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Non ho chiuso occhio nemmeno questa notte. Anche se è troppo presto mi alzo comunque. Vado in cucina e mi siedo sul bancone. Il cielo è tinto di un caldo rosa.

Ho solo voglia di piangere e chiudermi in camera. Non voglio più fare nulla. Sono un stupido. Stupido. Stupido. Stupido.
Merito di soffrire così. Se fossi più intelligente o più attento probabilmente mi sentirei meglio.
Non vorrei vedere più nessuno. Oggi andrò a lavorare, e come ieri ci sarà qualcuno che con lo sguardo dispiaciuto mi guarderà e mi chiederà perché ho le occhiaie.
Odio dover fingere di stare bene. Vorrei poter mandare tutti a quel paese e farmi i fatti miei. Ma odio anche ferire le persone. E non voglio essere licenziato.
Devo mantenere la calma.

Ricordo come mi sono sentito vuoto due notti fa. Quello stronzo di Seokjin mi ha convinto a fare l'amore con lui, e io l'ho assecondato.
Faccio schifo. Non sono un vero umano. Mi sono comportato da debole.

Dopo aver scopato ci siamo sdraiati l'uno accanto all'altro, e per qualche minuto mi sembrava che andasse tutto bene. Ci guardavamo, e mi accarezzava una guancia. Mi pareva tutto normale. Mi ero convinto di aver preso la decisione giusta. Pensavo che da quel momento le parole non servissero più e che ormai andava bene così.
Poi si è alzato, si è vestito e se n'è andato, senza degnarmi di uno sguardo o una parola.
Mi sono sentito confuso, inizialmente. Pensavo di essermi perso qualcosa.
Più tardi mi sono sentito completamente svuotato da ogni briciolo di benessere. Mi sono fatto milioni di domande. La notte mi ha inghiottito mentre mi laceravano le paranoie.
L'ho scopato ed è stato contento così. Naturalmente non mi ha contattato più.
Mi sento così sporco. È come se fossi una prostituta, anche se non mi ha nemmeno pagato.
Rido amaramente e dopo qualche secondo scoppio a piangere.
Mi sono fatto per giorni seghe mentali su di lui come un quindicenne che immagina il principe azzurro.
Se mia madre mi vedesse in questo momento mi tirerebbe un pugno sulla spalla e mi direbbe di tirare fuori i coglioni.
Non ho mai avuto il coraggio di fare niente. Mia madre mi ha sempre spinto, ma non ho mai fatto ciò che avrebbe fatto lei. Se lei fosse stata nei miei panni probabilmente avrebbe mandato a cagare Seokjin dall'inizio.
Mi asciugo le lacrime. Io non sono mia madre.

⚫⚫⚫

Il mio cellulare squilla. Lo tiro fuori dalla tasca e rispondo senza nemmeno guardare chi sia. Sicuramente è la mia collega che mi chiama perché sono in ritardo.
<<Sì, arrivo! Non sono così in ritardo.>> Guardo l'orologio che ho al polso. Mancano tre minuti dall'inizio del mio turno, e per arrivare in ufficio ne impiego circa sette. Grandioso.
Ma la voce che mi risponde non è della mia collega, non è nemmeno femminile.
<<Cosa? Sono Jin.>> Un colpo nello stomaco.
Mi sento piccolo, minuscolo. Mi sento assorbire dal pavimento sotto i miei piedi.
Che cosa cazzo vuole adesso? No, non può scusarsi. Non accetterò le sue scuse. Non mi interessano le sue motivazioni. Mi ha mancato di rispetto per l'ennesima volta. Non può andare bene.
<<Namjoon?>> Richiama la mia attenzione. <<Sei ancora lì?>>
Dovrei mettergli giù. Ma sono curioso di sapere cosa ha da dirmi.
Mi siedo sul letto prima che io crolli.
<<Cosa c'è?>> Non è uscito intimidatorio come speravo. Dannato tono di voce incontrollabile.
<<Non ti sei fatto più sentire.>> Sento invadermi nel petto da un'emozione forte, velenosa e calda: la rabbia.
<<Io non mi sono fatto più sentire? Ma che cosa cazzo stai dicendo?>> Ora il mio tono è davvero veemente.
<<Speravo che mi chiamassi tu.>> Mi interrompe.
<<Cosa? Ma sei scemo? Odio quando voi bastardi non sapete come giustificarvi e dite "avresti potuto chiamarmi tu". E tu non avresti potuto chiamarmi? Il mio ruolo è quello di chiamare la gente quando scompare?>> Mi sento bruciare. Ogni centimetro del mio corpo è in fiamme. Non gli permetto di prendermi ancora in giro. Non so da dove sto tirando fuori il coraggio, probabilmente è una rabbia naturalmente umana, che si manifesta da sola.
<<Ma ti calmi? Sembri pazzo.>> Il suo tono è ancora annoiato. Vorrei tirargli uno schiaffo. Dovrebbe almeno quello scuoterlo.
<<Pazzo? Non mi dire a me di calmarmi. Mi hai trattato come uno zerbino. Sei uno stronzo! Volevi solo che qualcuno ti inculasse! Dopo tutto quello che è successo mi hai ancora mancato di rispetto. Sei uno stronzo.>> Il cuore mi martella nelle orecchie. Non gli permetto nemmeno di replicare che metto giù.
Ma presto la rabbia e l'adrenalina di trasformano in senso di vuoto e amarezza.
Odio questa sensazione. Mi fa venir voglia di piangere.
Ho fatto bene. Ho solo fatto bene. Mi sono comportato come dovevo. Ma perché mi sento morire dentro?

⚫⚫⚫

Il direttore oggi si è seduto davanti alla mia scrivania e mi ha parlato. Mi ha detto che alcuni miei colleghi hanno notato che io non sono esattamente calmo e felice. Mi ha detto che è normale che a volte i problemi di famiglia ce li portiamo anche a lavoro. Ha detto che per me è parecchio normale dato che sono giovane e che noi ragazzi non riusciamo a controllare molto le nostre emozioni.
Volevo tirargli una sedia in testa. Ma sono rimasto esteriormente calmo.

Probabilmente fra poco comincerà a nevicare di nuovo, perciò devo arrivare a casa in fretta.
Accellero il passo, stando attento a non mettere i piedi su lastre di ghiaccio.
Mi sento esausto, sebbene a lavoro non mi fanno fare cose troppo impegnative. Vorrei solo mettermi a dormire e non pensare più a nulla.

Una volta arrivato davanti a casa alzo lo sguardo e vedo qualcosa che non mi piace.
Appoggiato al tronco dell'albero davanti alla finestra della cucina c'è un ragazzo alto e snello che mi fissa. Probabilmente mi stava aspettando.
Lascio cadere la mia borsa a terra e vado verso di lui. Seokjin mi vede e fa un paio di passi verso di me, poi vede la mia espressione e indietreggia.
Mi scaglio di lui e lo spingo facendolo cadere su un cumulo di neve che ho ammucchiato a lato del vialetto per passare. Mi siedo sui suoi fianchi per non farlo spostare e carico un braccio per tirargli uno schiaffo, ma lui è più veloce di me. Mi afferra i polsi e nonostante io cerchi di fargli mollare la presa non ci riesco: lui è più forte di me.
<<Sei un bastardo.>> Vorrei sfogarmi. Vorrei fargli capire come mi sono sentito. Vorrei fargli sentire l'oppressione e il freddo nel petto che ho provato. Dovrebbe sentirsi di merda.
<<Calmati, per l'amor del cielo!>> Aggrotta la fronte.
<<Non ti permettere di dirmi che mi devo calmare! Che cazzo ci fai qui?!>> Mi molla un polso e tiro un pugno sul petto. <<Non dirmi che volevi vedermi, Santo Dio!>>
<<Volevo chiederti perché sei così tanto nervoso!>> Mi spinge via e io cado con la schiena sulla neve fresca. Non faccio in tempo ad alzarmi che si mette sopra di me e mi blocca le braccia. Lo odio.
<<Sei un idiota!>> Gli urlo.
<<Perché?>> Mi fissa dritto negli occhi. Non sembra molto scosso da tutta la situazione. Io sto per esplodere.
<<Mi chiedi anche il perché?! Ma sei scemo davvero!>> Non provo nemmeno più a liberarmi. Con lui sopra non ci riuscirò mai. Una volta il più forte ero io, ma ho smesso di giocare a basket.
<<Solo perché non ti ho chiamato? Non ti sembra una stronzata? Sono comunque qui. È così importante per te sentirmi ogni singolo giorno?>> Sembra infastidito.
<<No, non è importante. Non sono cretino. Ma è per quello che è successo! Te ne sei andato senza dirmi una parola!>>
<<È per questo? Tu vuoi picchiarmi solo perché non ti ho salutato? Non stai esagerando?>> 
<<No, è tutto nell'insieme...>> Mi si abbassa la voce. Comincio ad avere freddo, ma la neve che ho intorno non ne è la causa.
Mi fa sentire un idiota. Smonta tutto ciò in cui credo e io mi sento solo ritardato.
<<Ce l'hai ancora con me perché me ne sono andato?>> Il suo viso è a pochi centimetri dal mio. Odio questa situazione.
<<No, Cristo.>> Non saprei come rispondergli. Vorrei capisse come mi sentissi e vorrei ne capisse anche il motivo. Ma più parla più niente ha senso.
Vorrei scomparire.
Lui mi molla le braccia e si alza. Per un attimo rimango sdraiato anche io, poi mi alzo.
Mi osserva per qualche secondo e poi se ne va. Vorrei urlare, tirargli qualcosa, piangere.
Ma invece entro dentro casa.

Crystal snow-Namjin, BTSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora