Accorciamo le Distanze

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17:30; giovedì
Ci staccammo, ma non resistetti un secondo di più: mi fiondai su di lui, non accontendanomi di un semplice bacio a stampo. Volevo di più, volevo lui. Lo volevo da quando avevo quindici anni, porca troia! Jared fu sorpreso, ma ricambiò. Capì cosa volevo e ci baciammo con foga. Morsi, lingue, carezze, mani, occhi, labbra. Non avevo bisogno di nient'altro, in quel momento. Ci staccammo per riprendere fiato.
"Non ti ci facevo..."
Ammise, con un risolino.
"Scusa..."
Che cazzo avevo fatto... Ora crederà che sono una facile, perfetto...
"Non sembri una "facile" per un bacio con la lingua e una mano troppo lunga. Tranquilla."
Sembrava mi avesse letta nel pensiero, non mi sorprendevo nemmeno più...
"È da quando avevo quindic'anni che sognavo di farlo..."
Ammisi, quasi più a me stessa che a lui.
"E come biasimarti, sono bellissimo."
E rise.
"Eccolo il Jared egocentrico, mi chiedevo dove fosse finito..."
Risi anch'io, sia per la battuta sia perché la sua risata era contagiosa. E poi, il sorriso era basilare ogni volta che lo vedevo ridere.
"Sempre presente, piccola."
Disse, ridendo.
"Un po' come lui."
Aggiunse, guardandosi i pantaloni. Divenni viola.
"Hai caldo? No, perché sei un peperone e siamo ad ottobre, a New York: hai la febbre, per caso?"
Mi prese in giro.
"Oh, andiamo! Ti diverte cosí tanto prenderti gioco di me?!"
"Da morire."
E mi abbracciò, stendendosi sopra di me. Inutile stare a specificare che io stavo morendo perché la situazione nei suoi pantaloni era soltanto peggiorata.
"Jared, mi schiacci..."
Mentii.
"Sei una brava attrice Sara, ma lo sono anch'io e so riconoscere se e quando menti. Che c'è, non ti piace?"
"Non è quello, è che sono"
M'interruppe:
"Fradicia."
"Jared!"
Esclamai. Non potevo vedermi la faccia, ma c'avrei scommesso che fossi di nuovo viola...
"Te lo dico io: sei pure blu."
Simpatico come sempre il mio subconscio...
"Non è vero..."
Mentii, guardando dappertutto tranne che nella sua direzione.
"Quando menti, o guardi altrove oppure giochi coi capelli. Oppure tutte e due le cose insieme."
Cazzo.
"Ma va bene, ti crederò sulla parola..."
Concluse sarcastico.
"Vaffanculo!"
Gli sbottai contro.
"Oh hey, che linguaggio! Direi che le villa a Parigi sarà l'ultima dove ti porterò."
Ridemmo. Prese a baciarmi il collo:
"Cocaine. Frank Bouclet."
Hai capito Jared...
"Wow. Ci sai fare, eh?"
Mi scappò un gridolino pronunciando l'ultima parola.
"Se urli, ci sentiranno..."
Disse, anche se non c'era nessuno intorno.
"Hey, non ho urlato!"
"Ma se mi hai rotto un timpano!"
Mi rispose.
"Non è..."
Non riuscii a finire la frase, stavo morendo.
"Jay, piantala o mi prenderà un infarto!"
Ansimai. Rise di gusto.
"Ho scoperto il tuo punto debole quindi..."
Cantilenò.
"Sì sì, sfottimi pure..."
Gli dissi, facendogli la linguaccia e rivolgendogli uno sguardo pieno di disappunto.

18:00
Jared mi riaccompagnó a casa.
"Sono stata bene."
Dissi, arrossendo ed abbassando lo sguardo.
"Anche io piccola, da morire. Senti, ti va di scambiarci i numeri? Magari, potrebbe tornarci utile..."
"Sto bene col mio, di numero, ma grazie lo stesso."
Dissi, prendendolo in giro.
"Che diva."
Mi disse, ridendo e alzando gli occhi al cielo.
Ci scambiammo i numeri. Lo salutai e feci per scendere, ma mi prese per un braccio e mi attirò a sé, dandomi un casto bacio sulle labbra.
"Scusa, è che già mi mancavi."
Lo ribaciai.
"Adesso vado davvero, ci vediamo domani, Jay."
"Non vedo l'ora."
Disse, poi mise in moto e sfrecciò via.

21:00
Conclusa la videochiamata con Alice, decisi di mettermi a vedere un film, ma mi accorsi di aver finito le sigarette.
"Cazzo!"
Pensai. Scesi in pigiama per andare al distributore a prenderle.
[...]
Tornata, dal corridoio, notai qualcuno davanti la porta d'ingresso della mia stanza, col capo chino ed il telefono in mano. Ma che ci faceva qui, lui? Lo riconobbi subito.
"Paul."
Lo salutai, davanti a lui che non si era accorto del mio ritorno. Alzò lo sguardo.
"Sara, volevo parlarti. Posso entrare?"
"Col cazzo che ti faccio entrare nella mia stanza, da soli."
Pensai. Gli risposi:
"Paul, sono stanca. Non possiamo parlarne prima dell'inizio della lezione, domattina? Possiamo vederci dieci minuti prima, se vuoi..."
"Non sono rose e fiori nemmeno io, ma è urgente. Allora, posso? Non ti stupro mica, eh..."
Era infastidito, ma perché? Da cosa?
Non volevo discutere sull'uscio della mia camera, quindi lo feci entrare ma rimasi sulla porta.
"Dimmi."
Asserii secca. Volevo davvero sapere cos'aveva da dirmi di tanto urgente, che non poteva aspettare, a quell'ora.
"Da quanto va avanti?"
"Che cosa?"
Chiesi, confusa, non capendo.
"Lo sai."
Asserì lui in risposta.
"No che non lo so..."
Ammisi. Ed era vero, non sapevo di cosa stesse parlando...
"Da quanto stai con Jared?"
Ma che cazzo...
"Non sto con lui."
"Ah sì? Non sembrava così quando te lo stava premendo addosso oggi pomeriggio, a Central Park."
Merda...
"Ci stavi spiando, Paul?!"
"Vuoi la verità? Sì. Mi è venuto il dubbio da quanto ti ha difeso ieri, a teatro. Ma adesso, rispondimi: da quanto state insieme?"
"Ti ho detto che non stiamo insieme!"
Sbraitai.
"E poi a te cosa te ne importa, anche fosse?!"
Aggiunsi.
"Non è gelosia grazie al Cielo, per fortuna ancora non mi sono preso una cotta per te. M'importa del fatto che sei una raccomandata di merda, soltanto perché gliel'hai data!"
"Non ho fatto niente del genere, Paul!"
Dissi secca.
"Se certo, raccontala a qualcun altro..."
Aprii la porta e gli ordinai di andarsene, e per fortuna, così fece.

You & Me || Jared LetoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora