse per baciare, così sono intervenuta.» dice risoluta e per niente pentita. Sembra essere fiera di avermi difeso.
«Ma non lo avrebbe fatto!»
«Prevenire é meglio che curare, fidati. Se ne ricorderà in futuro.» mi prende a braccetto e mi trascina via. Zed è in piedi e mi vede andare via. Mi giro indietro e noto solo il suo sguardo triste.
Quello che dice è vero? O è solo un'altra presa in giro?
Martina mi colpisce con la borsa in testa.
«Ahia! Smettila con questa borsa.» cerco di strappargliela di mano, ma lei la nasconde sotto l'altro braccio.
«Non penserai mica di rimetterti insieme a lui, vero?»
«No.. certo che no.» mi mordo un labbro, mentre gli occhi indagatori di Martina mi scannerizzano.
«Dio.. sei così stupida. Tu ci cascherai di nuovo e lui ti prenderà in giro.»
«Era sincero.» puntualizzo, mentre le stringo più forte il braccio mentre scendiamo un paio di scalini. Non voglio che cada per terra con quei suoi trampolini ai piedi.
«Sai che sei una scema e fidarti?»
«Sai che diventi leggermente violenta quando bevi?» mi sorride, mostrando il rossetto rosso sui denti. Rido ad alta voce, mentre lei non capisce il perché.
Quando saliamo in macchina, si addormenta subito e prima di partire ne approfitto per mandare un messaggio a Zed.
-Dammi dieci ragioni perché vuoi una seconda possibilità.-
Invio e metto in moto, ma dopo qualche secondo me ne arriva un altro, così lo leggo.
-Ne basta una-
Aspetto che scriva un altro messaggio.
-Perché ti amo-
Il mio cuore perde un battito, sento che le guance diventano rosse e improvvisamente mi sento accaldata. Quando mi accorgo di star sorridendo, capisco di essere nei guai.

His Smile 2 - Il nostro per sempreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora