֍ IV

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"Ehi"

Sonia sbuffò sonoramente: fra tutte le parole che poteva scegliere per iniziare una discussione, aveva deciso di inviarle il messaggio più scontato fra tutti. Come fossero degli estranei, come se non si conoscessero da una vita. Con lui aveva passato momenti belli e momenti brutti, aveva riso e pianto, lo aveva odiato e lo aveva cercato in mezzo alla folla quando era sola. Ehi. Ehi si scrive a chi non si conosce. E questo Sonia lo sapeva abbastanza bene.

Qualcosa iniziò a vibrare nella sua mano e le ci volle un po' di tempo prima di capire che Francesca la stava chiamando. Rispose immediatamente e quando sentì le urla concitate della sua amica si sentì un po' meno sola, un po' meno ansiosa. "Sò!" quell'unica sillaba rimbombò nel suo orecchio causandole un fastidiosissimo fischio.

"Franci, quante volte devo dirti di non urlare?"

"Tutte le volte che vuoi, baby. Tanto urlerò sempre" non che Francesca sapesse l'inglese ma le piaceva tantissimo prenderla in giro e se poteva darle fastidio urlandole nelle orecchie Sonia era sicura che lo avrebbe fatto "Ma dimmi un po'" la sua voce prese una piega maliziosa "come vanno le cose in paese? È ancora noioso come me lo ricordo?"

Francesca era venuta molte volte a casa sua: aveva pranzato lì, dormito lì e sì, aveva anche visitato quel paesino dalle mille facce, dai mille volti. "Abbastanza e senza di te lo è ancora di più"

"Senza di me tutto è noioso, Sò" alla ragazza scappò un risolino ma poi continuò "Devo dirti una cosa" d'un tratto la sua voce si fece più seria del dovuto "Sai che ho fatto domanda per l'Erasmus, no?"

"Lo hai vinto?"

"Sì!" un urletto isterico le perforò nuovamente l'orecchio e Sonia contrasse per un attimo la faccia per il dolore. Francesca si gettò in una spiegazione dettagliata del campus i cui sarebbe andata, della città e dell'università spagnola. Era tutto un ripetersi di parole al quale ad un certo punto Sonia non diede più retta.

Pure lei, anni prima, aveva fatto un viaggio che era stato bellissimo: quindici giorni a New York, un corso di inglese in un college bellissimo e l'entusiasmo a mille. Aveva vinto una borsa di studio e questo la rendeva ancora più fiera delle sue capacità. Allora le era sembrato come un Erasmus.

"Potresti venire a trovarmi, Sò!" esclamò Francesca ridestandola da quei ricordi. Sì, avrebbe potuto andarla trovare se non fosse stato per le ultime due materie e la tesi da fare.

"Verrò sicuramente" mormorò "Ora devo andare però, Franci. Devo tornare a studiare"

Francesca sbuffò. Probabilmente in quel momento stava alzando gli occhi al cielo pensando che la sua migliore amica non sarebbe mai cambiata: prima lo studio, poi le altre persone. "Va bene, bella. Chiamami, però. Non ti scordare di me"

Quando attaccò il telefono Sonia si ritrovò di fronte quel messaggio: non le importava molto poi se lui poteva vedere che aveva letto il messaggio e lo aveva ignorato. C'erano state così tante incomprensioni fra di loro che non avrebbe mai potuto rispondere tranquillamente, così bloccò il telefono e lo relegò in fondo al cassetto.

"Alessia ha cambiato ragazzo" Sara poggiò le labbra sulla sua tazza e sorseggiò la tisana che Sonia le aveva cordialmente offerto. Non che fosse tipo da tisane: molto probabilmente era più tipo da alcool nelle tisane. Ma questo lo aveva taciuto a Sonia.

"Sì?" la sua interlocutrice era abbastanza distratta: fra le dita si rigirava una ciocca di capelli e le sue sopracciglia erano costantemente arcuate. Il suo sguardo lontano. L'aveva vista così solamente quando pensava ad un verbo greco o a uno latino, persa nei suoi pensieri più profondi. "E quest'ultimo come si chiama?"

"Riccardo Cuor di Leone" rispose Sara. Sorseggiò la tisana. Almeno aveva attirato l'attenzione di Sonia. "Dovresti rispondergli, sai?"

Sara vide Sonia fermare bruscamente la mano fra i suoi capelli e fissarla intensamente. Si stava chiedendo come facesse a sapere che lui le aveva scritto. Probabilmente erano rimasti in contatto, probabilmente parlavano di lei. E se parlavano di lei cosa si dicevano? "No." rispose secca.

"Potreste riprendere i rapporti. Del resto, eravate una bella coppia"

Sonia inspirò ed espirò profondamente. Non credeva di poter avere tutta quell'aria in corpo eppure non riusciva a sentirsi del tutto vuota. "Sono passati cinque anni, non mi va di condividere di nuovo qualcosa con lui" rispose prontamente. Se lo ripeteva da quando aveva letto quel messaggio, guardandosi allo specchio ogni volta che ci pensava. Chè non ci pensava poi così tanto.

Sara alzò le spalle e la guardò con un'espressione indecifrabile. Era sempre così: quando non erano d'accordo Sara calava una maschera impenetrabile sul suo viso e la discussione finiva lì. "Sta sera usciamo?" chiese per cambiare discorso.

Poteva dirle di no, anzi: voleva dirle di no. Ma non le andava di combattere l'ennesima battaglia che avrebbe alla fine perso, non ne aveva la forza.

Quando Sara tornò a casa Sonia riprese il telefono. Controllò che non ci fosse alcun messaggio e lo ripose nel cassetto. 

Un bacio perdutoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora