Le tende si muovono con leggerezza per il gelido vento che entra nella stanza. La finestra è socchiusa.
Guardo la luce della luna proiettarsi in un trapezio sul mio pavimento. Ma è comunque buio. La mia stanza ha un'aria grigia. Sembra uscita da un film degli anni '50.
Mi vengono i brividi dal freddo. Sospiro e l'aria che esce dalla mia bocca forma una nuvoletta bianca.
Esattamente dove sono seduto ora, ieri c'era Seokjin. Oggi sono stato tutto il giorno distratto dal suo ricordo. In ufficio stavo per rompere la stampante e a cena ho rotto un bicchiere. Mi passo le mani fra i capelli.
Mi ha ferito. Non so nemmeno perché gli ho permesso di darmi una spiegazione, che alla fine non mi ha nemmeno dato con chiarezza.
Sento un peso nel petto, che nemmeno respirando profondamente riesco ad alleviare.
Lo odio. Non lo voglio vedere più. Mi ha mancato di rispetto e mi ha anche fatto sentire da schifo.
Avrebbe dovuto essere più chiaro con me. Se fossi stato in lui avrei detto fin da subito come stavano le cose per evitare di illudere qualcuno.
Ma lui non è me. Forse sono troppo duro. Non so cosa stava passando lui. Sicuramente stava soffrendo quanto me.
Mi sdraio e guardo il soffitto.
Probabilmente se mi dicesse che vorrebbe tornare con me sarei così ingenuo da perdonarlo.
Ma insomma, non mi ha mai detto tutta la verità. Non si è mai aperto fino in fondo con me su questo come faceva su tutto il resto. Ricordo che al buio di questa camera mi ha confidato i suoi più intimi sentimenti, sensazioni e segreti. Ero disposto ad ascoltarlo ancora una volta. Lo sono ancora.
Probabilmente dovrei dirglielo. Dovrei proporgli di parlarmi ancora. Si fidava di me e faceva bene. Con serenità e saggezza accoglievo tutto ciò che aveva da dirmi. Porebbe farlo ancora oggi, nonostante siano passati anni.
Forse mi sto illudendo. Forse non c'è più niente da dire. Forse nessuno dei due prova qualcosa ancora, e non si aprirebbe più.
Anche se pensando a lui mi sento scuotere dentro.
Dovrei provarci. Non voglio chiedergli se vuole stare con me di nuovo, ora è inutile. Voglio solo che mi spieghi di più.
Allungo la mano sul comodino e prendo il cellulare. Lo sblocco e cerco il suo numero. Volevo eliminarlo tempo fa, ma mi sono solo limitato a cancellare i messaggi.
Vado sul suo contatto e la sua foto profilo lo ritrae seduto su una staccionata davanti a un tramonto mozzafiato.
Torno indietro e vado sulla chat. Cosa potrei scrivergli? Sbuffo.
Mi tremano le dita dal freddo ma digito comunque un breve messaggio.
K.NJ.
Seokjin, possiamo parlare?Fisso lo schermo del cellulare per qualche secondo. Forse è un messaggio troppo stupido. Ma ormai è tardi per riscriverlo, perché appare online e il messaggio viene letto.
Mentre digita una risposta mi viene una fitta nel petto per l'agitazione. Spero non mi mandi a cagare.K.SJ.
Quando vuoi. Adesso sei libero?Dopo aver letto il suo messaggio l'ansia rimane perché dovrò vederlo. Adesso sono libero anche se è tardi. Guardo l'orologio: è quasi mezzanotte.
K.NJ.
Sono libero. Possiamo vederci nella Piazza della Fontana.⚫⚫⚫
Faccio un respiro profondo entrando nella piazza. La neve è stata spostata ai lati, lungo le pareti dei palazzi, formando un largo sentiero che collega le uscite della piazza che danno sulle vie della città.
Non c'è nessuno in giro, ma vedo una figura seduta sul bordo della fontana centrale. Mi avvicino e per ogni passo che faccio mi sento più insicuro, ma allo stesso tempo voglio vederlo.
Ho pensato a lungo a casa, ma ora non sono sicuro di cosa vorrei dirgli.
Lo vedo. Ha la testa chinata e si guarda le lunghe gambe strette, simili alle mie. Ha le mani infilate nelle tasche della pesante giacca scura che indossa e ha le labbra coperte dalla spessa sciarpa che porta.
Sentendomi arrivare alza lo sguardo, ma quando lo fa mi sento morire un po' di più. Era automatico pensare al suo felice sguardo di quando incontrava il mio, ma questo succedeva anni fa. Adesso è come se guardasse uno sconosciuto e sento il mio cuore che cade dal mio petto e mi finisce sotto i piedi.
<<Ciao.>> Mi saluta.
Rispondo con un'alzata del capo. Non sono sicuro di riuscire a poter parlare in questo momento. Ma devo.
<<Avevi qualcosa da dirmi?>> Chiede guardandomi.
Non ricordo nemmeno perché sono qui. Mi sento lo stomaco compresso, mi si forma un nodo alla gola e mi sento alienato dal mio stesso corpo. Potrei crollare da un momento all'altro. Perciò mi siedo a mezzo metro da lui, cercando di sembrare naturale.
Rimango qualche secondo in silenzio. O forse passano dei minuti. Non me ne rendo conto. Cerco di formare un discorso nella mia mente, ma è come se le parole scivolassero tutte via dal mio cervello. Non mi succedeva nemmeno alle interrogazioni a scuola o ai colloqui di lavoro. Faccio un altro respiro profondo.
Jin non fa domande. Non mi mette pressione. Aspetta solo con pazienza. Forse percepisce il mio panico ed è cortese.
<<Non mi hai detto tutto, penso.>> Inizio così.
<<Hai bisogno che lo faccia?>> Mi chiede.
<<Credo che entrambi abbiamo bisogno che tu lo faccia.>> Sapere che è seduto vicino a me mi rende teso, ma lo sento comunque distante chilometri.
<<Non so cosa dirti. Non penso che sia interessante raccontarti delle mie lezioni universitarie.>> Sembra stanco.
<<Sai cosa intendo.>> Conosce il mio modo di pensare e parlare come io conosco il suo. Ha capito.
<<Sinceramente non voglio farlo.>> Si alza. Non voglio che se ne vada, ma non saprei come dirglielo. Alzo lo sguardo e il panico mi investe.
Ma non se ne va. Si posiziona di fronte a me, lontano di un paio di passi e mi guarda.
Torno a guardare il suolo.
Passano alcuni secondi.
<<Mi hai chiesto di venire qui solo per questo?>> Mi chiede.
No. Probabilmente no. Scuoto la testa.
<<Senti... Sappiamo entrambi quanto fossimo legati e quanto ci amassimo... Non penso sia semplice sapere che l'altro è nella tua stessa città dopo tutto questo tempo.>> Lo sento camminare di nuovo, ma questa volta viene verso di me. Non devo nemmeno alzare ancora la testa per poterlo guardare che piega le gambe per essere alla mia stessa altezza. Il mio cuore fa un balzo.
Poggia le mani sulle mie ginocchia e mi guarda negli occhi. Ricordavo la loro bellezza, ma vederli dal vivo provoca una sensazione molto più intensa. Non sono solo belli, sono molto di più. Penso che potrei caderci dentro.
<<Perciò se vuoi potremmo riprovarci.>> Conclude.
Sono un ingenuo. Sono un cretino. Non posso permettergli di avermi di nuovo. Dovrei mandarlo a quel paese e spingerlo via. Non può prendermi così in giro. È stupido se pensa che io voglia tornare con lui. Un po' di buonsenso ce l'ho ancora.
Annuisco.
Cazzo. Ho il cervello davvero fottuto.
Accenna un sorriso, ma non ce molto colore nella sua espressione. Mi prende la mano e la stringe alla sua. Sono entrambe molto fredde.
Era sempre lui quello che aveva lo spirito d'iniziativa per fare qualsiasi cosa, proprio come in questo momento. Si avvicina a me e mi bacia velocemente. Nonostante si geli mi sento bruciare la faccia.
Mi avvicino di nuovo a lui, e lo bacio di nuovo, ma questa volta dura più tempo. Mi fa male, sento una fitta nel petto e mi bruciano gli occhi. Ma ne voglio comunque di più. Poggio una mano sulla sua guancia e faccio scontrare le nostre labbra per l'ennesima volta.
Sono troppo stupido per esserci cascato. Non ci siamo nemmeno detti molto da quando l'ho rivisto. Sono proprio cretino. È normale che io soffra.
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Crystal snow-Namjin, BTS
FanfictionNamjoon stava con Jin al liceo, ma a causa del trasferimento di quest'ultimo la loro relazione è costretta a finire. Dopo l'università Jin tornerà a casa e incontrerà Namjoon.