L'origine delle fanfiction

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L'origine delle fanfiction
di Spiritonero

Le fanfiction stanno acquistando popolarità crescente, ma le loro origini potrebbero rintracciarsi ben prima degli anni Duemila.

Non intendo analizzarne qui il fenomeno moderno - per capirci: non parlerò di come sono nati i vari racconti su Harry Styles/Harry Potter/il principe Harry. Ma vorrei piuttosto cambiare prospettiva, per una volta, partendo dal "teatro". Vi propongo un veloce excursus nella storia teatrale per capire come sono nati gli spettacoli della Commedia dell'Arte, come si legano con quelli di stampo elisabettiano e in che modo questi ricalchino le dinamiche che vedono come protagoniste le fanfiction.

Durante il Medioevo, il teatro era considerato una pratica pagana (leggi profana) e qualsiasi tipo di rappresentazione veniva condannata. In seguito, venne gradualmente ed inconsciamente riabilitato grazie ai "Drammi liturgici", dove preti di campagna e chierichetti interpretavano alcune scene prese dalle Sacre Scritture, per agevolarne la comprensione. Partendo da questo, in un battito di ciglia ci ritroviamo a cavallo tra il 1500 e il 1600, in una cittadella chiamata Stratford-upon-Avon, dove nacque William Shakespeare, conosciuto per le opere Sogno di una notte di mezza estate, Otello, Amleto, Macbeth, il famosissimo Romeo e Giulietta (solo per citare le più popolari) e un numero considerevole di sonetti - anche se sono non poche le teorie che vedono in lui solo una figura di comodo e non il vero autore di queste opere.

Con un salto spaziale e contenutistico ci spostiamo nei teatri prima francesi e poi italiani dello stesso periodo, in compagnia di giullari e saltimbanchi, che allietano con musica e danze i commensali durante i banchetti. L'improvvisazione e i palcoscenici di fortuna sono tutto, l'esatto opposto dei copioni e dei teatri in legno shakespeariani.

Eppure, qualcosa ancora li accomuna.

Arriviamo quindi al nodo centrale del discorso: all'epoca, non esisteva ciò che oggi noi chiamiamo comunemente "diritto d'autore", poiché, una volta pubblicato un qualsiasi tipo di testo, compresi i canovacci teatrali riadattati per il pubblico, ogni lettera impressa su carta diventava di dominio pubblico e chiunque - o quasi - poteva accedervi. Non era infrequente che, stagione teatrale dopo stagione, si mettessero in scena spettacoli simili, liberamente ispirati alla commedia originale. La Commedia dell'Arte prendeva spunto dalle storie messe in scena da autori professionisti e viceversa, avanti così per chissà quante volte!

La storia originale veniva riscritta esattamente come avviene in quelle che chiamiamo fanfiction.

È vero: quattrocento anni fa non esisteva ancora l'idea di "fan", di "idolo" e di tutto ciò che ne consegue, ma il risultato resta il medesimo: una storia "nuova" nasce dal lavoro di un autore su un'opera già esistente.

Le similitudini sono ancora più evidenti se si prende ad esempio il "Neoclassicismo" settecentesco. Gli ammiratori dell'epoca classica, ovvero quell'arco di tempo che convenzionalmente va dai poemi omerici (circa VIII secolo a.C.) fino alla caduta dell'Impero Romano d'occidente (476 d.C.), vedevano specialmente nell'Atene di questo periodo un modello di bellezza e di cultura insuperabile, che ci si sarebbe dovuti limitare a copiare per celebrarlo.

Dal Settecento fino alla nascita del Simbolismo e del Romanticismo abbiamo un'accozzaglia di imitazioni negli ambiti più disparati: dall'architettura, con la costruzione di edifici simili al Partenone (in questo caso è emblematica la facciata del British Museum di Londra, edificato nel 1753), alla scultura (ad esempio Amore e Psiche, che è un gruppo scultoreo realizzato tra il 1787 e il 1793 da Canova e ispirato all'opera classica omonima di Apuleio) e infine anche nel teatro. Opere di duemila anni prima vengono tradotte in italiano e rivisitate: le classiche bucoliche cambiano la loro ambientazione e si spostano nell'allegra Verona, le contadinelle ingenue diventano cameriere smaliziate e via dicendo.

Finché con Carlo Goldoni il teatro cambia ancora, sconvolgendo le genti veneziane... Ma questa è un'altra storia.

Potrei farvi mille altri esempi che si diramano nel corso delle epoche, da quella che viene considerata l'inizio della civiltà - ovvero l'Iliade e l'Odissea, che riportano le leggende più antiche della Grecia e i poemi di moltissimi autori diversi di cui purtroppo sappiamo poco o nulla - fino a prendere in esame l'Orlando furioso di Ludovico Ariosto, che si ispira e continua l'Orlando innamorato di Matteo Maria Boiardo. Oppure La Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso, che viene imitata in larghissima parte nell'Italia del 1500, talvolta anche con toni satirici (come accade nell'Adone di Giovan Battista Marino), fino ad arrivare al 1800 con Le ultime lettere di Jacopo Ortis di Ugo Foscolo, che per la forma e gli elementi salienti della trama prende direttamente spunto da I dolori del giovane Werther di Goethe.

Potrei citarvi tutti i simbolisti che si rifanno a Baudelaire, oppure tutti quei libri che rientrano nella categoria di storici romanzati, dove il/la protagonista è qualcuno che è esistito realmente e a cui l'autore affida i suoi pensieri, rendendo le sue vicende più vive e reali per chi le legge ma discostandosi leggermente da ciò che è accaduto secondo la storia ufficiale. Tutte loro potrebbero essere considerate fanfiction: l'Enrico V del già citato Shakespeare, ma anche romanzi attuali e relativamente di nicchia come Ho attraversato il mare a piedi (scritto a quattro mani da Loredana Frescura e Marco Tomatis) o La vita a rovescio (di Simona Baldelli). Un altro poema alquanto emblematico in questo campo è La secchia rapita di Tassoni, che parte da fatti realmente accaduti, poi sconvolti da anacronismi di ogni sorta solo per rendere la narrazione più avvincente.

Le fanfiction, come abbiamo dimostrato, ci sono sempre state e sempre ci saranno. Di certo, grazie al web, oggi possiamo condividerle in maniera più semplice e avere un pubblico più vasto (e decisamente diverso) rispetto alle corti europee settecentesche, ma non per questo dovremmo sminuirle.

In una storia contano la grammatica, lo stile, la profondità dei personaggi e quanto avvincenti sono le loro avventure, non se i loro nomi sono già stati usati da qualcun altro.

La pratica di rimaneggiare storie già esistenti ci è stata tramandata dal passato.

Ora ne avete le prove, perciò non vi resta che custodirla ed esercitarla con buonsenso.

Ora ne avete le prove, perciò non vi resta che custodirla ed esercitarla con buonsenso

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