Capitolo I

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Azzurra. Il nome deriva dall'omonimo aggettivo che indica l'azzurro, il colore del cielo. Etimologicamente, il termine azzurro deriva dall'aggettivo persiano che designava i lapislazzuli o gli zaffiri.

È stata mia madre a volere questo nome, mio padre avrebbe preferito un nome un po' più altezzoso e aristocratico tipo non so, Lucrezia, ad esempio. Ma lei insistette così tanto che alla fine lui volle accontentarla. Era un nome che le faceva pensare alla libertà e all'immensità del cielo; non voleva darmi un nome di quelli così aristocratici, al quale poi avrei dovuto adeguare la mia vita. Sarei dovuta essere così: una ricca figlia di un famoso onorevole con la puzza sotto al naso, una che sta negli schemi, è il nome che lo impone d'altronde. Non puoi portare un nome così rigido e imponente e fare quello che vuoi, no, è proprio contro natura. Azzurra invece, Azzurra poteva farmi sentire libera di essere ciò che volevo essere, di sviluppare la persona che avrei voluto essere indipendentemente dal nome, che si sarebbe adattato a me e non io a lui.

E io non lo volevo questo nome, non la volevo questa responsabilità di decidere chi diventare. Non sono coraggiosa, non sono decisa, non sono determinata. Non fa per me un nome così libero. Avrei voluto un nome di quelli che stanno entro gli schemi, sarebbe stato più facile capire chi essere, e invece sono qui, ho 19 anni e non so ancora chi sono e di questo nome, Azzurra, non me ne faccio proprio niente.

Sono la figlia di un importante onorevole, Flavio Romano, che di importante per me, ha solo il nome. Mia madre, una volta era una giovane rivoluzionaria ma ora è anche lei divenuta schiava della società, dice che dovrei essere meno dura con lui, e che in fondo mi vuole bene, ma io non so come possa fare a volermi bene un uomo che mi rivolge la parola solo per dirmi di stare zitta e di non stargli fra i piedi. Lei dice che è solo molto stressato dal lavoro, sarà, ma io sono 19 anni che aspetto di conoscere mio padre e ancora non so chi è.

Ho sempre vissuto con la governante principalmente, i miei non ci sono mai. È una cosa di lavoro, dicono, e poi non tornano a casa per mesi. Marisa, la governante, dice che è normale, che mio padre fa un lavoro impegnativo e che io per adesso devo solo impegnarmi a non dargli preoccupazioni. Io penso che lei dica questo solo per leccargli il culo e per tenersi stretto questo posto di lavoro.

Fortuna che con me ci sono Emma e Carlo, i miei migliori amici. Loro sono gente fuori dagli schemi, di quelli a cui non importa nulla della gente, sono così, un po' matti, e sono meravigliosi. Sanno quello che vogliono e non ne sbagliano una, diciamo che sono me capovolta al contrario, sono la mia metà, tutto ciò che mi mancava per essere completa. Penso che se da un momento all'altro decidessero di sparire dalla mia vita mi sentirei incompleta, non mi sentirei più piena e perderei quel senso di sazietà che solo loro riescono a darmi. A volte penso proprio che vorrei essere come loro, così cerco di passarci il maggior tempo possibile, si dice che si finisce per assomigliare alle persone a cui si sta accanto e io spero proprio che sia così e che finirò per somigliare a loro.

Ho scelto legge all'università, non sapevo che scelta fare, poi ho pensato di studiare legge, nelle leggi ci sta sempre scritto ciò che è giusto fare, così ho pensato che studiando lì sarei riuscita a distinguere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato, e almeno nella vita non sarei diventata una persona ingiusta.

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