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|10| - Où l'Amour se jette dans la Seine e lui chante comme est belle Paris, le jour, la Vie

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|10| - Où l'Amour se jette dans la Seine e lui chante comme est belle Paris, le jour, la Vie. 


Quel mattino, André si sveglia un po' prima dell'alba. Non che il suo sonno sia stato tranquillo o gli abbia permesso un riposo ristoratore, ma la sua anima irrequieta non può chiedere altro, non così affamata di sentimenti a lui poco comprensibili. Allora geme di stanchezza, si alza e si va a sciacquare la faccia con l'acqua gelida del lavandino. Va poi in cucina e prende una bottiglia d'acqua, una delle ultime – deve ricordarsi di andare a fare la spesa, ché il corpo non vive solo d'arte purtroppo – e la porta in stanza, dove la infila nella borsa in cui tiene tutte le pitture, i pennelli, i blocchetti di fogli bianchi e ancora intoccati dalle sue mani, la tavolozza e gli stracci. Si infila i vestiti più vecchi che ha: un pantalone ormai schiarito ma che conserva ancora traccia del suo colore marroncino, la camicia bianca e macchiata da alcune strisce di pigmenti. Prepara il caffè, si infila le scarpe, controlla che sia tutto in ordine e poi versa il caffè nella tazza. Lo beve e si fuma velocemente una sigaretta, e infine lava la tazza nel lavabo. Afferra la borsa e se la mette a tracolla, prende le tele, il cavalletto e si dirige alla porta, infilandosi il cappello di paglia sul capo e prendendo le chiavi. Due mandate al lucchetto – ché tanto, l'unica cosa di inestimabile valore che ha sono i dischi e i libri – e, a passo svelto, si dirige fuori dal condominio. Andando avanti si ferma, volgendo il capo indietro a guardare la cupola della Basilica del Sacro Cuore sorge, imponente, bianca e perfetta in ogni dettaglio. Il pittore alza lo sguardo, ammirando le statue di Luigi IX e Giovanna D'Arco. Abbassa il capo, come rivolgendo un inchino, per poi proseguire nel suo cammino, e dopo qualche minuto ancora di cammino arrivare alle scale che collegano il monte alla sua città. Scende le scale con parsimonia, che c'ha in mano delle tele che non son mica facili da portare; arriva fino alla fine, e il sole ormai indora le punte degli alberi, i prati coperti di rugiada, gli amori che sbocciano, le primavere irraggiungibili. I raggi abbracciano le speranze appena nate, i vagiti di dolore lasciati a cullare alla notte, i sentimenti non ancora scoperti e non ancora illuminati da luce nuova. Il giovane uomo che cammina con tutte quelle tele e quella borsa a tracolla – ché poi i parigini ci sono abituati, ma alcuni storcono ancora il naso – si dirige a passo lungo e veloce verso la Senna. Il fiume scorre placido, quasi trasparente, riflette i raggi del sole e il cielo nel suo timido azzurro che aspetta di esplodere nelle ore più calde. Il silenzio di quella mattina, in cui ancora poche persone sono sveglie tranquillizza il cuore di André, ridandogli una sorta di pace. Sa che la Senna è più bella nel silenzio del cuore della notte, ma deve riuscire a vedere qualcosa mentre dipinge, e capire come calibrare colori e prospettive. Attraversa uno dei tanti ponti che collegano la riva destra a quella sinistra – ché sa Montmartre è sulla spalla dove si trova il demone. Si ferma un attimo, prende respiro e resta ad ascoltare lo scorrere placido del fiume della sua città, Parigi. Da lontano la punta della Torre Eiffel splende quasi sotto quei raggi caldi, e così la cattedrale di Notre Dame. André sorride, a rivedere quegli edifici a lui così familiari, mentre da lontano si scorge appena la basilica del Sacro Cuore. Riprende la tele e ricomincia a camminare, ora completamente sulla riva sinistra, erbosa e che discende dolce verso l'acqua. Il calore del sole nell'aria rinvigorisce il corpo giovane e alto del pittore, che riprende a camminare con più vigore e decisione: appena avrà trovato il punto adatto potrà godersi l'aria vicino al fiume e il suo suono celeste e quiete. Piano piano si allontana dalle zone piene di edifici della città, arrivando piano piano in periferia. Il fiume lo accompagna lungo il suo cammino, e con le case ormai abbastanza lontane, inizia a cercare il posto migliore per poter dipingere. Anche i fiori iniziano a carezzargli le gambe, spuntano quasi dal nulla in quella strada verde e intoccata dall'artificio dell'uomo. Ora il pittore cammina più lentamente, i suoi passi schiacciano l'erba non molto alta, che gli permettono di camminare con tranquillità. Da lontano il cinguettio degli uccellini e il tubare delle tortore che accompagnano il giovane nel suo cammino. Si guarda attorno, non capendo dove poter posizionare il cavalletto e sospirando, mentre tra i cinguettii e il tubare inizia a riconoscere un suono quasi diverso. Aggrotta le sopracciglia, confuso e turbato: cos'è? Il suono che ne proviene non è molto lontano da lì, e André – che, a parte la vita, non ha molto da perdere, come urlerebbe disperatamente Eugène – si avvia cercando quel suono indistinto tra il frinire dei grilli e il placido scorrere della Senna. Passo dopo passo, con strenua lentezza, André si avvicina sempre più a quel suono, che inizia a distinguere come una voce.

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