7. Harry e Draco (REV)

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In questa notte orrendamente tinta di verde, la morte mi ha sorriso ed io l'ho abbracciata in nome dell'amicizia e del dovere.

La mia anima è perduta, tra il fuoco del nulla e il gelo del silenzio, ma so che non troverò requie, né dall'uno né dall'altro.

Solo l'amaro sapore di un addio mi lega ancora a questa vita, un addio che mi confina nel deserto dei miei giorni futuri, vuoti d'umanità e illuminati solo da un cielo privo d'ogni stella.

Il rimorso d'un lontano passato diventa presenza opprimente della mia nuova realtà e sigilla ogni finestra da cui potevo respirare innocenza.

Eppure, sono pronto ad affrontare la mia condanna a vivere: ho ancora dei doveri da assolvere, colpe da commettere e anime da salvare, prima di potermi dire finito.

Così precipito nell'abisso del mio futuro, dove il fondo non è la fine del dolore, ma solo l'inizio di una maggiore sofferenza che dovrò affrontare per continuare a compiere il mio dovere.

Adesso, però, non sono più io.

Non ebbe paura, era

uscito da se stesso:

era una creatura

appena creata dalla morte,

era il suono d'una campana rotta

che l'aria sferza come il fuoco,

era condannato a vivere[1]

Sono solo un automa, sorretto esclusivamente dalla determinazione di portare al più presto, e a qualsiasi costo, i Mangiamorte fuori della scuola, prima che altro sangue innocente scorra in questa notte di disperazione.

Ho promesso ad Albus che avrei protetto i suoi ragazzi e manterrò anche questo impegno.

Afferro Draco per il colletto e lo trascino via con me, mentre intimo agli altri di uscire subito.

Il ragazzo è terrorizzato dall'accaduto, ma, soprattutto, ha paura di me, dopo ciò che mi ha visto fare.

Mi chiedo dove diavolo sia Potter e perché ancora non abbia cercato di fermarmi... o di uccidermi.

Ai piedi della torre ci sono altri Mangiamorte che stanno combattendo contro l'Ordine. Ci sono forme scure a terra, ma non posso fermarmi per capire di chi si tratta, né per aiutare chi presto mi odierà: devo evitare altre morti e far cessare subito la battaglia, trascinandomi dietro nella fuga quelli che d'ora in poi diventeranno i miei soli, orrendi e disgustosi amici.

Ancora ordino gelido a tutti di andar via e spingo Draco davanti a me, per proteggergli le spalle.

Sto correndo a perdifiato nel parco, fuggendo dall'unico luogo che posso chiamare "casa", mentre Potter, infine comparso dal nulla, m'insegue per vendicare la morte di Albus.

Mi accorgo di non provare più alcuna emozione, come se davvero non avessi più un'anima.

Il raggio rosso dello schiantesimo passa appena oltre la mia testa: mi fermo per proteggere la fuga di Draco, mentre lo incito a correre.

Per due volte provi a cruciarmi, Potter, ed io te lo impedisco. Lo sai che sono Maledizioni senza Perdono? Hai già imparato a usarle? Sai quanto ti può costare, dentro?

Ti rispondo beffardo, mettendo in dubbio le tue capacità, mentre devio con facilità gli incantesimi urlati nella notte rischiarata dalle fiamme che avvolgono la capanna di Hagrid.

Sento Thor guaire, mentre mi dai del vigliacco perché non reagisco al tuo attacco.

Possibile che tu non riesca proprio a capire che non voglio farti del male?

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