CAPITOLO 4

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Occupare in tre una camera da quattro offre una serie di notevoli vantaggi. Il primo, ovviamente, è lo spazio nell'armadio, seguito dello spazio sugli scaffali, seguito dalla possibilità di riservare tutto un angolo della stanza ai pouf. Avevamo una sistemazione molto accogliente, ma credo che nessuna di noi apprezzasse davvero questa fortuna, finche due tizi della manutenzione non bussarono alla porta per chiedere dove volevano sistemare il quarto letto.

Ora, a parte gli insegnanti e il nostro chef, la Gallagher Academy ha uno staff piuttosto numeroso, ma non è il genere di posto che cerca il personale pubblicando inserzioni nelle rubriche degli annunci (bè... certo... messaggi in codice a parte). Qui arrivano solo due tipi di persone: quelli che vogliono entrare nell'AlfaCeto (CIA, FBI, NSA, ovvero National Security Service ecc.), e quelli che vogliono uscirne. Per cui se due uomini della stazza di due frigoriferi si presentano alla porta con in mano lunghe sbarre di metallo e pinze a scatto, è alquanto probabile che sappiano usare bene i loro attrezzi di lavoro - per quanto in passato possono averli usati in tutt'altra materia.

Per questo motivo non facemmo domande. Indicammo in silenzio l'angolo dei pouf e poi ci precipitammo al secondo piano.

"Entrate, ragazze" gridò mia madre non appena mettemmo piede nel Salone della Storia, molto prima di vederci. Vivo con lei da quando sono nata, ma a volte il suo istinto di superspia mi mette ancora paura.

Ci venne incontro sulla porta. "Vi aspettavo."

Mi ero preparata un discorsetto impeccabile, lasciatemelo dire, ma non appena intravidi la sagoma di mia madre dentro la cornice della porta dimenticai tutto. Fortunatamente, Bex non aveva mai di questi problemi.

"Mi scusi, signora" disse "lei è al corrente del motivo per cui la manutenzione ha appena collocato un letto supplementare nella nostra stanza?"

Chiunque altro avesse posto quella domanda con quel tono avrebbe scatenato l'ira di Rachel Morgan; invece mia mamma si limitò a incrociare le braccia, imitando la posa sostenuta di Bex.

"Ebbene sì, Rebecca. Lo so."

"È un'informazione che può condividere con noi? O è riservata?" (Se c'èra qualcuno a cui avrebbe dovuto essere riservata, eravamo noi. Eravamo noi che stavamo per smenarci l'angolo del pouf!)

Ma la mamma s'incamminò, facendosi segno di seguirla.

"Facciamo quattro passi."

Intuii che qualcosa non andava. Doveva essere così. Le corsi dietro, giù per la scalinata centrale, chiedendo: "Che succede? È un ricatto? Il senatore sa qualcosa di..."

"Cammie" disse mia mamma, cercando di interrompermi.

"È nel Comitato per i Servizi Armati? È una questione di fondi? Si potrebbe introdurre una retta di frequenza, tu..."

"Cameron, cammina" ordinò la mamma.

Ubbidii, ma non smisi di parlare. "Non resisterà. Possiamo liberarcene in..."

"Cameron Ann Morgan" disse la mamma, sfoderando la carta del secondo nome, che tutte le mamme tengono sempre pronta per simili occasioni. "Ora basta." Mi bloccai quando la vidi allungare a Bex la grossa busta gialla che aveva con sé, spiegando: "Ecco i risultati dei test della vostra nuova compagna di stanza".

Okay, l'ammetto, erano buoni. Non quanto quelli di Liz, ovviamente, ma erano molto migliorati di quanto lasciasse immaginare la sua media scolastica, appena sufficiente.

Svoltammo in un lungo corridoi di pietra, i passi riecheggiavano tra le fredde pareti.

"Va bene, è brava nei test" dissi io. "Perciò..."

VORREI DIRTI CHE TI AMO MA POI DOVREI UCCIDERTIWhere stories live. Discover now