8. Uomo in una notte (REV)

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Stai tremando appena, Draco: credo tu stia piangendo, ma non posso esserne certo perché ti sono alle spalle.

Non hai neppure la bacchetta in mano e chiunque potrebbe farti del male, mentre io ancora stringo tra le dita sottili questo mio terribile strumento di morte.

Del resto, io sono un assassino, tu solo un ragazzo che ha rifiutato d'uccidere.

Mi avvicino senza far rumore e ti aggiro fino a trovarmi davanti a te.

Sì, stai piangendo e non ti sei nemmeno accorto del mio arrivo.

Mi fai terribilmente compassione.

- Draco. – Sussurro piano, con dolcezza, cercando di non spaventarti.

Spalanchi gli occhi di colpo e fai un salto all'indietro, cercando spasmodico la bacchetta nel mantello. La tua mente, in questo momento, non ha protezione ed io vedo il tuo terrore per la mia persona.

Ripongo la bacchetta nel mantello, proprio mentre tu, infine, sei riuscito a impugnare la tua e sei pronto a difenderti, ma troppo tardi, se solo avessi voluto farti del male.

Tu sei solo un ragazzo, ed io l'assassino: questa è la realtà.

Col dorso della mano cerchi furtivo di cancellare l'evidente traccia delle lacrime, mentre tenti di indurire il volto pallido e affilato di bimbo spaventato.

Ti guardo impassibile e, impietoso, ti invado la mente, per la prima volta da un anno così aperta davanti ai miei occhi penetranti, alla ricerca delle vere emozioni che hai provato sulla torre.

Oltre la nebbia sanguigna della paura

la notte è l'ultimo viaggio

del tuo dolente e soffocato respiro,

quando le parole sono musica muta

allo schiudersi d'inferni colmi di sirene

che suadenti cantano l'uccisione della salvezza.[1]

La paura prevale su tutto: paura di morire, paura che i tuoi genitori siano uccisi a causa del tuo fallimento, paura dell'assassino che, sotto i tuoi occhi, ha freddamente ucciso Albus Silente.

Terrore, un enorme terrore che non ti permette di occludermi la mente.

Poi, dietro la paura, vedo la consapevolezza di non essere capace di uccidere, maturata nel crescente smarrimento di mesi di lacrime versate a mano a mano che comprendevi, sempre più a fondo, l'enorme atrocità di ciò che l'Oscuro Signore ti aveva imposto.

Infine, la tua scelta, coraggiosa: abbassare la bacchetta, non uccidere Albus, anche se i Mangiamorte avrebbero capito, riferendo il tuo fallimento.

Un amaro sorriso mi si dipinge sul volto stanco, pallido, straziato dagli artigli dell'ippogrifo: Albus deve essere riuscito a convincerti, ottenendo così di aggirare il Voto Infrangibile, ed è probabile che non sarei morto rompendo la promessa fatta a Narcissa un anno fa.

Anche se, a quel punto, nulla sarebbe cambiato per il povero Albus! L'ho visto nella mente di Potter, meglio che nelle illustrazioni d'un libro, mentre mi accusava di vigliaccheria per aver ucciso un uomo disarmato che, invece, stava morendo avvelenato dalla pozione che proprio lui, Potter, gli aveva fatto bere per recuperare l'Horcrux dal bacile di pietra.

Come se non gli fosse già bastata la maledizione dell'anello dei Gaunt!

Sarebbe morto lo stesso, adagio, tra gli spasimi del veleno, deriso e ingiuriato da Greyback e gli altri, che avrebbero fatto osceno scempio del suo corpo.

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