Capitolo 16 -Beatrice

8 2 0
                                    

Come quasi tutti i pomeriggi sono a casa di Martina a deprimermi, però oggi sono abbastanza positiva, perché ci stiamo documentando sul nostro ipotetico viaggio a Miami. Scorro sconsolata i prezzi dei biglietti aerei, troppo costosi. Martina intanto sta facendo geografia, ma mi ascolta, commentando di tanto in tanto con la sua opinione. È china a scrivere sulla sua scrivania ed essendo seduta scomposta, ha tutta la schiena storta.
«Sai, andare in America, soprattutto a Miami è da sempre stato il viaggio dei miei sogni.» le confido, guardandola. «Avrei voluto farlo con il mio fidanzato e alcuni amici. Ho sempre pensato che sarebbe stato divertente. Solo che Brian non c'è più.»
«Troverai di meglio.» cerca di consolarmi.
«Non credo, ma sto cercando di ficcarmelo in testa, che non ritornerà. Alcuni momenti però sto proprio male. Però si superano.» Martina sembra sorpresa da questa mia "positività" e si gira un attimo per vedere che sia ancora io. Picchietta la punta della matita sulla scrivania, fino a romperla. Emette un verso gutturale.
«Non ce la faccio più a fare queste cartine con la carta lucido. Mi si incrociano gli occhi!» spegne la lampada che le faceva luce e si gira nella mia direzione, dedicandomi la sua completa attenzione.
«Se vuoi posso pagarti metà del viaggio.»
«No.. non te lo chiederei mai.» la guardo storto.
«Sono io che mi offro. Sarà divertente.» mastica la cicca e poi fa una bolla talmente grande che le scoppia sul naso. Ride e cerca di togliersi i rimasugli con le dita, che ora sono tutte appiccicaticce. Viene verso di me e mi si sdraia vicino -non prima di essersi pulita le mani suoi miei jeans- e appoggia la sua testa alla mia. Sospira e chiude gli occhi. Rimaniamo per un po' così, in silenzio. Dovrei parlarle dell'appuntamento con Zed? No, meglio di no. Si arrabbierebbe di sicuro e inizierebbe con le sue prediche da mammina. Mi stacco leggermente da lei, perché per il troppo caldo le sto sudando addosso.
«Sai che ho incontrato Izaura?» le dico, guardando il soffitto e cercando di spingerla un po' più in là perché non ho abbastanza spazio sul cuscino per appoggiarci la testa. Argomento perfetto. Sarà sicuramente felice quanto lo sono io.
«Davvero?» la sua voce ha un'emozione nascosta. Non riesco a capire quale sia perché non mi guarda e lei con gli occhi comunica tutto.
«Sí. A un parco.» evito di dirle quale sia perché sono sicura che mi farebbe troppe domande alle quali non ho voglia di rispondere. Non dice niente. Le tiro un gomitata leggera nelle costole. «Non dici niente?»
«Cosa devi dirti? Meglio che stia zitta.» si volta, girandomi la schiena.
«Cosa c'è?»
«C'è che se diventerete nuovamente amiche io non avrò più nessuno. Tu sei la mia amica più vera e non posso perderti. È ovvio che fra me e lei sceglieresti lei, ma lo accetto. È la tua perfetta metà. Non c'è competizione. Io sono la seconda scelta.» inizia a muovere la su e giù e capisco dal suo tono di voce che sta piangendo. Mi metto a cucchiaio con lei e cerco fin quando non trovo la sua mano. Intreccio le sue dita con le mie.
«Non dire mai più così.» infilo la testa fra i suoi capelli biondi e chiudo gli occhi per evitare che mi diano fastidio. Profumano del duo shampoo prefeitto. «Tu sei tu e non potrei chiedere di meglio. Nonostante l'antipatia che è sempre stata presente fra noi due, quella sera del mio compleanno, non hai esitato a venire ad aiutarmi. Mi hai trovato a pezzi e li hai rimessi insieme, uno ad uno.» il suo respiro si calma. «E non sei una seconda scelta, sei semplicemente una fantastica sorpresa che la vita mi ha donato e non potrei essere più grata. Chissà dove sarei se non ci fossi tu.»
«Sicuramente non a Miami.» mi canzona e con una ginocchiata la faccio cadere dal letto.
«Ero seria!» la guardo mentre scappa in bagno ad asciugarsi il trucco colato. Quando ritorna allarga le braccia ed io l'abbraccio forte, aspirando il suo profumo, che sicuramente avrà pagato una fortuna.
«Andiamo a mangiare? Sto morendo di fame.» mi confessa, toccandosi la pancia.
«Tu pensi sempre a mangiare!» mi alzo e vado in cucina. Prendo una bottiglia d'acqua e la bevo al muso. Marti mi segue e si apre un pacchetto di biscotti.
«Piuttosto andiamo a correre. È da tanto tempo che non mi alleno.»
«Lo farai da sola. Io non ho intenzione di sudare sotto il sole delle tre. È da matti.» sbrana i suoi dolciumi senza neanche chiedermi se ne voglio uno. «Piuttosto guardiamoci una serie tv. È da molto che non ne iniziamo una nuova.» la guardo diffidente, indecisa fra quale delle due scegliere e lei coglie la palla al volo. Si alza in punta d piedi e apre un'anta di una credenza e ne tira fuori un pacchetto di patine, quelli grandi. Poi prende un altro sacchetto di pop corn.
«Un'informazione, dove li metti tutti questi grassi?»
Mi fa la linguaccia, mostrando il piercing argento in mezzo. Quando non c'è scuola lo porta sempre.
«Allora, una noiosa e stancate corsa, dopo la quale sarai sudata e puzzolente» piega la labbra all'ingiù e di finge triste «oppure una divertente serie tv e alla fine sarai contenta, soddisfatta e felice?»
«E grassa aggiungerei.» la trascino per un braccio fino in camera e la obbligo a cambiarsi. Non può certamente venire a correre in mutande e con la maglia del pigiama.
«E struccati, nel caso il sudore ti gocciolasse negli occhi.» le dico, mentre la aspetto vicino alla porta e mi allaccio le scarpe.
«Che orrore!» la sento urlare. Ridacchio mentre la aspetto davanti alla porta d'uscita, sotto l'aria del condizionatore. Poi arriva in salotto e la vedo una delle poche volte senza trucco: niente correttore, né fondotinta, non ha neanche le ciglia finte. È bellissima, le si vedono le lentiggini che sotto quegli strati di fondotinta e illuminate spariscono. Ne ha poche, solo sul naso, sembrano dipinte. Lei non si accorge di quanto è bella in realtà, in confronto a lei sembro una cozza uscita male.
«Guardami! Sembro una mummia.» si lamenta, mentre impugna il deodorante che si era vietata dal bagno e si spruzza metà tubetto per ascella. Alla fine si ritrova in una nuvola di borotalco e inizia a tossire.
«Non mi prendere in giro, non voglio puzzare.» usciamo di casa e mettiamo entrambe i nostri telefoni nel reggiseno sportivo, perché non abbiamo tasche. Poi lei mi dà uno dei suoi auricolari bluetooth e iniziamo a correre per le vie della nostra città.

His Smile 2 - Il nostro per sempreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora