10. Il mio Inferno (REV)

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Ho riaperto gli occhi pieni di fiamme

e ho visto l'orrore della mia stamberga;

sono rientrato in me stesso ed ho sentito

la spina degli affanni maledetti.

La pendola dai funebri accenti suonava

brutalmente mezzogiorno; un torrente

di tenebre il cielo versava

sul torpido mondo indolente.[1]

Solo poche ore d'oblio, un sonno agitato da bianchi fantasmi che sussurrano con dolcezza il mio nome, poi il brutale risveglio all'inferno: potente, onorato, invidiato e temuto Mangiamorte fra i Mangiamorte, secondo solo all'Oscuro Signore.

Nel mondo magico a quest'ora tutti sanno che ho ucciso Silente.

Mi sembra di sentir serpeggiare il mio nome, in un indistinto brusio di disonore: Severus Piton, traditore, assassino, Mangiamorte.

Questo pensano di me: li ho sempre ingannati, non ho mai abbandonato il mio vero padrone e ho tradito la fiducia di un povero vecchio che si ostinava a voler credere in me.

E sono fuggito come un codardo, ingiuriosa ciliegina in bella vista sulla torta servita da Potter, che non ha capito nulla di ciò che è accaduto tra noi ieri notte. Del resto, non che ci sperassi, considerati i trascorsi rapporti e dopo che m'ha visto uccidere Silente.

Le mie labbra si piegano in un'amara smorfia disillusa: sono invidiato e riverito dai miei veri nemici e odiato da coloro cui sono amico e per i quali ho sempre rischiato, e continuo a rischiare, la vita.

Come sopportavi in silenzio quegli insulti!

Espiavi così i tuoi culti infami

e i peccati che ti negarono la tomba![2]

Nessuno di loro ha mai creduto davvero in me, oltre le parole di stima di Albus. È facile credermi infido traditore e nessun dubbio attraversa le loro ottuse menti: non si rendono neppure conto che, credendomi suo assassino, è la memoria del grande Silente che, in realtà, oltraggiano. Come se io avessi mai potuto anche solo pensare d'ingannarlo!

Posso piegare sentimenti ed emozioni alla necessità di un'ordinata menzogna, e così mentire con successo all'Oscuro Signore che, senza cuore, crede di controllare la mia mente. Ma non avrei mai potuto ingannare l'uomo che mi sorrideva, con il cuore in mano, offrendomi una seconda possibilità da tutti negatami. L'uomo che sapeva leggere la disperazione e il rimorso nel profondo del mio cuore, e non nella mia mente; l'uomo che mi ha aiutato a credere di nuovo in me stesso.

L'ho ucciso, obbedendogli, ma non l'ho mai ingannato.

Mai.

Le menzogne sono la cenere dei sogni,

e avvolgono di buio profondo

le solitarie strade dell'anima.

In me splende un sole

che non può illuminare il mondo.

Sei muta compagna, verità, solo della mia vita perduta.[3]

Ma loro questo non lo possono capire.

Non conoscono l'amicizia e l'affetto tra noi, i suoi sorrisi paterni, la fiducia e la stima che hanno saputo ricostruire la mia vita e darle di nuovo un senso.

Non possono neppure immaginare il mio straziante dolore, immensamente più grande di ogni altro.

Loro vedono solo un maledetto traditore e un crudele assassino.

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