Trois

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Non ebbi il coraggio di alzare subito lo sguardo. Preferii concentrarmi su un ragazzo nel libro che parlava con sua madre di cose che non capivo minimamente ma che sperai di riuscire a capire alla fine dell'anno, quando avrei fatto l'esame finale e sarei uscito da quella benedetta scuola, entrando nel mondo adulto dopo anni di sottomissione ai più grandi.

《Bene, vedo che siete molto silenziosi. Se manterrete questo atteggiamento per il resto dell'anno io e voi andremo molto d'accordo. In caso contrario, mi vedrò costretto a punirvi con il triplo delle pagine da studiare e verifiche in più. Intesi?》
Dio, che voce fantastica.
I ragazzi risposero in un coro di scoordinati "sì" e qualche sospiro proveniente da dei ragazzi che avrebbero voluto fare i peggio disastri durante quelle ore.
Io stavo ancora fissando il libro. Non sapevo se alzare lo sguardo o continuare a leggere la stessa frase per la ventiduesima volta senza capirne il significato, ma alla fine mi decisi. Non potevo stare tutta l'ora con gli occhi fissi sul libro o mi avrebbe preso per uno con dei problemi di socializzazione, e io di problemi del genere non ne avevo di sicuro.
Così, armato di coraggio e senza piani di emergenza, alzai gli occhi.
La sensazione che provai non la so descrivere. Era un miscuglio tra stupore, meraviglia ed eccitazione, in parole semplici.
Aveva degli occhi verdi come un prato rigoglioso, capelli castani corti e ricci, un accenno di barba e una mascella fantastica, affilata e squadrata.
Vestito in modo molto elegante, giacca nera, camicia bianca e cravatta verde, dello stesso colore della borsa, evidentemente a tracolla.
Dava l'impressione in tutto e per tutto di essere un vero donnaiolo, ricco e con una villa sperduta nelle campagne inglesi che usava per le vacanze, abitante in un appartamento nella zona più benestante di quella cittadina.
Stavo per sbavare, ma mi contenni e finsi disinteresse.

《Allora, direi di fare l'appello. Quando chiamerò il vostro nome, per piacere alzate la mano e ditemi qualcosa su di voi. Qualsiasi cosa vi venga in mente, meglio vi conosco e migliore sarà il nostro rapporto. D'altronde, come fa il pastore a guidare le sue pecore se non sa dove vogliono andare?》 Abbozzò una risata abbassando lo sguardo e aprendo il registro posato sulla cattedra, facendo scorrere il dito e leggendo velocemente tutti e ventitrè i nomi dei ragazzi.

《Okay, adesso, parlerò in francese. Spero che voi sappiate almeno le basi di questa magnifica lingua!》
Annuimmo quasi tutti e lui sorrise compiaciuto. Sì, un anno avevamo fatto qualcosa, tipo una compresenza con un insegnante francese, quindi qualcosa lo sapevamo un po' tutti.
《Très bien. Stacey Allens? 》 Alzò la mano una ragazza gracile dai lunghi capelli castani e dai profondi occhi neri.
Sorrise imbarazzata e si guardò intorno con gli occhi alla ricerca di qualcosa da dire.
《Sì, ehm... Qualcosa su di me... Ecco! Ho origini francesi, mia madre è nata a Lione e mio padre a Parigi, i suoi genitori erano inglesi e si erano trasferiti da poco.》 Sorrise ancora e si sistemò una ciocca di capelli.
Il professore sorrise.
《Un po' come me, insomma. L'unica differenza è che mia madre era inglese e mio padre del tutto francese, fino al midollo!》 Rise e intravidi due fossette solcargli le guance. I miei occhi diventarono praticamente due cuoricini a quella vista.
《Merci beaucoup, Stacey. Alors... Margò Adams?》

___

《Ecco, vengo da un paesino pieno zeppo di capre e una volta mi è capitato che una mi mangiasse il mio nuovo libro di biologia. E non sto scherzando!》 Tutti risero di cuore alla descrizione di Tony Pollins, un ragazzo un po' in carne ma molto simpatico e solare.
《C'est très intéressant, Tony.》 Disse ridacchiando. Era riuscito, in meno di un quarto d'ora, a mettere tutti a loro agio e in pace l'uno con l'altro. Quell'uomo era davvero interessante.
《Okay... Et en fin...》 Fece di nuovo scorrere il dito indice lungo la lista. Si fermò al fondo e lentamente alzò lo sguardo sorridente verso di me.
《Et tu est... Louis Tomlinson, Oui?》 I suoi occhi entrarono nei miei e mi sembrò che stesse scavando nella mia anima. Mi percorsero la schiena mille brividi e capii che quella persona per me non era solo un insegnante.
《Sì, professore.》 Risposi riluttante ingoiando il nodo che avevo in gola.
《Coraggio, dimmi qualcosa su di te》
《Ehm... Ecco...》
Un ragazzo si alzò in piedi di scatto provocando un forte stridio della sedia su cui era seduto e puntò un dito nella mia direzione, ridendo.
《Lui? Si scopa qualsiasi cosa sia in mira con il suo uccello! Dovrebbe vederlo alle feste, un animale!》 Un altro ragazzo si alzò e lo fece sedere di colpo lanciandogli uno sguardo gelido.
Nella faccia del professore si dipinse una smorfia. Non riuscii a decifrarla, ero troppo impegnato ad alzarmi e battere i pugni sul banco, guardando in cangesco quel ragazzo. Dennis, mi sembrava si chiamasse così.
《Senti bastardo, qui nessuno è venuto per commentare la tua schifo di vita, fatti i cazzi tuoi e-》
《Ragazzi! Basta! Nessuno ha chiesto il tuo intervento Cooper, e Tomlinson, cerca di evitare di usare queste parole quando sono in classe. Perfavore, ristabilite la calma che c'era prima e non azzardatevi a dire una sola altra parola!》 Non mi sembrava arrabbiato ma quasi divertito dalla situazione, anche se dal suo atteggiamento sembrava infastidito.
Mi risedetti con calma e sussurrai un "stronzo, ti ammazzo". Purtroppo però il professore lo sentì.
《TOMLINSON! Si alzi subito e mi segua fuori da questa aula. Mi sembrava di essere stato abbastanza chiaro!》 Raggiunse la mia fila e aspettò che scavalcai tutti gli zaini per mettermi una mano sulla parte alta della schiena e portarmi fuori.
Appena chiuse la porta, sbuffai pesantemente e premetti due dita sul ponte del naso, lasciandole successivamente cadere sulle gambe.
《Tomlinson, spero che tu non abbia intenzione di fare così tutto l'anno. Ci conosciamo solo da nemmeno un'ora e hai già dato spettacolo del tuo carattere irascibile.》 Mise le braccia conserte e mi guardò in attesa di una risposta.
《Ha sentito cosa ha detto?! Come dovevo reagire? Sorridere e dire che è vero?!》
《È vero, Tomlinson?》 Chiese abbassando di poco il tono della voce.
《Perché le dovrebbe interessare?》
Scosse la testa, si girò e mise una mano sulla maniglia.
《Vai in bagno a sciacquarti il viso. Torna quando sarai più calmo, e la prossima volta non dare retta alle accuse degli idioti come Cooper.》 Abbassò la maniglia, pronto ad entrare.
《Comunque è vero.》
Mi guardò per un secondo. I suoi occhi erano coperti da un velo di emozioni contrastanti, che non riuscii a scoprire in tempo.
Aprì la porta ed entrò in classe velocemente.
Sospirai e raggiunsi il bagno, mettendomi davanti allo specchio e fissandolo senza vedere davvero riflessa la mia immagine.

Quello stronzo aveva disturbato un momento in cui la mia mente si era calmata e dentro di me sentivo un senso di quiete profonda.
Eppure lasciai perdere. Dovevo farlo, in una settimana mi ero già fatto troppi nemici per i miei gusti.
Sospirai, uscii dal bagno e, con tutta la calma al mondo, arrivai davanti alla porta dell'aula. Poi mi venne un'idea.
Non avevo voglia di stare altre tre ore lì dentro e avevo diciotto anni.
Entrai velocemente e tutti mi guardavano. Avevo un andamento più che incazzato affrettato, arrivai al mio banco e raccolsi in fretta le mie cose.
《Tomlinson, cosa stai facendo?》 Non mi dirai e chiusi la zip del mio affidabile zaino color limone.
《Dove devo firmare? Devo uscire.》 Dissi quando arrivai davanti alla cattedra. Mi fermai e restai in posizione di attesa.
《Non potresti uscire, lo sai vero?》 Incrociammo i nostri sguardi un'altra volta.
《Sì, posso. Ho diciotto anni e mi basta compilare un foglio all'uscita. Qui devo firmare qualcosa ma non so cosa.》 Sospirai.
Mi guardò diffidente e con calma girò il registro dandomi la penna in mano; la presi senza esitazione e mi indicò con il dito il punto dove dovevo firmare.
Appoggiai la penna ma venni interrotto.
《Non devi essere in obbligo di uscire solo perché Cooper ti ha provocato. Se te la sei presa, è disposto a porgerti le sue scuse, vero Cooper?》
Il ragazzo alla terza fila sbuffò infastidito e mormorò un sì.
《Non voglio le sue scuse. Non mi interessano. A tempo debito capirà da solo di aver fatto uno sbaglio provocandomi. Un grosso sbaglio.
Buona giornata, professore.》
Posai la penna e uscii.
Mentre chiudevo la porta sentii un profondo sospiro. Sapevo da chi proveniva e mi sentii un po' in colpa.
Ma andai avanti.

[SOSPESA] Mon (gay) professeur de François | Larry Stylinson AU Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora