Capitolo quattro-La collana

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Era mio padre.

Lo abbracciai e gli chiesi:

-Non dovevi tornare settimana prossima?- era in giro per lavoro, e non doveva tornare quel giorno.

-Sì dovevo tornare tra una settimana, però sono tornato prima perchè avevano già firmato l'accordo e io il mio lavoro l'avevo finito- rispose lui con il suo solito sorriso rassicurante.

-Mi sei mancato molto papi- lo abbracciai ancora più forte e gli dissi -Ti voglio un mondo di bene-

Arrivò mia madre che lo abbracciò e gli chiese:

-Com'è andato l'affare?-

mio papà lavorava per una ditta e viaggiava molto.

-Tutto bene- rispose lui, aveva la sua solita espressione da l'affare-è-andato-bene, e questo mi rese ancora più felice.

Finiti i saluti, lo aiutai con le valigie e come ogni volta che tornava da un viaggio, si sedette sul divano aprii la valigia e tirò fuori due regali, uno per mia madre e uno per me. Era sempre stato così, era un modo per scusarsi di essere stato lontano per lavoro ma anche per ricordarci che ci voleva bene.

Di solito mi regalava calamite o robe del genere, ma questo regalo era diverso, aveva un non-so-che.

Era incartato in una carta regalo bellissima, con simboli molto famigliari, avevo già visto quei simboli ma non ricordavo dove.

Scartai il regalo, cercando di non rovinare la carta, era una collana, bellissima.

Abbracciai mio padre e dissi:

-Grazie papi-

-Niente piccola mia- anche se avevo quattordici anni lui continuava a considerarmi la sua piccola, anche se certe volte odiavo che mi chiamasse così, in quel momento ero così felice che fosse tornato, che non mi interessava neanche.

Mentre mio padre guardava mia madre aprire il suo regalo,  io iniziai a guardare il mio.

La collana era rotonda, con ai bordi gli stessi simboli della carta regalo e al centro aveva una pietra di un colore strano che sembrava azzurro ma anche blu e c'era anche un po di verde acqua. Era unica come pietra.

Guardai la carta regalo e man mano ricordavo dove avevo visto quei simboli, erano gli stessi che c'erano sulla porta dell'albero.     

Come potevano essere gli stessi?

Cosa ne sapeva mio padre?

Mi alzai, e intanto che io ero persa nei miei pensieri i miei si erano seduti a tavola.

Mi avvicinai a mio padre e dissi:

-Papi questa è una collana bellissima-

-Sono felice che ti sia piaciuta,  è fatta a mano e non ce ne sono di uguali-

Come potevano essere gli stessi simboli? Non riuscivo a pensare, avevo la testa che scoppiava.

Come poteva essere unica quella collana?

-Mami papi vado in camera mia- dissi perché non riuscivo a capire niente.

-Vai pure- dissero in coro.

Salii le scale e andai in camera mia. Mi sdraiai sul letto e mi misi la collana.

Pensandoci meglio ora avevo due collane, tutte e due legate in un certo senso all'albero.

Non riuscivo a ragionare troppe-cose-insieme.

Era tutto così troppo complicato.

Dovevo prendere un po d'aria fresca, mi alzai dal letto, uscii dalla camera, scesi le scale e andai dai miei genitori.

-Già scesa?- chiese mia madre.

-Sì,non ho voglia di stare in camera- risposi e poi continuai-Posso andare a fare una passeggiata?- avevo proprio bisogno di uscire.

Prima che mia madre potesse dire di no perché quel giorno ero stata fuori già troppo, mio padre disse:

-Vai pure ma stai attenta- non mi aveva mai detto di stare attenta.

-Grazie, starò attenta anche se non so a cosa- dissi mentre uscii di casa.

Mi sentii subito meglio perché stavo respirando aria fresca, avevo veramente bisogno di una boccata di aria e poi io amavo stare fuori. Mi incamminai verso la grande quercia.

Arrivata vidi che c'era qualcuno, pensai subito che fosse Lucas, ma quando feci per dire "Ciao Lucas" le parole non uscirono perché non era Lucas.

Un'incontro inaspettatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora