[Hunger Games] Forse Sbagliano anche gli Angeli.

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Premessa.

Questa storia è ambientata a quattro o cinque anni di distanza dall’epilogo de “Il Canto della Rivolta. Gale è tornato a vivere nel Distretto 12 da qualche mese, assieme a suo figlio, Joel, e a Johanna Mason, che vive con loro. Haley Mellark è la primogenita di Peeta e Katniss. La storia si riallaccia a una precedente one-shot, “Di Comete, Principesse e Anime Gemelle”, ma risulta abbastanza comprensibile anche senza aver letto la prima parte.

 

Forse sbagliano anche gli angeli.

«Avrei voluto parlarle di tutte le bugie che le avevo raccontato.

E che lei mi dicesse che non c’era niente di male, perché a volte bisogna fare qualcosa di cattivo per fare qualcosa di buono.»

Molto forte, incredibilmente vicinoJonathan Safran Foer.

 Gale scoccò un’occhiata distratta al cielo, attendendo con pazienza che incominciasse a scurirsi. Lo scricchiolio delle foglie lo spinse a più riprese a voltarsi verso sinistra, ma ad ingannarlo era solo il vento, che spettinava giocoso le chiome degli alberi. Katniss non era ancora arrivata anche se probabilmente l’avrebbe fatto presto, spuntandogli silenziosamente alle spalle come era solito fare lui quando erano ragazzi.

Da una settimana a quella parte avevano incominciato a recuperare qualche vecchia abitudine e lo sperone di roccia era tornato a essere il loro luogo di ritrovo nel tardo pomeriggio, prima che entrambi rincasassero dalle rispettive famiglie. Spesso trascorrevano quel tempo assieme chiacchierando. A volte andavano a caccia o al lago per pescare, e in quelle occasioni a Gale veniva facile credere che il tempo non fosse mai passato. Che ci fossero ancora soltanto loro due, il ragazzo e la ragazza che facevano squadra nei boschi, muovendosi come due parti dello stesso essere. Nonostante quei momenti fossero sempre più frequenti, il cambiamento era comunque evidente. Lo si percepiva attraverso i loro discorsi e nei volti di entrambi, spesso privi di quei sorrisi che in passato affioravano durante i pomeriggi trascorsi oltre la recinzione di filo spinato. Uno dei cambiamenti più grandi stava correndo incontro a Gale proprio in quel momento: le trecce nere oscillavano a ogni suo passo e l’accenno di broncio disegnava sul suo volto un’espressione crucciata, quasi offesa. L’aria accigliata di Haley Mellark sfumò comunque in fretta e, nel momento in cui la bambina raggiunse la porzione di bosco dominata dalla roccia, il solito sorriso vispo era già tornato ad accarezzarle le guance arrossate dal gran correre.

 “Ehilà, papà di Joel!” esclamò con il fiatone, abbandonandosi sfinita sul prato. Gale le rivolse un’occhiata perplessa.

“Ma tu non eri al Prato con Joel e gli altri ragazzini?”

Haley scosse il capo. Distese le braccia e le gambe nell’erba e chiuse gli occhi, per riprendersi dalla corsa.

“Sono stanchissima, dormirei per due giorni interi!”

“Sbaglio o mi avevi promesso che non saresti più tornata nei boschi da sola?” le fece notare Gale, non nascondendo, tuttavia, un mezzo sorriso.

Haley si posò entrambe le mani sugli occhi, cercando di filtrare la luce del sole con le dita.

“Ma non sono sola, ci sei tu!” obiettò, scattando a sedere. Si sfilò qualche filo d’erba dai capelli e si sistemò le trecce continuando a squadrare Gale durante quell’operazione. “Aspetti la mamma?” chiese infine, gattonando fino a raggiungere la roccia. L’uomo aggrottò le sopracciglia.

 “Cosa ti fa credere che stia aspettando lei?”

Haley gli rivolse un sorriso furbetto.

“L’ho vista, no?” rispose, unendo i piedi e fasciandoli con le mani. “Viene qui a cacciare con te tutti i pomeriggi. L’altro ieri si è pure fatta male alla gamba e tu l’hai portata a casa.”

Forse Sbagliano anche gli Angeli.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora