Secondo Giorno, Incontri Inaspettati

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07:00; martedì
Non ci fu nemmeno bisogno della sveglia, dato che a svegliarmi fu Alaska che aveva fame.
"Ma quanto cazzo mangia 'sto gatto...?"
Pensai.
Gli diedi la colazione, e notai l'ora. Perfetto, almeno 'sta volta non avrei fatto tardi.

08:00
Quella mattina, andammo al teatro. Annoiata dalla spiegazione del professore, mi misi a controllare il mio cellulare: due chiamate perse da mia madre e due da mio padre: cazzo, mi ero scordata di chiamarli entrambi la sera precedente, si erano anche raccomandati di fargli sapere del mio primo giorno... Non me lo avrebbero perdonato. Avevo anche varie altre notifiche, ma ad attirare la mia attenzione fu un'e-mail: era della discoteca! Mi avevano assunta! Part time: venerdì e sabato, dalle 22 a chiusura; iniziavo quella sera stessa come bartender, avendo studiato per questa mansione: ho sempre adorato fare i cocktail, a casa avevo di tutto e di più e i miei amici mi usavano per ubriacarsi ancor prima di iniziare la serata. Mi mancano da morire.
Poi, ciò che disse il prof attirò, finalmente, la mia attenzione, il mio sguardo annoiato si rivolse al suo entusiasta: un vecchio alunno si era trasferito momentaneamente da Los Angeles a Manhattan per aiutare e scegliere uno studente da portare avanti nel cinema, essendo lui un attore già avviato e famoso... Ad essere sincera, non m'importava più di tanto, ero già brava da sola, non avevo certo bisogno di "spintarelle". Poi, al pronunciare del suo nome, una ragazza, probabilmente l'assistente dato che era dietro le quinte con lui, sgusciò via in lacrime... E io avevo capito perché: perché lui era così, e io lo sapevo fin troppo bene: seduceva qualsiasi ragazza di suo gradimento, le dava attenzioni soltanto per portarsela a letto e poi la lasciava lì, in balia delle sue emozioni, perché nel frattempo la ragazza s'innamorava e finiva per soffrire... Perché lui è un narcisista manipolatore, ti usa, ti consuma, degno delle più classiche star di Hollywood. E io più ci pensavo, più pensavo di dover lasciare perdere e tenere le mie stupide fantasie su di lui in una parte buia del mio cuore, questa stupida ed idiota ossessione che da anni avevo per lui... Finché non lo vidi. Quando lo vidi, scoppiai anch'io a piangere, però, le mie, non erano lacrime di tristezza ma di gioia, e tutto l'odio che provavo verso di lui nell'aver visto quella ragazza andarsene in lacrime, era completamente sparito. Fu proprio il protagonista del momento (come sempre, in ogni posto in cui si trovava era sempre al centro dell'attenzione) a chiedermi prima come mi chiamassi e, poi, perché piangessi. Io gli spiegai che era la mia salvezza, lui ed il suo gruppo, e che mi sono emozionata a vederlo per la prima volta, tutto qui. Mi sorrise dolcemente.
"Tutto qui un cazzo... Io sono ossessionata da lui..."
Pensai, abbattuta.
Detto ciò, ci presentammo, e così fece con gli altri. La lezione andava avanti ed ero felice di essere con Jared Leto in carne ed ossa, ma ero ancora turbata per la ragazza di prima. Non ero sicura se chiederglielo o meno, francamente... La curiosità mi stava dilaniando.
"Certo, chiediglielo, poi magari lui ti chiede di uscire, tu accetti, finite a letto e fai la stessa fine di quella, idiota! È fuori discussione, NON GLIELO CHIEDI!"
STAI ZITTA, PER UNA BUONA VOLTA! Ecco, in quel momento mi rodeva. Ma sapete perché? Perché sapevo benissimo che la mia coscienza aveva ragione... Ma non ci pensai, e cercai di concentrarmi sulla lezione.

12:50
Jared concluse dicendoci che avremmo fatto una recita, Romeo e Giulietta. Distribuì i copioni dell'atto l, scena 5 per il provino per i protagonisti.
Per dispetto al mio subconscio, ma principalmente per dispetto verso me stessa, prima di andare via, andai da lui, mentre i miei colleghi uscivano dal teatro.
"Hey."
"Sara, dimmi tutto."
Mi disse mentre sistemava la sua borsa indaffarato, senza guardarmi, con l'aria di chi va sempre di fretta perché ha sempre mille cose da fare; sexy da morire con quei capelli lunghi ambrati che gli cadevano dolcemente sulla camicia celeste.
"Vorrei chiederti una cosa, ma non vorrei sembrarti indiscreta..."
Mi rivolse lo sguardo, leccandosi il labbro prima di parlare e ammiccando un sorrisetto. Sentiva che pendevo dalle sue labbra.
"Cazzo..."
Arrossii visibilmente, e speravo non se ne accorgesse.
"Sì Sara, anche a me non dispiacerebbe portarti a letto, ma non pensi che stiamo correndo un po' troppo?"
Rimasi spiazzata, schiusi leggermente le labbra per dire qualcosa, ma nessun suono uscì dalla mia bocca. Jared mi guardò confuso.
"Hey, stavo scherzando... Voglio dire, ti spoglio con gli occhi da prima, ma stavo scherzando."
Mentre mi fissava ancora confuso in attesa di una risposta, io avevo la stessa cazzo di espressione da ebete sulla faccia ed ancora una volta non riuscivo a dire nulla.
"Di' qualcosa, cazzo...! Argh, lo sapevo che sarebbe finita cosí, ma non mi ascolti mai tu!"
Porca troia, era proprio il mio grillo parlante... Ed aveva sempre fottutamente ragione, cazzo!
Jared, capendo l'andazzo, aggiunse:
"Starei qui a fissarti tutto il giorno, mi scoccia ammetterlo ma hai degli occhi più belli dei miei, ma, comunque, cosa volevi chiedermi?"
Finalmente, dopo quelli che mi sembrarono anni, ripresi a respirare (o, almeno, ripresi a farlo normalmente).
"Io... Beh... Volevo c-c-chiederti chi fosse quella che era dietro le quinte con te e c-c-che uscì in lacrime poco prima dell'inizio della l-l-lezione..."
"Cazzo fai? Ora b-b-balbetti? Testa di m-m-minchia."
"Si chiama Emma, è scoppiata in lacrime dopo che le ho detto di non essere innamorato di lei come lo è lei di me. È la mia assistente, ma, probabilmente, dovrò cercarmene un'altra..."
Mi rispose con un sorrisetto compiaciuto. Ma quanto gli piaceva provocare?
"Fai così con tutte le tue assistenti?"
Jared corrugò la fronte, irritato dalla mia domanda. Cercò di non farlo notare. Ma cazzo, è bello pure da arrabbiato... E poi ha quest'aroma di bagnoschiuma alla fragola che lo rende ancora più irresistibile...
"Solo con quelle che si illudono per tre bottarelle e mi fanno le poste davanti casa, pretendendo per giunta che mi sorbisca le loro scenate di gelosia se torno alle 03:00 con i preservativi nel portafogli."
Troncai il discorso. Non volevo pensare a cosa facesse Jared con quei preservativi.
"Va bene, allora... Io vado a pranzare, così poi mi studio la parte."
"Pranziamo insieme, bella? Ho un buco fino alle 16:00."
Ecco di nuovo quel sorrisetto. Appoggiò una mano sulla cattedra e la strinse.
Oh cazzo, e ora che faccio...?
"Che domande..."
Il mio subconscio.
Senza pensarci troppo, risposi:
"Volentieri!"
Ero caduta nella sua tela.
"Come pensavo..."
Ancora la mia coscienza. Mi conosce troppo bene.
"Perfetto, allora andiamo?"
"Mi dai soltanto dieci minuti per cambiarmi...?"
Gli chiesi.
"Sei perfetta così, ma, se lo desideri, anche venti."
"Grazie mille, Jay!"
"Jay?! Ma chi cazzo è, tuo fratello?!"
Mi pentii subito di averlo chiamato in quel modo.
"Jay?"
Ironizzò lui.
"S-s-scusa... Io..."
"No tranquilla, solo... Non sono abituato ad essere chiamato con nomignoli..."
"Hai ragione. Meglio chiamarti Jared."
Ma si può sapere da dove cazzo avevo tirato fuori tutta questa insicurezza?!
"Me lo chiedo anch'io."
ZITTO, DANNAZIONE, CHE SONO GIÀ ABBASTANZA IMBARAZZATA DI MIO!
"Piccola, puoi chiamarmi come vuoi; sul serio, tranquilla."
"Piccola?! Ma lo sai quanti anni ho?!"
Pensai.
"Sì, trentuno meno di lui. Sei "piccola" per lui."
Giuro che prima o poi t'ammazzo, come Tyler in Fight Club!
"Grazie, Jay..."
Dissi, abbassando lo sguardo. Mi prese la faccia tra le mani.
"Hey, ma t'incuto davvero così tanto timore?"
Con un filo di voce, risposi:
"Non è questo, è che... Sono sempre stata abituata a guardarti da dietro uno schermo, e adesso sei così vicino e..."
Mi bloccai, ma lui mi fece segno con la testa di continuare:
"... E mi sento strana, tutto qui."
Conclusi, quasi col fiatone, manco avessi corso una maratona. Jared tolse le mani dalle mie guance per controllare l'orologio e io mi sentii avvampare.
"Piccola, siamo stati a chiacchierare mezz'ora: andiamo o faremo tardi!"
Scattai a quelle parole, vedendole come un'ancora di salvataggio, e, senza dire null'altro, sgattaiolai nella mia camera. Mi misi un vestito nero con la scollatura a cuore e poco piú corto sopra le ginocchia, con annesso un tacco 10 nero (che almeno mi avrebbe fatta arrivare al metro e sessantacinque); soddisfatta del mio look, diedi il pranzo ad Alaska, lo salutai e scesi.
"Vai a troieggiare?"
STAI ZITT*!
Intravidi immediatamente la macchina di Jared: era dal lato opposto della strada, un GMC Yukon SUV. Jared era poggiato allo sportello del passeggero, con le braccia conserte e lo sguardo penetrante verso di me. Mi stava fissando.
"Ciao, piccola."
Mi aprì la portiera e me la richiuse dopo. Poi, salì lui.
"Che gentiluomo, ma queste galanterie non fanno per lui: sono sicur* che non vede l'ora di portarti a letto ed aggiungerti alla lista di quelle che si è scopato. Poi abbandonerà anche te."
Rabbrividii a quelle parole: "la lista di quelle che si è scopato"... Ci stavo cascando anche io, come Emma?

You & Me || Jared LetoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora