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|9| - Où André se réveille de sa bourrée et essaie de reprendre contact avec le monde - et l'Art

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|9| - Où André se réveille de sa bourrée et essaie de reprendre contact avec le monde - et l'Art.

André si risveglia in pieno pomeriggio. Col sole che ora abbraccia tutta la sua stanza, si stropiccia gli occhi, avendo perso ormai cognizione del tempo che scorre liquido e astratto davanti i suoi occhi stanchi. Il mal di testa sembra essersi appena quietato, mentre poggia le mani sul materasso, cercando di darsi uno slancio per alzarsi. L'alienazione che lo avvolge è troppo, si trova disorientato e fuori ogni contesto. Impreca, ma sente appena la sua voce: si dà uno slancio e si alza completamente dal letto. Barcollando, arriva fino in cucina, dove vede la bottiglia sul tavolo con un liquido dal colore verde smeraldo.

-L'ho preso anche falso, questo merdoso. – prende la bottiglia, buttandola nel cestino. Si dice che forse, per qualche settimana, sarà meglio starsene buoni senza bere quell'alcoolico, e controlla nelle varie mensole per vedere se può fare una colazione decente. Non trovando niente, chiude le ante poggiandoci contro la fronte e sospirando: questa non è sicuramente giornata. Si dà più schiaffi sul viso, finché le guance non diventano rosse, va in bagno, si spoglia ed entra nella doccia, facendo partire il getto gelido. Piano piano i sensi intorpiditi riacquistano concretezza del mondo che li circonda. Il pittore poggia il capo contro le piastrelle fredde del bagno, chiudendo gli occhi e respirando lentamente, mentre l'acqua scorre ancora lungo i capelli, il viso, il collo, le spalle, le braccia, i gomiti, le mani, l'addome, l'inguine e il sesso, le cosce, le ginocchia, le gambe e i piedi, entrando poi nella piletta.

Now that he's gone, I can't feel nothing

Le sue labbra rilasciano una risata esasperata.

-Proprio non vuoi lasciarmi, Lolita. Non ci pensi nemmeno un attimo. – sospira, finendo di lavarsi e uscendo dalla doccia. Si lava i denti ed esce dal bagno, dirigendosi subito verso l'armadio e prendendo una vecchia camicia azzurra e dei pantaloni, rovinati dal tempo e dalla pittura, marroni. Si veste in fretta e furia, si infila le bretelle sulle spalle, controlla quanti soldi gli siano rimasti nel portafoglio – maledetto me e quando ho comprato quel maledetto assenzio! – e, a passo svelto, esce di casa. Invece di andare dritto verso il suo studio, vira a Rue des 3 Frères dove si trova la Crêperie Brocéliande. Il locale, all'esterno completamente rosso ed elegante, ospita al suo interno molti tavoli e sedie che riempiono il grande spazio, assieme a mobili antichi e di legno. Entra dentro, una campanellina suona, e vede Marie, la cameriera che si muove tra un tavolo e l'altro, perché anche se è pomeriggio, i clienti non mancano mai.

-André! – saluta lei, con un gran sorriso. André ricambia appena, ancora stordito dall'assenzio.
-Ciao, Marie.
-Ti mancavano le nostre crêpres, vecchio pittore?
-Solo perché sei più giovane di me, questo non ti dà la facoltà di darmi del "vecchio". – le punzecchia il fianco, facendola ridere.
-C'è un posto libero per questo vecchio pittore?
-Certo; seguimi. – lo porta ad un tavolo poco lontano dall'entrata, da cui la porta è ancora visibile, lo fa sedere, andando a rimediargli il menù.
-Brutto periodo, André? – chiede, mentre gli porge il menù. Lui sorride.
-Uhm, giorni un po' così: sai come siamo fatti, noi artisti. – lei alza gli occhi al cielo, tornando agli altri tavoli.

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