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Dopo aver sistemato il laptop nella borsa,ho girato la chiave nella toppa e sono andata a lavoro. La nostra è una piccola cittadina nel sud-ovest dell'Inghilterra,qui la gente passa le giornate facendo lunghe passeggiate,prendendo il the sulla spiaggia gustando dolcetti tipici preparati seguendo ricette che hanno più di cento anni oppure per i più avventurosi esistono sempre i libri. Gia,potrei vantarmi di vendere avventure; qui,nella mia libreria a meno di 800 metri da casa. Ormai ci lavoro da ben quindici anni,inizialmente aiutavo la mamma svolgendo semplici mansioni,ma negli ultimi tre anni ha deciso di passarla a me,anche perché la sua malattia al cuore non le permetteva di fare molte cose e essere a capo di una piccola libreria nella penisola di Penrith rientrava tra queste. Con lei ho sempre avuto un bellissimo rapporto,sarà stato anche grazie al mio carattere tranquillo e pacato,certo Oliver mio fratello,non può dire la stessa cosa. Lui e la mamma avevano lo stesso carattere forte e determinato,ma esteticamente parlando non si assomigliavano per niente. Le persone che da piccoli ci vedevano non potevano crederci che noi due fossimo gemelli; i miei capelli biondo scuri si scontravano con quelli chiarissimi di Oliver,per non parlare dei nostri occhi,i miei verdi contro i suoi castani...a dirla tutta non sembravamo neppure fratelli! Ma succedeva che a volte parlassimo solo io e lui e allora sentivo di potergli confidare di tutto,come non avrei mai potuto fare nemmeno con un'amica. E' strano però,perché non credo che lui provasse questa stessa sensazione,è sempre stato un ragazzo difficile,ma ha un gran cuore...per lui è come se fosse sempre in fuga da qualcosa,ma non saprei dire cosa con esattezza,non si è mai aperto fino a questo punto neppure con me. Ma a dirla tutta,le cose nel nostro rapporto sono un po cambiate dopo la morte della mamma. Ricordo quel giorno come se fosse oggi,lui che corre via furioso fuori dalla stanza quando capisce che ormai lei non era più li con noi,io che lo rincorro,entrambi accovacciati a terra nel giardino sul retro,io che lo stringevo forte tra le mie braccia,lui che piangeva a dirotto continuando a ripetere tra i singhiozzi :"perché lei?perché ora? perché Victoria?" E poi solo un silenzio,un grande,assordante silenzio.

La sua morte ci ha colpiti come non lo aveva fatto nient'altro prima d'ora in vita nostra. Ma è passato e lui ora deve imparare a lasciarla andare,poco per volta,ma lo deve fare.

Squilla il telefono,alzo la cornetta e rispondo.

"HappyBooks,buongiorno,come posso aiutarla?" dico accomodandomi meglio sullo sgabello dietro alla cassa.

"Viky,sono io. Volevo avvisarti che dopodomani ci vuole vedere l'avvocato della mamma. Ha detto che è importante..." risponde Oliver.

"Si capisco,sarà per il testamento..." dico portando una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

"mh,forse hai ragione. Ora vado,devo sbrigare molto lavoro."

"Si. Oliver?" chiedo titubante.

"Cosa c'è?"

"Me lo diresti se avresti bisogno di qualcosa,vero?" chiedo diventando più seria.

"Viky,ho trent'anni non tre. Non ti preoccupare per me." risponde sbrigativo.

"Si,ma sei pur sempre mio fratello,ti ricordo che ti conosco meglio di chiunque altro."

"Viky,io sto bene. Davvero,ora vado."

Riattacca,ma infondo so che c'è qualcosa che non va e lui me la sta nascondendo.

Il resto della giornata prosegue monotona,soltanto una decina i libri venduti,ma meglio di niente. Chiudo tutto e mi avvio verso casa,accompagnata da un bellissimo tramonto che si immerge nelle acque del Mare Celtico. Chiudo gli occhi e mi assaporo la bellezza di questo momento,lasciando che i raggi del sole mi cullino nel mio ritorno verso casa.

Geborgenheit • 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora