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Non mi aspettavo così turbolento quel giorno. A partire da tutti quelli che appena entrato iniziarono ad urlare cose incomprensibili, procedendo al fatto che incontrai il ragazzo della sera prima con il suo fidanzato, finendo con una bella azzuffata completa di lividi e graffi, senza risparmio di colpi.
Ho riassunto troppo? Okay, parto dall'inizio.
Entrai a scuola come sempre con due minuti in anticipo, salutando Stan il bidello e dirigendomi a passo spedito verso la mia aula, pronto a sorbirmi una lunga prima ora passata a ricevere fogli su fogli e ammonimenti vari riguardanti l'esame che avremmo sostenuto alla fine dell'anno, che ci avrebbe portato nel mondo adulto e tutte quelle cazzate lì.
Il punto è che io non arrivai mai in quell'aula a quell'ora.
Ero quasi arrivato alla parte di corridoio in cui si trovava l'aula, terza porta a destra, quando iniziarono tutti a urlare e incitare qualcuno che non vedevo.
Feci un passo avanti spavaldo e rabbrividii quando vidi davanti a me il fidanzato del ragazzo con cui ero andato a letto la sera prima, un metro e novanta di figaggine e muscoli, pronto a ridurre in polpette me e chiunque avesse incontrato dopo.
Nonostante mi stessi letteralmente cagando addosso, cercai di mantenere una voce ferma e un atteggiamento indifferente.
《Incitano te per cosa, mister muscolo?》 dissi non nascondendo un sorrisetto beffardo.
《Oh non mi incitano, mi supportano.》 Anche lui sorrise e fece un passo nella mia direzione.
《E non è la stessa cosa?》
《Certo che non lo è!》Dopo questa frase volò il primo pugno. Mi colpì dritto sulla mascella e per un secondo mi venne l'istinto di piangere e farmela sotto come i bambini. Poi però mi dissi che sarebbe stato davvero umiliante, quindi rimasi quasi immobile con la testa girata di lato e la mascella che pian piano diventava rosso fuoco.
《Non dovevi portare a letto il MIO ragazzo. Adesso, grazie alla tua sfrontataggine, quel bel visino e quel culo sodo diventeranno viola a forza di calci e pugni!》
《Ho solo fatto sesso una volta col tuo ragazzo ubriaco marcio e senza sapere che avesse un fidanzato, quindi perché ti incazzi tanto?》
Probabilmente quella frase firmò la mia condanna in sedia a rotelle. Infatti appena finii di dire l'ultima parola, uno spintone mi fece volare per terra e tutti i calci che ricevetti furono lanciati dalla stessa persona verso la mia faccia e il mio bellissimo culo, che dopo quel pestaggio non era poi così bello.
Fortunatamente dopo soli dieci calci il mio amatissimo bidello Stan iniziò ad urlare e tutti se la diedero a gambe, tutti tranne me ovviamente, rimasto inerte per terra a contemplare le stelline che mi giravano intorno.
Mezz'ora dopo ero in classe con il ghiaccio in faccia e, nascosto sotto la felpa legata in vita, sul culo, a rimuginare sulla mia decisione di aver scelto come corso opzionale il francese, dovendolo poi portare all'esame finale e dovendo effettivamente imparare a parlare francese in nove mesi scarsi.
Oramai però la scelta era stata presa e non potevo tirarmi indietro, quindi annuii mentalmente dopo quasi un quarto d'ora di riflessione e iniziai a seguire il discorso di inizio anno premendo il ghiaccio sulla mascella e stringendo le mie chiappe doloranti.

___

Oramai il primo giorno era finito e io, dopo aver posato il ghiaccio e salutato Stan, stavo tornando a casa con una mascella livida e un occhio se non nero blu scuro.
Non arrivai nemmeno alla macchina, che qualcuno mi afferrò per il colletto della maglia e mi sbattè contro un albero del parcheggio.
Indovinate chi era?
Esatto, lo stesso ragazzo che mi aveva tirato i calci nel culo la prima ora.
《Tomlinson, tu non vuoi che ti spezzi le gambe, vero?》 Disse arrivando a un palmo dal mio naso.
Nonostante la situazione, non riuscii a non notare i suoi tratti affilati e i suoi occhi azzurro cielo colmi di ira, così attraenti e allo stesso tempo così spaventosi.
In confronto io ero una mezza caccola, andiamo.
《Certo che no, mister muscolo》 gli risposi leccandomi le labbra e mettendo su un altro dei miei sorrisetti a metà tra il malizioso e lo sprezzante.
Fu a quel punto che andai di nuovo vicino alle botte, senza però riceverle effettivamente.
《Sarai anche bello e tutto il resto, ma prova ad avvicinarti ancora al mio ragazzo e ti rompo tutti i denti che formano il tuo fottuto sorrisetto!》
Mi spinse di più contro l'albero e inavvertitamente i nostri bacini si scontrarono, tanto abbastanza da farmi (quasi) genere dal piacere.
Dio, certe volte sembro solo un malato di sesso rude e violento, ma vi assicuro che non sono così.
Mi schiarii la gola e alzai di poco il mento, dal basso del mio metro e settantacinque vedevo solo il suo collo teso e leggermente abbronzato.
《Ti è chiaro, Tomlinson? O devo usare le maniere forti per la seconda volta?!》
《Dipende che tipo di maniere forti, potrebbero piacermi...》 Sorrisi di nuovo.
《Porco!》 Mi spinse di più contro l'albero e se ne andò sputando per terra.
Mi sistemai la maglia e raggiunsi finalmente la macchina, mettendo in moto e partendo sgommando come un pazzo, creando un polverone che avvolse l'intera auto.
Tornato a casa mia madre, vedendo la mia faccia, corse come una matta da una parte all'altra della casa alla ricerca di disinfettanti vari e garze inutili, con l'intenzione di medicarmi; ottenne scarsi risultati, dato che non mi lasciai ingannare dal suo "tanto non brucia!" E scappando in camera il prima possibile.
Una volta lì chiusi a chiave e lanciai tutti i miei vestiti sulla sedia, mettendomi davanti allo specchio per constatare i lividi che si erano formati.
A dir la verità, mi aspettavo di peggio. Quattro lividi sparsi sulle natiche, alcuni sulla pancia e ovviamente quelli sulla mascella e sull'occhio; Qualche graffio sul collo e un taglio sotto la mandibola erano le uniche ferite che avrei dovuto disinfettare.
Ero stato fortunato a non ricevere dei calci anche sul pisello, altrimenti non penso sarei giunto fino in camera per guardarmi, sarei direttamente volato al pronto soccorso.

Presi i miei amatissimi boxer con i dalmata (gentilissimo regalo fatto da zia Agatha per il mio sedicesimo compleanno, grazie zia)
E scesi in cucina, pronto a soffrire da eroe.

《NON È STATA UNA BUONA IDEA MAMMAA TOGLI SUBITO QUEL COTONE DALLA MIA FACCIA!! TOGLILO HO DETTO NO MAMMA NON VOGLIO MORIRE SONO ANCORA TROPPO GIOVANE!》
Serve dire che bruciava come il fuoco dell'inferno? Penso di no.
《Zitto e fermo, se tu pensassi un po' più alle cazzate che fai anzichè portarti a letto qualsiasi cosa respiri forse eviteresti di "soffrire" come dici tu》
《Okay la smetterò un giorno, ma che ci vuoi fare? Sono troppo bello per-MAMMA TI HO DETTO DI TOGLIERLO NO NO NO NON PREMERE NO TOGLILO SUBITO DALLA MIA FACCIA!!》
《Ti ho detto di stare zitto, ora stai seriamente fermo che ti devo mettere il cerotto su sto taglio, il cielo sa come te lo sei fatto》 Fu l'ultima parola che disse prima di mettermi il cerotto e schiacciarlo come se dovesse farlo fondere con la mia pelle, provocando un dolore assurdo e tante di quelle brutte parole che non ho potuto dire che davvero, a padellate volevo farla smettere.

Finito il mio giro all'inferno, dovetti spiegare tutto a mia madre, anche se la metà delle cose le sapeva già, dato che non era assolutamente la prima volta che accadeva una cosa del genere.
Era la prima volta che mi lasciavo medicare da lei, quello sì.
Un'esperienza da non rifare.

[SOSPESA] Mon (gay) professeur de François | Larry Stylinson AU Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora