Capitolo III

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"È una cazzata" mi dico. "Che urli a fare? Pensi che possa sentirti? Non sai nemmeno dov'è!" dice una vocina nella mia testa, ma la ignoro, si voglio ignorarla, "mi sentirà prima o poi" penso, e il secondo dopo penso che sono proprio una stupida e non capisco perché continuo a fare cose senza senso. Sembro ubriaca, la gente che mi conosce penserebbe sicuramente questo, io così timida e insicura, messa qui, in piedi a centro di piazza a urlare il nome di un ragazzo che ho appena conosciuto. Si, mi sento proprio ubriaca e forse un po' lo sono, non ho bevuto nulla, ho solo assorbito un po' di lui e adesso non capisco più nulla. Prendo la metro, tornerò a casa e dimenticherò questa giornata e quello strano tipo dallo sguardo magnetico. Mi squilla il cellulare, Emma, è tornata da Berlino e propone subito una cena, deve raccontarmi tante, troppe cose, dice eccitata al telefono, ci sarà anche Carlo, non posso mancare, dice, e io come al solito mi faccio pregare, e alla fine accetto, alle nove in punto sarò sotto casa sua e stacco.

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