1-La stazione

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La stazione di King Cross era molto affollata quel giorno.

Persone di tutte le età e le etnie scorrazzavano in giro. Alcuni sembravano vagare senza meta, altri sembravano di fretta e, spintonando maleducatamente le altre persone, si facevano largo tra la folla borbottando insulti e scuse miste.

«Non è giusto! Perché James va per primo? Voglio andarci io per prima!» si lamentava una ragazzina dai capelli rossi: Lily Luna Potter.

«Io sono il più grande e; siccome questo è anche il mio ultimo anno ho il diritto di andare per primo» spiegò un ragazzo, James Sirius Potter, gonfiando il petto.

«Sarai pure il più grande ma in fatto di maturità non sei ancora sviluppato» borbottò un ragazzo seccato; Albus Severus Potter.

«Basta litigare ragazzi!» li ammonì la madre «E... James?»
«Sì?» chiese il ragazzo
«Mettiti la cravatta come si deve» rispose lei secca: quel tono non ammetteva repliche.

Sbuffando il ragazzo si tolse la cravatta che aveva messo in testa utilizzandola come una bandana e borbottò qualcosa a proposito di una scommessa oramai persa poi, fulmineo come un gatto si lanciò contro il muro del binario 9¾ seguito a ruota dalla sorella che minacciava di squoiarlo vivo.

Ginny alzò gli occhi al cielo borbottando: «Che razza di figli scapestrati mi è toccato avere!»

Poi corse a sua volta verso il muro lasciando il marito solo con Albus.

Tra i due il rapporto era migliorato tantissimo rispetto all'anno prima. Ora si parlavano più spesso e ogni tanto passavano dei classici momenti padre-figlio da soli. Nonostante tutto però il tempo non era ancora riuscito a creare fra i due un rapporto stabile e c'era ancora un certo distacco.

Harry guardò il figlio pensieroso. Voleva tanto parlargli ma non sapevo la da dove iniziare. Non voleva apparire stupido e non voleva dire qualcosa che in qualche modo avrebbe potuto ferire Albus. Non voleva rovinare quel poco che erano riusciti a costruire.

Fortunatamente fu Albus a rompere il silenzio imbarazzante che si era creato.

«Tranquillo papà» Harry sussultò. Essere chiamato "papà" da Albus gli faceva ancora un certo effetto.
«Non ripeterò le sciocchezze dell'anno scorso. Ho capito di essere stato stupido. Ti prometto che non succederà mai più».

Harry annuì. Non servivano altre parole. Fece un cenno al figlio e insieme attraversano il muro ritrovandosi davanti Ginny impegnata a fare una ramanzina ai figli.

«Ah, il solito James. Crescerà mai quei ragazzo?» sospirò Harry.
Albus accanto a lui sorrise e scosse la testa divertito.
«James non cambierà mai» rispose strappando un sorriso al padre.

«Ehi Albus!» urlò una voce che fece girare il ragazzo. Due biondini si stavano avvicinando ad Harry e Albus: Draco e Scorpius Malfoy.

«Ciao Albus!» strillò di nuovo Scorpius affannato correndo verso l'amico e stritolandolo in un abbraccio.

«Ehi Scorpius, vacci piano!» Borbottò Albus fra le risate. L'amico gli era mancato un sacco durante le vacanze e, anche se si erano scritti abbastanza spesso si erano visti solo a luglio per qualche giorno.

«Potter»
«Malfoy»
Si salutarono i due adulti con un cenno del capo.

Fra di loro, ai tempi della scuola, non scorreva buon sangue ma ora erano cresciuti. Erano entrambi cambiati sia fisicamente che mentalmente.

Ad interrompere quell'atmosfera imbarazzante ci pensò Ronald Weasley, seguito dalla famiglia Potter-Weasley e Granger-Weasley, che esordì con un:
«Ehy Albus! Sei cresciuto un sacco dall'ultima volta che ti ho visto!»

«Ci siamo visti una settimana fa zio...» mormorò Albus.
«Crescete così in fretta...» disse allora Ron arrossendo lievemente.

Ad interrompere quella scenetta fu Lily che impaziente disse: «Mamma io vado! I miei amici saranno già sul treno»
E si beccò un abbraccio dalla madre, un bacio sulla guancia dal padre e un buffetto affettuoso dagli zii.

Hugo seguì la cugina a ruota. Quei due erano molto legati. Sembravano quasi fratelli. Assomigliavano ad Albus e Rose da piccoli.

Dopo essere passato nella giungla dei baci e degli abbracci dei parenti Hugo raggiunse la cugina sul treno.

Subito dopo i ragazzi rimasti vennero sommersi di baci, abbracci e raccomandazioni.

Soprattutto James che, quando Albus se ne andò era intento ad annuire annoiato alle raccomandazioni della madre sul "non farsi espellere dato che era l'ultimo anno".

«Speriamo di riuscire a trovare una cabina libera» mormorò Scorpius alle spalle di Albus.

Miracolosamente riuscirono a trovarne una e, appena si furono sistemati all'interno Albus rivolse un sorriso all'amico e gli chiese: «Come stai?»

«Bene. Perché? Non vorrai mica dirmi che hai intenzione di rifare la pazzia dell'anno scorso! No, perché una volta va bene ma due no. Ho giurato a mio padre che non avrei rifatto mai più una bravata del genere, nemmeno se me lo avessi chiesto tu. Se vuoi però possiamo fare un'altra cosa ma...»
Albus lo interruppe.

«Volevo solo sapere come stavi. Tutto qui. L'esperienza dell'anno scorso mi è bastata»
«Oh, bene. Sto bene. Grazie» rispose Scorpius guardando l'amico che però sembrava avere la testa altrove ora.

Le parole di Scorpius gli avevano fatto ricordare l'anno prima. Stava pensando a quanto fosse stato stupido. A come, senza la presenza di Scorpius, le cose sarebbero andate. Rabbrividì.

Se Scorpius non fosse stato con lui Voldemort sarebbe tornato e suo padre sarebbe morto. Lui e i suoi fratelli non sarebbero mai esistiti. Molte cose non sarebbero mai esistite.

Si mise allora a fissare un punto indefinito all'orizzonte. Si sentiva malissimo. Si sentiva svenire.

Un attimo dopo il treno partì muovendosi lentamente. Dalla stazione verso Hogwarts. Verso il quinto anno.

Un disastro stupendo// ScorbusDove le storie prendono vita. Scoprilo ora