Prologue

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Andando in giro con l'amatissima Berlina di mio padre, il giorno prima dell'inizio del mio ultimo anno di scuola, mi resi davvero conto di aver sprecato la mia vita sessuale. Sì insomma, una scopata di qui, una di là, qualche pompino a una festa... Mai nulla di serio.
Io non ero molto un tipo da relazione seria e duratura, in un certo senso mi divertiva vedere degli sconosciuti contorcersi dal piacere sotto le mie spinte potenti e scoordinate, consapevoli di non vedermi mai più e con il solo desiderio di essere riempiti dal mio sperma. Avevo sempre preferito una scappatella a una relazione vera e impegnativa, essendo un ragazzo piuttosto conteso non mi dovevo preoccupare di rimanere senza partner, e per questo ignoravo completamente qualsiasi richiesta di fidanzamento.

Un pensiero così non lo avevo mai fatto, tanto meno mentre ero alla guida con un ragazzo brillo nei sedili posteriori. Eppure avevo quella strana impressione... Un'idea di cambiamento forse? Oppure una semplice voglia di provare qualcos'altro? Ad ogni modo, misi quel pensiero da parte e mi concentrai sulla guida per portare a casa quel povero ragazzo, ovviamente casa mia.
I miei non erano molto d'accordo riguardo questo mio atteggiamento, ma ci convivevano e offrivano sempre la colazione a ogni ragazzo che portavo a casa.
Erano gentili dopo tutto, solo non erano d'accordo.
____

Scesi dall'auto e aprii lo sportello posteriore per far scendere il ragazzo. Penso si chiamasse Bryan o qualcosa di simile. Non mi è mai interessato più di tanto il nome in quelle situazioni.
Lo aiutai a scendere e lo portai in casa, facendolo accomodare sul divano del salotto tutto in tinta color crema e tornai sui miei passi per chiudere la porta.
Quella sera i miei erano andati a cena da alcuni amici, quindi avrei potuto scoparlo dove e quanto volevo.
Infatti lo scopai sul divano per due ore.

Fu una serata davvero interessante, quel ragazzo mi succhiava pure l'anima e potevo quasi immergermi nel suo buco.
Ripeto, fu una serata davvero interessante.
Quando tornarono i miei genitori ero già nel letto a messaggiare con mia sorella, mentre l'altro ragazzo era a casa sua a prenderselo nel culo dal suo fidanzato.
Ma non in senso piacevole.
Si ecco, quando arrivammo a casa sua davanti alla soglia c'era un ragazzo magnifico in boxer che ci fissava, e quando feci retromarcia vidi i due che iniziavano a litigare mentre tornavano in casa.
Beh non erano affari miei e me ne sono andato più in fretta possibile, prima di assistere a una possibile scena del crimine.
Non era sicuramente la prima volta che accadeva una cosa del genere, insomma tutti i ragazzi fidanzati avevano bisogno di uno stacco dalla routine, qualcosa che gli facesse venire voglia di nuovo di andare dal loro ragazzo e parlare seriamente della propria relazione in qualche modo piena di lacune, e magari di lasciarsi.
Anche questo però, non era affar mio.
_____

Poco prima di addormentarmi capii che effettivamente il giorno dopo sarei dovuto tornare a scuola per l'ultima volta, così mi alzai di scatto, afferrai lo zaino posto nell'armadio a sua volta posizionato dall'altra parte della stanza e lo riempii con il più gran numero di matite e fogli che riuscii a trovare, senza badare troppo alla natura di quei fogli e alle matite tutte rosicchiate e spuntate.
Non dimenticai di mettere dentro i compiti estivi incompiuti, le cuffiette e qualche sterlina per la colazione; dopodiché chiusi la zip dello zaino e mi rituffai nel letto, chiudendo gli occhi e beandomi dell'arietta fresca che entrava dalla finestra semi aperta, lasciandomi alle spalle l'ultima estate da studente stressato e insonne.

Dopo tanto tempo quella sera feci un sogno. Uno di quei sogni che quando ti alzi dici "wow, che figata!" e rimani tutto il giorno a pensarci fino a quando non ti addormenti di nuovo nella speranza di riuscire a continuarlo.
Ebbene, in sè il sogno era abbastanza semplice, ma abbastanza particolare e dai mille significati.

Ero seduto su uno scalino al di fuori delle porte scolastiche mentre fumavo una sigaretta e leggevo sul telefono un messaggio proveniente da un numero sconosciuto, quando vidi arrivare un ragazzo con addosso solo un paio di mutande e delle infradito rovinate, in mano una lattina di birra.
Mi disse qualcosa come: "io sono te, fratello" e mi superò entrando nell'atrio.
Poco dopo ne arrivò un altro, simile al precedente, vestito con una maglietta bianca, dei jeans blu e delle converse completamente bianche e rovinate.
Mi si avvicinò, mi posò una mano sulla spalla e disse: " Dovresti essere me, fratello", poi si voltò e tornò sui suoi passi, per sparire dietro una siepe.
Dopo questo, arrivò un terzo ragazzo, vestito in modo elegante, che, avvicinandosi a me, diceva parole incomprensibili, fino a quando non si sedette di fianco a me e mi prese il cellulare. Lo ruppe calpestandolo e mi accarezzò i capelli, alzandosi e andandosene.

Quando mi svegliai pensai a quanto fosse bello l'ultimo ragazzo, ma il pensiero che mi venne in mente subito dopo fu quello di andare a scuola, senza stare lì a fantasticare troppo sui miei sporadici sogni.

Così mi alzai, mi preparai, misi lo zaino in spalla e corsi verso la mia macchina, salendo e partendo finalmente verso quello che sarebbe stato il mio ultimo primo giorno di scuola.

[SOSPESA] Mon (gay) professeur de François | Larry Stylinson AU Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora