Felpone di Teen Wolf, con la scritta "Stilinzky" dietro, rosso, e un paio di skinny jeans blu,strappati sul ginocchio. Li prendo alla rinfusa e corro in bagno,non ho sentito la sveglia. "Veloce,veloce, veloce!" dico fra me e me. Giusto un filo di trucco, che magari avrei sostituito con un make-up più completo in un momento meno frettoloso, e mi precipito giù per le scale. Afferro al volo un Pan Di Stelle dal tavolo, e finisco di salutare mamma quando già ho chiuso la porta. Ormai l'autobus me lo posso anche scordare, quindi devo correre alla rinfusa,se voglio arrivare il prima possibile. Quindi parto,sfreccio,proprio come nei miei sogni a occhi aperti. No, May, vedi di rimanere cosciente. Sei in ritardissimo. Detesto questo mio "problema", e intanto le mie Vans si lasciano indietro metri e metri sparpagliati sul cemento del marciapiede. Sono già in ritardo di un quarto d'ora,devo sforzarmi di più...
Ignoro il dolore alla milza, e i piedi che urlano disperatamente un "fermati" e accellero. Ormai dovrebbe mancare veramente poco alla scuola...corro, più forte, più forte finchè finalmente la grande insegna della St. Stevenson mi si presenta davanti e per la prima volta,alla vista della mia scuola, mi rallegro.Finalmente. Salgo gli scalini abbastanza in fretta, nononstante i muscoli delle coscie che si stanno autodigerendo per sopravvivere. Mi avvicino sempre di più alla mia classe,e quando ci sono davanti,mi fermo un'attimo, riprendo fiato, porto una ciocca di capelli sfuggita al mio chignon disordinato dietro l'orecchio, poi poso la mano sulla maniglia, spingo verso il basso ed entro. La voce stridula e spaccatimpani della signorina Montgomery mi accoglie anche troppo bruscamnete. -Ah, Lizz, pensavamo fossi morta.- Commentò ironica.-Le sembra questa l'ora di arrivare? Quaranta minuti dopo la lezione?- Sospiro. -Mi scusi prof....ho perso l'autobus.- Lei mi guarda cattiva. -Dal preside, subito.- Alzo gli occhi al cielo, giro i tacchi e esco dslla classe, sbattendomi la porta dietro. Mi siedo sulle scale e mi porto le ginocchia al petto. Dannazione, questa non ci voleva. Prendo un bel respiro e mi rialzo. Comincio a salire lentamente, per via della corsa, e piano piano arrivo alla porta del preside, rigorosamente in legno scuro, spoglia di tutto tranne che di una targhetta d'oro, falsissimo immagino, che indicava la "sua presenza". Entro. Meglio sbrigarsi.
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Finalmente! Aria! Esco frettolosamente dall'ufficio del direttore,e controllo l'orologio appeso al muro, mancano cinque minuti al cambio della lezione. Sospiro. Quasi mezz'ora di accesa e rumorosa strillata di quel tipo, qualche battutina sarcastica da parte mia. I più brutti venticinque minuti della mi a vita. Mi appoggio al muro. Ormai è inutile tornare in classe, anzi, non ne ho proprio voglia. Poi ricomincia. Mi gira la testa. -Oh no! Non ora! Cazzo...- Corro, con qualche difficoltà, fino all'uscita. Non reggerò ancora neanche cinque minuti. Sento le gambe irriggidirsi...
Si, voglio farvi soffrire.
Coooomunque. Questo è il primo capitolo senza una scena di quasi morte violenta quindi...ieeee!
Cosa sarà successo? Ammetto che da buona scrittrice mi viene voglia di ucciderla, la nostra cara Maya.
Sciaux -ImFromNeverlandd
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Ficción GeneralMaya, una ragazza allegra, vivace, casinista ha un'immagginazione enorme, incredibile. Già da piccola leggeva, leggeva e leggeva:storie fantasy, di avventura, di azione, le sue preferite. Ma non le basta. Grazie alla sua fantasia crea la sue avventu...