181 giorni all'apocalisse

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La pianura è di un verde incredibile, tra le alte erbe i Pelosi Dentati si sono costruiti le loro luride tane, piccoli cacciatori sono nascosti pazientemente in attesa delle loro vittime mentre i grandi Lunghe Zanne scorrazzano spaventando i grandi erbivori che poco prima ruminavano seraficamente. Moen non poté fare a meno di trattenere lo stupore di fronte a quella terra brulicante di vita e di chiedersi come mai loro invece vivevano in una landa desolata dove le piante sono sterpaglie secche e la terra un piattume polveroso.

La bellezza del luogo aveva il potere di distrarlo dai cupi pensieri che, ormai stabilmente, albergavano nella sua mente: Ullen era sparita da dieci giorni e ne erano ormai passati cinque da quando aveva percepito la sua presenza nella Zona dei Grandi Pance, troppi per una bambina in un luogo come questo la cui bellezza è seconda solo alla spietatezza.

La mente di Moen fu riempita da un tono basso, profondo che, in una maniera che non avrebbe saputo spiegare, era evidentemente un richiamo diretto a lui: chi poteva fare una cosa del genere? Sicuramente non era di origine Ituan, visto che tutti gli abitanti delle comunità si esprimevano con un modulazione comune; inoltre, che lui sapesse, non vi erano comunità nella Zona dei Grandi pance.

Con un misto di curiosità e timore, il giovane Ituan si diresse verso l'origine del richiamo e quello che vide appena giunto scosse nel profondo le sue convinzioni: Ullen stava lì, tranquilla, in mezzo ad una famiglia di Grandi Pance che, evidentemente, la stava proteggendo da tutto ciò che li circondava.

- Moen – la tonalità della comunicazione di Ullen era allegra come al solito, come si si trovasse tra amici nella comunità e non in una della aree più pericolose che si potessero immaginare – vieni, non c'è nessun pericolo!

Il grande maschio lo stava fissando negli occhi mentre si avvicinava (ma come poteva vederlo?) e si scostò un poco, giusto il necessario per farlo passare mentre i due cuccioli che stavano giocando con Ullen si nascosero dietro alle gambe della madre.

Ullen rise di gusto nel vedere lo sguardo preoccupato e sbigottito dell'amico – Te l'ho detto, non devi avere paura, sono con loro da diversi giorni e mi hanno coccolata come se fossi una del branco. – nel dire queste parole, indicò un gruppo di una decina di adulti ed altrettanti cuccioli che, ad una cinquantina di metri da loro, osservavano, circospetti, la scena – Mi hanno accolta benissimo, portandomi bacche e frutti in abbondanza.

- Ullen, i tuoi genitori sono disperati, dobbiamo tornare alla comunità, lo capisci? – lo sguardo severo del maschio non prometteva nulla di buono – Dobbiamo ringraziarli per l'aiuto che ti hanno dato e tornare a casa.

Moen sentiva le piume dorsali tremare mentre cercava di convincere la bambina: era evidente che la sua presenza era mal sopportata dal branco e solo se lei avesse deciso di venire via di sua volontà, lo avrebbero lasciato andare incolume.

Fortunatamente Ullen fu felice all'idea di rivedere la sua famiglia e, dopo un saluto commosso ai grandi animali, si accodò saltellando ad un sollevato Moen e i due s'incamminarono sulla via del ritorno.

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