184 giorni all'apocalisse

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D'improvviso la terra sembrò tremare, il risveglio si riempì del frastuono di mille tuoni in avvicinamento rapido e agli occhi, ancora appiccicati di sonno, apparve, tra nubi di polvere, l'immagine di grandi corpi lanciati verso di lui; d'istinto Moen scattò in piedi e si mise a cercare un riparo ma la brulla pianura non sembrava offrire nulla di più che qualche sterpo e solitari sassi, nulla che potesse contrastare la forza della cavalcata furiosa delle bestie muggenti; il panico si impadronì di lui e lo bloccò sul posto mentre l'invitabile destino gli cancellò ogni pensiero e, a sorpresa, l'unica immagine che gli apparve fu quella di Luen.

Incrociò lo sguardo con quello del capobranco e, proprio quando si aspettava di essere travolto, il suo corpo si staccò da terra e si ritrovò a fluttuare sopra il testone dell'animale che da sotto muggì la sua insoddisfazione e rabbia contro questi Ituan che, in un modo o nell'altro, riuscivano sempre a sfuggirgli.

Rimase lì, sospeso senza capire, fino a che il branco ripartì verso chissà quale orizzonte e solo allora tornò a posare i suoi piedi sul terreno.

- Ehi, che ci fa uno sfigato come te in una landa desolata come questa? – la voce fece trasalire Moen che si voltò verso lo strano Ituan che si stava avvicinando a lui – non sarebbe meglio te ne stessi al sicuro nella tua comunità invece di farti travolgere dai Corazzati?

- Corazzati? Quelli erano Corazzati? Non gli avevo mai visti e credevo fossero esseri mitologici inventati per spaventare i bambini.

- Per la Divinità, lo dicevo io che sei uno sfigato – e proruppe in una sonora risata che fece arrabbiare Moen.

- Va bene che mi hai salvato, e di questo ti ringrazio, ma chi ti dà il diritto di parlarmi così? Non so manco chi tu sia e da quale comunità provenga...- le sue piume dorsali cominciarono ad alzarsi e la sua aura si accese di rosso.

- Calma, mio focoso amico, calma, stavo solo scherzando. Ammetterai che non è così usuale vedere un non Superco, anche se dotato come te, in giro da solo per queste terre - Moen rimase a bocca aperta di fronte a quest'Ituan che sembrava aver capito tutto di lui: non aveva l'aspetto austero tipico dei Superchi eppure la sua forza mentale era perfettamente percepibile e quella cicatrice che dall'occhio destro scendeva fino al collo gli dava un aspetto inquietante e, nello stesso tempo, famigliare – Allora, dimmi, cosa ti porta da queste parti? Di che comunità sei?

- Quella di Ariel e sto cercando una bambina della nostra comunità che si è persa.

- E' ancora vivo quel vecchio pazzo? – l'espressione disgustata dello straniero fece trasalire Moen: come si permetteva di mancare di rispetto al Superco? Definirlo vecchio pazzo? – Te l'ho già detto, devi stare calmo, le tue piume frullano impazzite e la tua aura tra un po' lampeggia! – lo sguardo ironico con cui sottolineò queste parole rese Moen letteralmente furioso – Conosco Ariel da prima che tu nascessi e credimi, pazzo è l'epiteto più gentile che potessi rivolgergli. Lasciamo perdere e dimmi: da quanto tempo la bambina è fuori dall'Area di riserva?

Cercando di mantenere il controllo, Moen rispose che erano ormai sette giorni che la stava cercando e la notizia ebbe il potere di sorprendere l'altro – 7 giorni? Ma come puoi pensare che sia ancora viva? – Forse rendendosi conto della sua indelicatezza, Muriel cambiò tono e si avvicinò al ragazzo – Senti, mi spiace esser stato così diretto, ma capisci che è impossibile che una bambina sopravviva all'aperto per così tanto tempo: anche se non l'avessero presa i Lunghe Zanne, qua è pieno di carnivori famelici e di erbivori aggressivi, come tu stesso hai constatato. Tra l'altro non ne percepisco la presenza e ti assicuro che la mia capacità ricettiva è decisamente sopra la media.

Moen abbozzò alle parole di quello strano individuo: quante volte nella sua mente quei pensieri si erano materializzati e la rassegnazione aveva preso il sopravvento – Ti sbagli! – quasi urlò, più per convincere se stesso che l'altro – io l'ho percepita, per un attimo solo, ma l'ho percepita e sono certo che sia ancora viva e che sia nella Zona delle Grandi Pance.

- Ragiona, ammesso che sia sopravvissuta a tutti i pericoli incontrati, come avrebbe potuto arrivare là in così poco tempo, più rapidamente di te che mi sembri decisamente in forma? Dammi retta – a questo punto la sua voce divenne quasi un sussurro – tornatene nella tua comunità e rassegnati all'inevitabile.

- Forse hai ragione, io sono solo un illuso ma non mi voglio arrendere – Moen abbassò la testa nel dire queste parole, come a cercare dentro di sé la forza, poi di scatto alzò il mento – Perché non ti unisci a me? Se c'è una speranza di trovarla, con te sarà tutto più semplice.

Muriel scosse la testa – Mi spiace, amico mio, ma ho altro da fare che correre dietro ai tuoi fantasmi...

- Ah si, e che cosa hai di così importante da fare? Cosa conta di più della vita di una bambina? – quell'Ituan aveva il potere di farlo sentire su un ottovolante emozionale: passava dalla rabbia allo stupore e ad una, malcelata, ammirazione e tutto questo lo faceva vergognare per quanto lo faceva sentire nudo e stupido.

- Quello che sto cercando io è infinitamente più importante, ma non pretendo che tu lo capisca.

- Certo, sono solo un giovane Ituan mentre tu sei il grande... Già, il grande che? Non so neanche come ti chiami – Moen fu gelato dalla risposta a questa sua domanda; avrebbe dovuto capirlo subito: chi altri poteva girare solitario nelle aree aperte? Chi altri poteva avere quella cicatrice i cui bordi erano evidentemente segnati dal calore dell'Onda tranciante di un Superco? – Muriel, Muriel il blasfemo? Credevo fossi solo una leggenda – il giovane cadde all'indietro goffamente e questo fece ridere senza ritegno l'altro.

- Già, proprio io, il blasfemo, il rinnegato, l'eretico, colui che si è ribellato al suo vate – il tono si fece più rabbioso e la sua aura si colorò di un colore bruno che fece rabbrividire Moen – te l'hanno raccontata così, vero? E naturalmente non ti è mai venuto il sospetto che le cose siano andate diversamente, che il mondo non sia quel teatrino che ti hanno descritto da quando sei nato, che tu e tutti gli altri siate stati ingannati – Muriel scosse la testa, guardò negli occhi l'impaurito ragazzo e, prima di correre via, sibilò – Beh, ora potrai raccontare che il peggiore di tutti ti ha salvato la vita!

Moen rimase lì a guardare il mostro allontanarsi, mentre nella sua testa i dubbi instillati dall'eretico si sommavano a quelli dei giorni precedenti lasciandolo così, alla deriva, costretto ad aggrapparsi alla sua missione per non perdersi irrimediabilmente.

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