Capitolo 5:

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Si aprì una porta blindata. Entrammo, era prorpio come la ricordavo, semplicemente perfetta, una stanza di pochi metri, una lampadina attaccata al soffitto in modo da illuminarla tutta, un sacco a pelo perterra propio vicino ad una scatola dove c'era scritto "cibo".

<<Wow...>>, sussurrò guardandosi intorno, ero rimasta davanti alla porta, non avrei mai pensato di doverla riusare, ormai era come tornare indietro nel tempo. <<Che lusso essere una spia...>>, aggiunse, <<Come fai a dirlo?>>

<<Sul dislay era uscito "Agente".>>

<<Sono sicura che tu sappia più di quanto tu voglia far vedere.>>, risposi, lui non rispose, abbassò soltanto lo sguardo, <<Devo fare una telefonata. Poi ne riparliamo.>>, risposi, andai verso la parete più scura della stanza, c'era una piccola fessura, infilai le dita e tirai, era una porta nascosta, entrai nel buio, pochi passi e accesi la luce, c'era un telefono attaccato al muro proprio sulle scale che portavano giù alla piccola palestra.

<<Eddy?>>, chiesi appena sentii la sua voce al telefono, <<Bartowski! Che sta succedendo?>>

<<Ero in spiaggia, e loro mi stavano spiando! Dentro un camion nero...>>

<<Manderò lì una squadra al più presto.>>

<<Ok, noi rimarremmo qua.>>

<<Noi chi?>>. Essere una spia voleva dire non farne parola con nessuno, voleva dire avere due vite, e mischiarle era estremamente pericoloso, non tanto per noi ma per loro.

<<Un ragazzo...si chiama Axel Moon...>>, risposi, <<Perché lo hai portato con te?>>

<<Perché eravamo in spiaggia insieme, sai com'è la CIA! Potrebbero andare da lui...>>

<<Si hai ragione...farò fare delle ricerche su di lui. Richiamerò appena avranno trovato qualcosa.>>, rispose e riattaccò.

Uscii dalla porta e andai da Axel che si stava ancora guardando intorno spaesato.

<<Fatto.>>, risposi guardandolo, <<Devi sapere solo una cosa che non ti ho detto.>>, disse prima ancora che dicessi qualcosa.

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