capitolo 1

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Maira era sdraiata sopra un petalo della sua casa, la rosa rossa più bella del giardino fatato con molte stanze regali, quando sua madre, la regina delle fate, entrò correndo, trafelata e con il fiato corto. Le due donne erano molto simili: la principessa aveva i capelli color del grano, lunghi e lisci, gli occhi blu, il naso piccolo, le labbra carnose ed il viso asciutto. Era magra ed aveva le ali più belle di tutto il mondo fatato, color del cielo notturno, grandi, con due curve che terminavano alla fine della schiena e con delle gocce di diamanti su ogni lineamento. La regina aveva i capelli, il naso e gli occhi come la figlia, ma a differenza sua aveva le labbra sottili, era formosa ed aveva le ali color rosso fuoco. La giovane principessa non aveva mai

visto in quel modo la sua nobile madre Adelasia. La donna corse incontro alla figlia urlando parole che Maira non riusciva

a capire finché, dopo alcuni tentativi, non riuscì a dire con voce rotta che gli Auri erano tornati.

Maira guardò la madre con aria stralunata ed esclamò: «Non è possibile madre, i giganti se ne sono andati anni fa».

«Ti dico che sono tornati figlia mia» rispose Adelasia con la voce ancora tremante «E questa volta sarà dura cacciarli, soprattutto dopo la morte di tuo padre».

«Non è possibile, se è veramente come dici ci distruggeranno»

«Lo so figlia mia, lo so, è per questo che devi andartene grazie al passaggio segreto reale ed arrivare sulle montagne dove vive il vecchio saggio per trovare la soluzione che ci salverà».

In quel momento entrò nella stanza la principessina Perla: aveva cinque anni ed era la copia della sorella Maira, con la sola differenza delle ali che erano piccole e nere.

«Mamma, cosa succede?»

«Niente cara, torna a giocare»

«No, mi dispiace, ma vedo nei tuoi occhi lucenti che sta per accadere una catastrofe e non uscirò finché non ne sarò informata».

Adelasia guardò la figlia maggiore che annuì lievemente con lo sguardo, così posò di nuovo gli occhi su Perla e guardandola dolcemente continuò:

«Come parli bene piccola mia, sei una bambina eppure hai l'ardore e l'intelligenza di una donna. Va bene, ti dirò tutto».

La regina cominciò a narrare ciò che era successo in passato e nelle sue pupille si vide riflesso tutto l'orrore di quei tenebrosi eventi:

«Devi sapere, piccola mia, che tanti secoli fa la nostra terra era divisa in due parti: a Nord vivevano i giganti e qui al Sud vivevamo noi fate.

Per molti anni i nostri popoli hanno vissuto in pace ed armonia. Entrambi avevano un proprio re che comandava e le proprie regole e culture. Un giorno, però, salì al trono dei giganti un sovrano malvagio che voleva avere il potere su entrambi i regni e pretendeva di essere il solo a comandare.

Da quel giorno fate e giganti sono in guerra tra loro e le lotte continuarono anche dopo la morte di quel tiranno.

Tanti anni fa, tuo padre chiamò i nobili draghi in soccorso ed insieme riuscirono a sconfiggere i giganti. Come ben sai morì nell'impresa, ma da quel giorno, quei mostri furono allontanati, non poterono più mettere piede nella valle e per questo, dalle loro teste, nacquero gli Auri: folletti fieri, con corpi lucenti e con spuntoni che partono dalla testa e arrivano alla fine della schiena. Sono poco più alti di noi fate ed avevano il compito di tornare e sconfiggere il nostro popolo per

vendicare i giganti e prendere le nostre terre, ma non si videro mai. Le fate vissero in armonia e tranquillità fino ad oggi,

infatti quei mostri sono giunti per completare la loro missione e sono guidati da un re terribile».

Alla fine del racconto Perla guardò sua madre con puro terrore.

La regina, vedendo la figlia in quello stato, fu ancora più risoluta e nacque in lei un fervore tale che le permise di riprendersi dallo spavento facendole nascere una forza interiore mai provata prima. Si sentiva coraggiosa ed invincibile, così, si rivolse alla figlia maggiore e disse: «Maira, partirai domani all'alba e andrai a cercare il saggio. Sei l'unica che può salvarci con i suoi consigli».

La principessa guardò per un attimo Adelasia, poi rispose:« Va bene madre, ti renderò orgogliosa».

La sovrana abbracciò le figlie e corse nelle sue stanze ad osservare il paesaggio dal petalo forato che fungeva da finestra e riflettendo sul da farsi.

Maira passò la notte sveglia ammirando le stelle, con il cuore che le batteva a mille:

«Come farò a battermi contro i folletti e a salvare il mio popolo se non ci sono riusciti i guerrieri più forti?» si chiese, tormentandosi con queste domande finché non vide il sole sorgere da dietro le lontane colline.

Era l'alba.

Si alzò dal suo piccolo letto fatto con più steli di margherite intrecciati, baciò la sorellina che dormiva nella stanza vicina e corse a salutare la madre che la aspettava nella sua camera da letto.

Bussò alla piccola porta di quercia e la premurosa voce della regina risuonò all'interno della stanza:

«Vieni bambina, entra».

«Madre, sto per partire».

«Lo so tesoro, ma prima voglio che tu mi prometta che sarai sempre vigile e non ti farai distrarre da niente e nessuno».

«Te lo prometto, starò attenta e salverò il nostro popolo».

«Ne sono certa figliola, ma vedo ugualmente la paura brillare nei tuoi occhi».

«Si e me ne vergogno, il fatto è che ci sono molte domande che mi attanagliano la mente».

«Parlamene prima di intraprendere il tuo viaggio, così partirai con il cuore più leggero».

«Madre, come farò a battere un intero popolo di giganti se non ci sono riusciti altri migliori di me?».

«Maira non conosco la risposta, è per questo che devi andare dal vecchio saggio e fargli questa ed altre domande che ci aiuteranno. Lui sa tutto e ricorda: tu non vali meno di quei guerrieri, anzi, sono sicura del contrario».

«E madre, la leggenda narra che non tutti possono entrare nella dimora del saggio. Se la grotta non si aprisse al mio arrivo? Se non riuscissi a parlare con lui?».

«La leggenda dice che la grotta si aprirà se sarai degna di parlare con il saggio e vedrai che sarà così».

Maira, con la testa ancora china, riuscì ad abbozzare un timido sorriso e a guardare la madre.

« Ora vai o il passaggio non si aprirà: l'ho impostato con la magia e rimarrà chiuso fino a domani cosi che tu possa viaggiare in tranquillità senza essere raggiunta da nessuno»

aggiunse Adelasia dopo aver accarezzato delicatamente la guancia arrossata della figlia.

«Addio madre, tornerò presto»

«Ciao Maira, buona fortuna».

Il giardino fatatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora